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Eni: passi in avanti sulla strada della fusione controllata

La controllata CFS (Commonwealth Fusion Systems) ha condotto con successo il primo test al mondo del magnete con tecnologia superconduttiva HTS

Pubblicato il 08 Set 2021

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Proprio in un momento in cui, in seguito alle recenti dichiarazioni del ministro Cingolani, si sta parlando moltissimo di nucleare, da Eni arriva un annuncio che potrebbe rappresentare una svolta per la fusione nucleare, ovvero l’energia atomica pulita, su cui da tempo sono in ballo importanti investimenti a livello internazionale. Per la precisione, Eni ha annunciato che CFS (Commonwealth Fusion Systems), società controllata e spin-out del Massachusetts Institute of Technology, ha condotto con successo il primo test al mondo del magnete con tecnologia superconduttiva HTS (HighTemperature Superconductors), che dovrebbe assicurare il confinamento del plasma nel processo di fusione magnetica. La tecnologia oggetto del test è di particolare rilevanza nel quadro della ricerca sulla fusione a confinamento magnetico poiché – secondo Eni – rappresenta un passo importante per creare le condizioni di fusione controllata,  rendendone possibile il suo impiego in futuri impianti dimostrativi. Nel dettaglio, il test ha riguardato proprio l’utilizzo di tali elettromagneti di nuova generazione per gestire e confinare il plasma, ovvero la miscela di deuterio e trizio portata a temperature altissime da fasci di onde elettromagnetiche, dimostrando la possibilità di assicurare l’innesco e il controllo del processo di fusione.

La tecnologia osservata nel test potrebbe così contribuire significativamente alla realizzazione di impianti molto più compatti, semplici ed efficienti, contribuendo a una forte riduzione dei costi di impianto, dell’energia di innesco e mantenimento del processo di fusione e della complessità generale dei sistemi. Il fine ultimo è la costruzione di un impianto dimostrativo che produca più energia di quella necessaria ad innescare il processo di fusione stesso (con produzione netta di energia) e consentendo, successivamente, la realizzazione di centrali che possano più facilmente essere distribuite sul territorio e connesse alla rete elettrica senza dover realizzare infrastrutture di generazione e trasporto dedicate. I tempi, secondo CFS, potrebbero non essere così lontani: la roadmap prevede la costruzione entro il 2025 del primo impianto sperimentale a produzione netta di energia denominato SPARC e successivamente quella del primo impianto dimostrativo, ARC. Quest’ultimo dovrebbe essere il primo impianto capace di immettere energia da fusione nella rete elettrica e, secondo la tabella di marcia, sarebbe disponibile già nel prossimo decennio, segnando così un netto anticipo delle tempistiche sinora attese (proiettate per il 2040 e oltre).

Soddisfazione per la buona riuscita del test è stata espressa dall’Amministratore Delegato di Eni, Claudio Descalzi: “Lo sviluppo di tecnologie innovative è uno dei pilastri su cui poggia la strategia di Eni volta al completo abbattimento delle emissioni di processi industriali e prodotti, nonché la chiave per una transizione energetica equa e di successo. Per Eni, la fusione a confinamento magnetico occupa un ruolo centrale nella ricerca tecnologica finalizzata al percorso di decarbonizzazione, in quanto potrà consentire all’umanità di disporre di grandi quantità di energia prodotta in modo sicuro, pulito e virtualmente inesauribile e senza alcuna emissione di gas serra, cambiando per sempre il paradigma della generazione di energia e contribuendo a una svolta epocale nella direzione del progresso umano e della qualità della vita. Il risultato straordinario ottenuto durante il test dimostra ancora una volta l’importanza strategica delle nostre partnership di ricerca nel settore energetico e consolida il nostro contributo allo sviluppo di tecnologie game changer”.

L’energia prodotta dal processo di fusione è virtualmente infinita, sicura e a zero emissioni di gas climalteranti e di inquinanti. Basti pensare che un grammo di combustibile per la fusione contiene l’energia equivalente a quella di oltre 60 barili di petrolio, senza che questo comporti il rilascio di gas serra. Secondo Eni, in futuro centrali elettriche alimentate da reattori a fusione potranno soddisfare la crescente richiesta di energia di grandi insediamenti produttivi e urbani, mantenendo una elevata sostenibilità.

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