La soluzione al caro energia, destinato ad acuirsi ulteriormente in conseguenza dell’invasione russa dell’Ucraina, può essere soltanto risolta puntando con decisione sulle fonti rinnovabili, in particolare rimuovendo il freno rappresentato dalla lentezza dei processi autorizzativi. Questo il punto di vista di Elettricità Futura, associazione delle imprese elettriche italiane, che ha presentato le sue proposte al Governo.
Rinnovabili già oggi competitive
Innanzitutto, secondo l’associazione di categoria, le ragioni di questa emergenza sono chiare: il prezzo del gas è quadruplicato e quasi il 60% dell’elettricità in Italia viene ancora prodotta con questa fonte. Tutto questo ha già comportato 20 miliardi di euro di costi aggiuntivi per il Sistema Paese: agli 11 miliardi stanziati dal Governo per il contenimento del costo delle bollette elettriche da Luglio 2021 a oggi, in questi mesi l’onere per i clienti è stato di circa 8 miliardi di mese. La soluzione, come accennavamo in precedenza, rappresentano l’unica soluzione possibile secondo Elettricità Futura, perché si sono dimostrate tecnologie economiche e competitive. Il riferimento, in particolare, contratti a prezzo fisso stipulati tra GSE e produttori da fonti pulite, che avranno un costo per 20 anni di 65 €/MWh, quasi un quarto rispetto al prezzo all’ingrosso dell’energia elettrica di gennaio 2022, pari a 225 €/MWh.
Obiettivo: sbloccare 60 GW
Eppure, lamenta l’associazione, in Italia permangono gravi ostacoli burocratici all’autorizzazione di impianti rinnovabili. In Italia, un iter autorizzativo per un impianto di grandi dimensioni ha una durata media di 7 anni, mentre la normativa prevede una durata di 1 solo anno. Nonostante queste difficoltà, la proposta dell’associazione è di rilanciare: entro giugno 2022 occorrerebbe autorizzare 60 GW di rinnovabili, pari a circa un terzo delle domande di allaccio per i nuovi impianti già presentate. Un altro contributo importante potrebbe arrivare dalla crescita della produzione di biometano che potrebbe passare da 1 miliardo di metri cubi a 10 miliardi, utilizzando la frazione organica dei rifiuti urbani, industriali e agricoli. Per realizzare gli impianti le imprese del settore sono pronte a mettere sul piatto 85 miliardi di investimenti, che porterebbero alla creazione di 80.000 nuovi posti di lavoro.
Dei nuovi 60 GW, circa 12 potrebbero arrivare da eolico, idroelettrico, bioenergie e altre fonti pulite e ben 48 GW da fotovoltaico. Per quest’ultima fonte, Elettricità Futura allontana anche il rischio di sottrazione di terreni all’attività agricola: se per pura ipotesi i 48 GW di fotovoltaico fossero tutti realizzati su superficie agricola, si utilizzerebbe appena lo 0,3% della superficie agricola totale, oppure l’1,3% della superficie agricola già oggi abbandonata. Peraltro, i tanti impianti agrovoltaici previsti non sottrarrebbero neanche un metro quadrato di terreno, si legge nella proposta.
Carbone di nuovo all’orizzonte?
I 60 GW di impianti potrebbero essere installati a un ritmo di 20 GW l’anno, superiore a quello di 10 anni fa (11 GW), ma possibile grazie alle tecnologie più performanti e ai sistemi di installazione meno efficienti oggi disponibili. Secondo Elettricità Futura questi 60 GW di nuovi impianti farebbero risparmiare 15 miliardi di m3 di gas ogni anno, ovvero il 20% del gas importato, pari a oltre 7 volte rispetto a quanto il Governo stima di ottenere con l’aumento dell’estrazione nazionale di gas naturale. Il Governo, però, sembra andare verso un’altra direzione: nel corso dell’informativa urgente alla Camera sul conflitto tra Russia e Ucraina, il Presidente del Consiglio Mario Draghi ha affermato che “Potrebbe essere necessaria la riapertura delle centrali a carbone, per colmare eventuali mancanze nell’immediato”, oltre che nuove misure sul caro energia.