La COP27 che si sta svolgendo in queste ore in Egitto ha moltissimo a che fare con il settore energetico: produzione, trasporto e consumo di energia, infatti, sono responsabili di circa 2/3 delle emissioni climalteranti mondiali, legati all’utilizzo intensivo delle fonti di origine fossile. Come già emerso dalla COP26, c’è una diffusa consapevolezza di questo ruolo imprescindibile, dunque diventa importante comprendere a che punto il settore sia nella sua strada di decarbonizzazione. A livello globale ci sono sette obiettivi stabiliti per il comparto, i Sustainable Development Goal 7 (SDG7), il cui raggiungimento permetterà di assicurare a tutta l’umanità l’accesso a sistemi di energia economici, affidabili, sostenibili e moderni, scongiurando al contempo le conseguenze più negative del climate change. La Iea, in un suo recente monitoraggio, consente di capire a che punto siamo e il bilancio è in chiaroscuro. Ad esempio, la quota della popolazione mondiale con accesso all’elettricità è aumentata dall’83% nel 2010 al 91% nel 2020, incrementando di 1,3 miliardi il numero di persone con accesso a livello globale.
Resta il fatto che questa crescita è troppo lenta per centrare gli obiettivi al 2030. Ancora più in ritardo il pianeta è sul fronte clean cooking, ovvero l’impiego di tecnologie pulite (non impattanti per l’ambiente ma anche per la sicurezza e la salute umana) nella preparazione dei pasti. Tra il 2000 e il 2010, questo numero è stato vicino a tre miliardi di persone, ovvero un terzo della popolazione mondiale, mentre è invece sceso a circa 2,4 miliardi nel 2020, un dato decisamente ancora troppo elevato.
La decarbonizzazione del settor energetico costituisce un caposaldo della lotta al climate change: specificatamente, il peso delle fonti green deve essere ben oltre il 30% del fabbisogno entro il 2030, rispetto al 18% del 2019, affinchè il sistema energetico globale sia sulla buona strada per raggiungere emissioni nette di energia pari a zero entro il 2050. Passi in avanti sono necessari anche sul fronte dell’efficienza energetica, un tema che è recentemente entrato al centro dell’attenzione dell’opinione pubblica per via della crisi del gas: in particolare, se il mondo vuole davvero raggiungere il traguardo delle emissioni nette zero dal settore energetico entro il 2050, occorrerà migliorare ulteriormente il parametro dell’intensità energetica, ovvero la quantità di energia necessaria per produrre una quota di PIl.
La Iea lancia poi l’allarme per i finanziamenti pubblici internazionali verso i paesi in via di sviluppo a sostegno dell’energia pulita, scesi a 10,9 miliardi di dollari nel 2019, nonostante le immense esigenze di sviluppo sostenibile nella maggior parte dei paesi e la crescente urgenza del cambiamento climatico. L’importo è diminuito di quasi il 24% rispetto all’anno precedente e potrebbe essere stato aggravato dalla pandemia del 2020. Infine, per il miglioramento del settore energetico servono dati che possano essere monitorati regolarmente: il punto positivo è che globalmente la qualità dei dati è migliorata nel tempo grazie alla cooperazione nazionale e internazionale e una solida capacità statistica. Ma anche in questo caso serviranno ulteriori progressi nei prossimi anni.