NORMATIVA

Efficienza energetica degli edifici, l’Ue si converte alle “case green”



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Il Parlamento Europeo adotta la direttiva che prevede nuovi edifici a emissioni zero dal 2030 e la neutralità climatica del settore edilizio entro il 2050. Il relatore Ciarán Cuffe: “Contribuirà a ridurre le bollette energetiche e ad affrontare le cause profonde della povertà energetica”

Pubblicato il 13 mar 2024



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Il Parlamento Europeo ha adottato in via definitiva la direttiva sulla riduzione del consumo energetico e delle emissioni di gas a effetto serra del settore edilizio. 370 i voti favorevoli, 199 i contrari e 46 gli astenuti.

La nuova normativa, che per avere effetto di legge dovrà ora passare dall’approvazione del Consiglio dei ministri, si pone l’obiettivo di ridurre progressivamente le emissioni di gas serra e i consumi energetici nel settore edilizio entro il 2030, per arrivare alla neutralità climatica dell’intero comparto entro il 2050.

Per centrarlo, la legge prevede anche la ristrutturazione del più grande numero possibile di edifici con le prestazioni peggiori, spingendo sul rendere sempre più trasparenti le informazioni sul rendimento energetico.

Dall’applicazione delle nuove norme sono esentati gli edifici agricoli e quelli storici, mentre ai Paesi membri è demandata la valutazione sull’esclusione dall’applicazione della norma per gli edifici protetti per il loro particolare valore architettonico o storico, gli edifici temporanei, le chiese e i luoghi di culto.

Attenzione alle fasce più vulnerabili

“La direttiva sulle prestazioni energetiche nell’edilizia mostra chiaramente come la politica climatica possa avere benefici reali e immediati per le fasce di popolazione più vulnerabili della nostra società – sottolinea Ciaran Cuffe, europarlamentare dei Verdi e relatore in aula del provvedimento – Questa legge contribuirà a ridurre le bollette energetiche e ad affrontare le cause profonde della povertà energetica, offrendo nel contempo migliaia di posti di lavoro locali di alta qualità in tutta l’economia europea”.

“Contrastando il 36% delle emissioni di CO2 dell’Europa – spiega ancora Cuffe – aggiunge un pilastro assolutamente essenziale al Green Deal europeo. Il risultato di oggi dimostra che il Parlamento continua a sostenere un Green Deal che garantisca, nella stessa misura, equità e ambizione”.

Gli obiettivi della direttiva

Il punto centrale della direttiva è la disposizione che tutti i nuovi edifici dovranno essere a emissioni zero a partire dal 2030, ma per quelli occupati o di proprietà delle autorità pubbliche la deadline è anticipata al 2028.

“Gli Stati membri – spiega il Parlamento europeo in una nota – potranno tenere conto, nel calcolare le emissioni, del potenziale impatto sul riscaldamento globale del corso del ciclo di vita di un edificio, inclusi la produzione e lo smaltimento dei prodotti da costruzione utilizzati per realizzarlo”.

Nel caso degli edifici residenziali, i Paesi membri sono chiamati ad adottare misure che garantiscano una riduzione dell’energia primaria media utilizzata di almeno il 16% entro il 2030, per passare al 20-22% entro il 2035.

Oltre a questo, gli Stati membri dovranno ristrutturare il 16% degli edifici non residenziali con le peggiori prestazioni entro il 2030 e il 26% entro il 2033, stabilendo i requisiti minimi di prestazione energetica.

Ogni volta che sarà possibile, inoltre, si dovrà garantire l’installazione progressiva di impianti solari negli edifici pubblici e non residenziali, prevedendo questo aspetto anche in tutti i nuovi edifici residenziali entro il 2030.

Stop ai combustibili fossili per le caldaie

La direttiva assegna inoltre il compito agli Stati membri di predisporre misure vincolanti per la decarbonizzazione dei sistemi di riscaldamento, facendo in modo che venga gradualmente eliminato, entro il 2040, l’uso dei combustibili fossili per il riscaldamento e il raffreddamento.

Nella roadmap rientra anche la disposizione di vietare, a partire dal 2025, la concessione di sovvenzioni alle caldaie autonome a combustibili fossili, mentre sarà possibile incentivare i sistemi di riscaldamento “che usano una quantità significativa di energia rinnovabile, come quelli che combinano una caldaia con un impianto solare termico o una pompa di calore”.

Il percorso della direttiva

La direttiva “Case green” nasce dal fatto che, secondo i dati diffusi dalla Commissione europea, agli edifici del Vecchio Continente è dovuto il 40% dei consumi energetici e il 36% delle emissioni di gas a effetto serra.

Per correggere la situazione nell’ottica della sostenibilità ambientale nel dicembre 2021 la Commissione aveva presentato una proposta di revisione della direttiva sulla prestazione energetica nell’edilizia, parte del pacchetto “Fit for 55”. A completare il quadro, secondo la normativa europea sul clima del luglio 2021 gli obiettivi ambientali per il 2030 e il 2050 sono diventati vincolanti per tutti i Paesi Ue.

Conferenza sul futuro dell’Europa

Le nuove norme sulla prestazione energetica degli edifici sono state messe a punto per essere coerenti con obiettivi e proposte della Conferenza sul futuro dell’Europa, che punta a migliorare l’indipendenza energetica e la sostenibilità ambientale in Europa.

In particolare, la direttiva è collegata, tra le altre, alla proposta contenuta nella CoFe sul rafforzamento del ruolo dei Comuni nella pianificazione urbana per sostenere le infrastrutture blu-verdi, a quella per la riduzione delle dipendenze dalle importazioni di petrolio e gas attraverso progetti di efficienza energetica e a quella sul sostegno attivo ai progetti di efficienza energetica volti a conseguire una maggiore autonomia nel settore della produzione e dell’approvvigionamento energetico.

Il percorso della direttiva

Quella approvata martedì 12 marzo dal Parlamento europeo è una versione più soft rispetto alla direttiva proposta dalla Commissione europea, che concede ai Paesi membri una certa flessibilità nell’attuazione degli interventi.

Proprio la Commissione europea stima che entro il 2030 saranno necessari 275 miliardi di euro di investimenti annui per la svolta energetica del parco immobiliare, ovvero 152 miliardi di euro di investimenti all’anno in più rispetto alle risorse attuali.

La direttiva non prevede che siano messi in campo finanziamenti ad hoc, ma per i singoli Stati sarà possibile attingere ai fondi Ue già previsti, come il Fondo sociale per il clima, il Recovery fund e i Fondi di sviluppo regionale.

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