Le utility italiane, anche in un anno particolarmente difficile come il 2020, hanno dimostrato una buona capacità di resilienza, trovando forze e risorse per effettuare consistenti investimenti in un’ottica di digitalizzazione e sostenibilità. Queste le principali indicazioni che arrivano dal decimo rapporto Top Utility di Althesys che, come sempre, prende in esame le performance delle 100 maggiori aziende italiane dell’energia, dell’acqua, del gas e dei rifiuti.
L’evoluzione delle utility italiane nell’ultimo decennio
Come ha messo in evidenza il Ceo di Althesys, Alessandro Marangoni, dall’anno della pubblicazione del primo rapporto, nel 2011, sono cambiate tante cose: nel complesso le utility di tutti i settori hanno migliorato loro risultati economici finanziari (ricavi e soprattutto margini), con un indebitamento che si è via via ridotto, a testimonianza del buon stato di salute finanziario di queste imprese. Molte evoluzioni sono avvenute anche da un punto di vista tecnologico e strutturale: si è assistito a un calo delle perdite nel settore idrico, nonché a una decisa salita della raccolta differenziata dei rifiuti. Sulle rinnovabili le Top 100 utility si mostrano avanti rispetto alla media nazionale: il 60% dell’elettricità prodotta passa da queste fonti, contro il 40% nazionale. Passi in avanti importanti sono avvenuti anche sul fronte della mobilità elettrica e sostenibili. Una vera e propria era geologica sembra invece essere trascorsa rispettivamente alla digitalizzazione: basti pensare che dieci anni fa servizi mobili e social erano poco diffusi, mentre oggi le utility presidiano in maniera massiccia questi campi. Cresciuta enormemente è anche l’attenzione agli aspetti ESG e di sostenibilità, con la quasi totalità delle utility che pubblica bilanci appositi e li rende disponibili on line.
Investimenti di oltre 7 miliardi
Un quadro dunque positivo, che non è stato ribaltato neppure dal 2020 segnato dalla pandemia: il valore della produzione aggregato delle Top100 è stato 88,7 miliardi, pari al 5,3% del PIL italiano, in calo comunque del 16% rispetto al 2019. A incidere maggiormente è stato il settore elettrico, che ha perso oltre il 22% rispetto all’anno precedente, condividendo con il gas (-6,7%) le conseguenze del crollo della produzione industriale e della caduta dei prezzi nei mercati energetici. Eppure anche in questo contesto complicato, non c’è stata tuttavia una flessione negli investimenti, che si sono attestati sui 7,2 miliardi, sostanzialmente invariati, a perimetro omogeneo, rispetto all’anno precedente. Il dato vale lo 0,4% del PIL italiano 2020. Quasi la metà, il 43,6%, arriva dalle grandi aziende elettriche, che hanno investito 3,2 miliardi. Lieve flessione invece per le multiutility che, con 2,7 miliardi, dopo il boom del 2019, riducono il proprio peso al 37%. Conforta anche l’importanza attribuita a ricerca e sviluppo: il 90% delle utility analizzate ha dichiarato di aver svolto attività di ricerca. L’incidenza delle spese per R&S sul fatturato 2020 si è attestata allo 0,26%, in lieve aumento rispetto all’anno precedente.
Digitalizzazione e innovazione al centro
Per il futuro le scelte chiave per le Top sono rappresentate da digitalizzazione e innovazione, ma anche cybersecurity e sostenibilità. Sul fronte della digitalizzazione, occorre evidenziare come Smart metering, produzione decentralizzata e interfacce digitali sono già oggi a disposizione di aziende e clienti, mentre i processi interni saranno progressivamente gestiti grazie alla manutenzione predittiva, a servizi a rete dotati di soluzioni IoT (internet-of-things) e con sistemi digitali di gestione delle flotte dei veicoli, quali ad esempio quelli per la raccolta dei rifiuti o per le squadre di pronto intervento. Tutte le utility hanno anche avviato progetti per la digitalizzazione dei rapporti con la clientela: per il 78% delle aziende questi sono già operativi. L’84% delle utility intervistate operanti nei comparti gas, acqua o energia elettrica ha attivo un sistema di smart metering. Il 69% delle aziende afferma poi che il budget per la digitalizzazione nel prossimo triennio è destinato ad aumentare.
Attenzione alla cybersecurity
In materia di innovazione, Althesys evidenzia come soluzioni avanzate per la gestione attraverso big data, machine learning, blockchain, tecnologie cloud o reti neurali siano già adottate dal 58% delle utility. Quasi la metà (47%) usa per la manutenzione soluzioni digitali avanzate: predictive maintenance, droni, robot o realtà aumentata (AR). Nel servizio idrico integrato, l’infrastruttura smart è un driver strategico per ridurre perdite e inefficienze: l’85% delle utility operanti nel settore ha munito di sensoristica la maggior parte della rete fognaria. Proprio questa apertura all’innovazione digitale sta rendendo indispensabile una maggiore attenzione alla sicurezza informatica: Negli ultimi tre anni le utility italiane hanno subito quasi 290 attacchi, un dato in preoccupante crescita (+9%) in un solo anno per le aziende idriche. Nel 2020, il 53% delle imprese intervistate ha dichiarato di avere un’unità specificamente dedicata alla cybersecurity e il 90% ha dichiarato che gli investimenti in quest’area aumenteranno in futuro.
La pandemia come spartiacque
“L’ultimo anno ha rappresentato uno spartiacque – ha evidenziato Marangoni-. Il mondo post-pandemia sarà per molti versi differente da quello precedente, ma le top utility hanno reagito positivamente e da questa edizione speciale, dove analizziamo gli ultimi dieci anni, emerge che il settore è in buona salute: si è dimostrato resiliente, ha continuato a migliorare le performance industriali, a fare ricerca e a innovare”.
“La pandemia – commenta il direttore generale di Utilitalia, Giordano Colarullo – ha contribuito ad accelerare la spinta verso la digitalizzazione delle utilities, lungo un percorso già iniziato da tempo caratterizzato da un impegno e da investimenti crescenti. Ora, grazie anche alle risorse messe in campo dal Pnrr, sarà possibile muovere un altro importante passo per migliorare ancora i servizi offerti agli utenti, la performance ambientale, il contributo dei lavoratori e la filiera, nonché la qualità della vita nelle città”.