La transizione e la decarbonizzazione del comparto energetico passa necessariamente per la realizzazione di impianti di generazione da fonti rinnovabili. Ma anche da un sistema elettrico che sia in grado di accogliere al meglio questa crescente produzione di elettricità, che presenta caratteristiche estremamente diverse da quelle delle fonti tradizionali. Per farlo occorrono soluzioni hardware e software che permettano di trasformare, veicolare e gestire questo tipo di energia: è proprio in questo peculiare ambito che si muove Hitachi Energy, realtà nata negli scorsi mesi dalla ex Hitachi ABB Power Grids. Come racconta Flavio Villa, Country managing Director di Hitachi Energy per l’Italia, “La linea di demarcazione tra le soluzioni che sono rimaste in capo ad ABB e le nostre è il livello di tensione: i prodotti fino a 36 -38 kW sono restati di ABB, mentre tutto quello che c’è sopra, ovvero i prodotti in alta tensione, come i trasformatori, ma anche software di gestione e controllo, fanno parte di Hitachi Energy. Il nostro ambito, insomma, è la trasmissione e tutto ciò che permette di usufruire dell’energia generata dagli impianti. I clienti di Hitachi Energy sono utility e TSO come Terna, ma anche operatori del settore trasporti (un ambito destinato a diventare sempre più importante per il trend dell’elettrificazione) e anche industrie energivore. Globalmente la nostra unità ha un fatturato di circa 10 miliardi di dollari l’anno e impiega circa 38.000persone, distribuite in modo uniforme. In Italia siamo circa 750, con circa 330 milioni di euro di business annuale. Nel nostro Paese si trovano anche due fabbriche, una di trasformatori a Monselice (Padova) e una di soluzioni per l’alta tensione a Lodi”.
L’attenzione alla sostenibilità
Soluzioni che sono estremamente critiche e che, dunque, non si sostituiscono né costruiscono in minuti: per questo la clientela si rivolge a pochi grandi costruttori a livello globale , che possono fornire la garanzia di essere presenti anche nel futuro. I prodotti di alta tensione hanno un ciclo di vita di 20-30 anni e richiedono manutenzione, gestione e monitoraggio. Dunque il fattore costo è uno degli elementi del processo di acquisto ma non certo quello fondamentale: oltre al supporto, i clienti prestano molta attenzione alla disponibilità di nuove soluzioni, che possano garantire in particolare migliori prestazioni ambientali. “Nei trasformatori si sta passando dall’impiego di oli minerali per l’isolamento a oli vegetali. Più in generale, tutte le apparecchiature di alta tensione sono dei contenitori di gas in pressione: da 50 anni si impiegano gli Sf6, che hanno ottime proprietà elettriche, ma che possono avere un impatto ambientale in caso di dispersione. Stiamo cercando di sostituirli con gas che presentino un impatto minore, vista anche la maggiore sensibilità ambientale sul tema”.
La spinta dela transizione energetica
In Italia Hitachi Energy ha messo a segno lo scorso anno una crescita del 10%, con prospettive che appaiono estremamente favorevoli per il futuro a medio lungo termine del business aziendale. Il merito è soprattutto delle politiche alla base della transizione energetica: “Non c’è mai stato un periodo più favorevole per noi: il driver è rappresentato dal rafforzamento dell’infrastruttura di trasmissione e distribuzione, che è a sua volta conseguenza del piano e della nuova base da rinnovabili. Anche se non abbiamo nel nostro portafoglio delle soluzioni per la generazione vera e propria, siamo però molto coinvolti nel processo di decarbonizzazione, che passa anche dal trovare delle soluzioni efficienti per accogliere questa energia nella rete elettrica. Certo, sulla crescita delle fonti rinnovabili resta un importante scoglio autorizzativo: occorre avere da 30 a 40 autorizzazioni per un realizzare un grande impianto, una complicazione che credo esista soltanto in Italia. Il problema, dal mio punto di vista, è che ci si chiede poco quale sia l’alternativa alla mancata costruzione degli impianti: non fare nulla significa continuare a bruciare fonti fossili per la produzione energetica”.
La variabile Digitalizzazione
Altro tema cardine per Hitachi Energy è quello della digitalizzazione, che costituisce un aspetto fondamentale per risolvere i problemi di complessità e capacità dovuti all’aumento dei volumi variabili di energia da fonti rinnovabili, che devono essere integrati nel sistema energetico globale. In questo senso Lumada Asset Perfomance Management, combinando soluzioni e servizi digitali avanzati, per esempio, fornisce informazioni approfondite sull’integrità e sulle performance per evitare guasti critici degli asset, ottimizzandone al tempo stesso i costi lungo il ciclo di vita. Più in generale, spiega Villa “Nei nostri prodotti c’è oggi molta più sensoristica e più elettronica, nonché molta più capacità di gestire l’apparecchiatura in modo non emergenziale e predittivo. La digitalizzazione è stata spinta anche moltissimo dalla pandemia. Con il Covid tantissime operazioni che abitualmente si svolgevano in presenza con un tecnico non sono state possibili quindi si è spinto moltissimo per lavorare da remoto. Ad esempio, quando consegniamo grandi impianti come trasformatori di potenza avevamo sempre la procedura di effettuare un’attività di testing alla presenza di tecnici del cliente. All’inizio del 2020 questo è stato impossibile e dunque lo abbiamo organizzato completamente da remoto, rendendo disponibile anche l’aspetto visuale, grazie a telecamere che hanno permesso di riprendere le varie fasi. Un discorso simile interessa anche la manutenzione, che di solito era svolta da nostri tecnici presenti presso i siti dei grandi clienti: sono state sviluppate delle soluzioni di realtà aumentata con Hololens, che oggi permettono ai nostri tecnici di aiutare da remoto il personale dei clienti ad eseguire ispezioni e interventi”.