Mercati

Le utility valgono il 15% del Pil italiano

Il Report Top Utility di Althesys evidenzia una crescita del fatturato del 75% nel 2022, come effetto della grande salita dei prezzi energetici

Aggiornato il 14 Mar 2024

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Le utility italiane rappresentano una fetta importante del Pil italiano, ma sono chiamate nel prossimo futuro ad affrontare uno scenario macroeconomico e geopolitico molto complesso, tra l’impegno contro i cambiamenti climatici e la necessità di adottare piani di investimento capaci di sostenerne la crescita. Questi i principali risultati dello studio “Le performance delle utility italiane. Analisi delle 100 maggiori aziende dell’energia, dell’acqua, del gas e dei rifiuti”, realizzato da Althesys. Più nel dettaglio la ricerca mette in evidenza come le 100 maggiori utility operanti in Italia nei comparti dei rifiuti, del servizio idrico integrato, dell’energia elettrica e della distribuzione e vendita del gas abbiano prodotto, nel 2022, un fatturato aggregato di 293 miliardi di euro, pari al 15% del PIL italiano, in fortissimo aumento rispetto al 2021 (+75%) dovuto in gran parte all’eccezionale impennata dei prezzi energetici in Europa.

Gli straordinari aumenti dovuti all’impennata dei prezzi energetici hanno influenzato soprattutto le monoutility del gas (+83,3%), le multiutility (+76,7%) e le monoutility elettriche (+77,1%). Meno coinvolte sono state invece le aziende idriche (+8,2%) e della gestione rifiuti (+3,9%). Al contrario della percezione comune dell’opinione pubblica, la crescita dei prezzi non ha portato ad un incremento proporzionale dei profitti a causa del parallelo aumento dei costi delle materie prime. Al contrario, per alcuni comparti, la redditività è addirittura scesa. Il Roe delle multiutility e delle aziende dell’idrico è calato, per entrambe dal 6% al 5%, mentre per le imprese elettriche e dei rifiuti è salito, rispettivamente, dall’11% nel 2021 al 14% nel 2022 e dal 2% al 5%.

Il crescente ruolo della digitalizzazione

Il 2022 ha visto un leggero incremento degli investimenti (+1,1% rispetto al 2021), raggiungendo la quota totale di 11 miliardi di euro, pari allo 0,6% del PIL italiano 2022. Nonostante gli investimenti delle utility siano cresciuti, lo studio rileva un calo del peso sul fatturato, che passa dal 6,6% nel 2021 al 3,8% nel 2022. Per le multiutility il dato è in netta flessione dal 12,2% al 6,7%, mentre per le imprese elettriche dal 3,8% al 2,1%.
In questo contesto gli investimenti nella digitalizzazione sono diventati ormai una necessità per tutte le aziende. L’80% impiega soluzioni avanzate per l’ottimizzazione dei processi e per la gestione dei dati, mentre il 42% adotta soluzioni digitali nell’attività di manutenzione, quali droni, robot, modelli di previsione, sensori e controlli attraverso realtà aumentata. Con la digitalizzazione aumentano anche i rischi sul fronte della cybersecurity. Crescono quindi le attività dedicate, sia alla prevenzione che alla gestione delle emergenze, con il 66% delle maggiori utility che ha creato un’unità interna per la sicurezza informatica, rispetto al 54% dell’anno precedente. Grande importanza viene data dalle imprese alla ricerca e sviluppo. Il 63% delle utility ormai dispone un reparto di R&S, in crescita rispetto al 2021 (61%) e al 2019 (48%). La tendenza positiva emerge anche dalle collaborazioni esterne, presenti nel 65% delle imprese nel 2021 e nel 79% nel 2022. Aumentano anche i progetti con università ed enti di ricerca, che salgono di quasi tre punti percentuali rispetto al 2021 e di circa 17 punti rispetto ai risultati del 2019.

Più attenzione alla sostenibilità

Sul fronte della sostenibilità, l’analisi di Althesys ha preso in esame 60 indicatori ESG nelle varie aree. Il quadro che emerge è che tutte le certificazioni sono in crescita, con la quasi totalità delle Top100 che adotta la ISO 9001 (97% delle Top100) e la 14001 (95%). Anche il ricorso all’energia rinnovabile è una prassi che, in vari ambiti, è comune a quasi tutte le aziende. Le utility coprono per almeno il 35% il fabbisogno grazie a queste fonti, con le monoutility del sistema idrico al 60% e le multiutility al 58%.

Anche la formazione è al centro delle attività delle utility. I dati mostrano come le aziende offrano formazione alla quasi totalità dei dipendenti (87%), nonostante il dato sia in leggero calo. Le ore di training pro-capite variano molto tra le Top100, passando da un massimo di 39 ore pro-capite ad un minimo di 4 e salendo in media da 16,8 a 20,1 ore.

Il ruolo del PNRR

“L’indagine – ha evidenziato l’economista Alessandro Marangoni, Ceo di Althesys – mette in evidenza la fase straordinaria che sta attraversando il settore. Da un lato, pare sempre più polarizzato tra grandi gruppi, anche internazionali, e piccole-medie utility locali, concentrate su uno o pochi business. Dall’altro, le imprese devono confrontarsi con un sistema complesso, soggetto a una rapida evoluzione dei mercati, delle policy e della regolamentazione, nel quale l’innovazione e la capacità di investimento giocano un ruolo crescente e discriminante. Transizione ecologica, qualità dei servizi per i clienti, digitalizzazione, ipertrofia normativa e regolatoria richiedono molteplici competenze e cospicui investimenti per un miglioramento delle performance ogni giorno più sfidante”.

“Una normativa in continua evoluzione e spesso non lineare, la volatilità dei mercati energetici e gli effetti dei cambiamenti climatici sulla risorsa idrica – ha aggiunto il presidente di Utilitalia, Filippo Brandolini – sono le principali sfide che le utility si sono trovate ad affrontare negli ultimi mesi. Uno scenario complesso all’interno del percorso della transizione ecologica, nel quale le imprese di pubblica utilità giocano un ruolo fondamentale anche per la capacità di creare valore condiviso e di realizzare gli investimenti legati al PNRR. La complessità di questo scenario non ha altresì rallentato la propensione all’innovazione e agli investimenti nelle tecnologie digitali e nell’intelligenza artificiale. In questo quadro, l’industrializzazione del settore e il superamento delle gestioni in economia restano fondamentali per migliorare le performance e aumentare la capacità di investimento complessiva del sistema”.

Articolo originariamente pubblicato il 14 Mar 2024

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