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Efficienza energetica nell’industria, si va verso un crollo degli investimenti nel 2020

Secondo il Digital Energy efficiency report dell’Energy & Strategy Group del Politecnico di Milano la crisi legata al Covid-19 avrà l’effetto di abbattere gli investimenti degli operatori industriali. Per la ripartenza, serve anche intervenire sul meccanismo dei Certificati Bianchi

Pubblicato il 09 Lug 2020

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Come era lecito attendersi, la crisi economica innescata dallemergenza Covid-19 avrà l’effetto di abbassare notevolmente gli investimenti delle imprese industriali in efficienza energetica. Il rischio è che, senza cambiamenti normativi di rilievo, il settore secondario potrebbe faticare non poco a centrare gli obiettivi assegnati dal PNIEC. Queste le principali evidenze del Digital Energy efficiency Report 2020 realizzato dall’Energy & Strategy Group del Politecnico di Milano, che evidenzia come già prima della crisi legata all’emergenza sanitaria ci fossero dei segnali evidenti di rallentamento degli investimenti, che nel 2017 avevano conosciuto una crescita annuale a doppia cifra. Crescita che invece si era ridotta a un modesto +1,9% nel 2019, per complessivi 2,6 miliardi di euro di investimenti nel comparto industriale. Segno, probabilmente, che gli investimenti più remunerativi e a più veloce ritorno economico per le imprese erano già stati effettuati, ma anche che qualcosa non stava funzionando a dovere dal punto di vista delle misure di sostegno esistenti.

In cosa investono le imprese industriali

Di questi 2,6 miliardi, oltre il 90% sono legati all’acquisto di tecnologie hardware, mentre circa il 7,5% ha a che fare con software per il controllo ed monitoraggio delle prestazioni dei cicli produttivi. Da notare come, nel 2019, ci sia stata una leggera riduzione delle spese nell’hardware e un buon aumento (+34%) per il software, probabilmente «influenzato» dalla decadenza della legge 102/2014 riguardo all’obbligo della diagnosi energetica. Ma in quali tecnologie investono gli operatori industriali? Il report dell’energy & Strategy segnala una crescita significativa degli interventi sul processo produttivo (+18%), trend ormai consolidato nell’ultimo anno. Continua invece la contrazione degli investimenti in cogenerazione, i quali registrano un -13% rispetto al 2018, così come quella in sistemi di combustione efficiente hanno visto un forte calo nel 2019, con una decrescita pari al 19%. La chiave di lettura del Politecnico di Milano è che le tecnologie con un maggior grado di maturità – come ad esempio la cogenerazione – vengano sempre più spesso installate per sostituzione (ad eccezione dell’illuminazione), a causa della saturità del mercato, portando così alla contrazione degli investimenti. Al contrario, le tecnologie con un minor grado di maturità, in particolare gli interventi di processo, sono viste dalle imprese industriali come una chiave per ridurre in maniera significativa i consumi, mostrando dunque un trend degli investimenti in crescita o perlomeno stabile. Per quanto riguarda il sempre più importante lato software, l’interesse maggiore degli operatori del settore è legato ai programmi specializzati nel monitoraggio energetico, che assorbano circa 90 milioni di euro di investimenti.

L’impatto del Covid-19

In questo quadro che, come detto, denotava un certo rallentamento del trend degli investimenti industriali, si è innestato il Covid-19 e, soprattutto, le sue conseguenze economiche. In un contesto che ha visto le aziende industriali chiudere spesso i battenti per diverse settimane, per poi successivamente dedicare le proprie energie all’allestimento delle misure necessarie per la Fase 2, è inevitabile che gli investimenti nell’energia siano in diminuzione: senza ulteriori ricadute emergenziali, la previsione per il 2020 è quella di un calo degli investimenti in efficienza energetica di oltre il 25%, con una conseguente riduzione del fatturato per gli operatori del comparto dell’efficienza energetica superiore al 20%. Più a lungo termine, secondo lo scenario tendenziale presente nel report, è prevista una forte crescita degli investimentinel 2021, che sarà comunque inferiore rispetto alla contrazione dell’anno precedente e comunque limitata al 2021. Negli anni seguenti si prevede una crescita molto contenuta, simile a quella non esaltante verificatasi nell’ultimo biennio (2018-19). Un po’ più ottimista è lo scenario full recovery, secondo cui già dal 2023 si dovrebbe ritornare a valori d’investimento simili a quelli del 2019.

La necessità di un ripensamento dei Certificati Bianchi

In ogni caso, è evidente che si tratta di una battuta di arresto non semplice quindi da assorbire per il comparto, che imporrà anche delle riflessioni sui sistemi di incentivazione all’efficienza energetica oggi presenti. In effetti, lo strumento principale per la promozione della diminuzione dei consumi in ambito industriale, quello cioè dei Certificati Bianchi, mostra infatti evidenti segnali di difficoltà. Nel 2019, poi, sono stati riconosciuti 2.906.000 TEE, circa 927.000 titoli in meno rispetto all’anno precedente con una riduzione del 24%, contrazione che si aggiunge a quella ancora più grave del 2018 (-34%). Cosa significano queste percentuali? Che un numero inferiore di progetti viene realizzato o, comunque, riesce a ottenere l’assegnazione dei Certificati Bianchi, a causa della lentezza delle procedure di riconoscimento, ma anche per la non ammissibilità di alcune tipologie di interventi (tra cui alcuni sul processo produttivo) e la non cumulabilità dei TEE con gli incentivi previsti dal Piano Impresa 4.0, superata solo lo scorso anno.  Tutto questo rappresenta un problema, tenuto conto che del fatto che i risparmi conseguiti grazie a questo meccanismo dovrebbero accelerare significativamente nel prossimo decennio, per permettere al settore industriale di raggiungere gli obiettivi stabiliti dal PNIEC in termini di diminuzione dei consumi (in realtà neppure troppo onerosi per il comparto). Servirebbe quindi una riforma che sia in grado di rilanciare il meccanismo, così da risollevare il trend degli investimenti in efficienza energetica nel comparto industriale nel periodo Post Covid-19.

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Gianluigi Torchiani

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