La digitalizzazione avanza nel settore utility: questa la principale indicazione che arriva dallo studio “La digitalizzazione delle utility: la chiave per efficientare la produzione, migliorare i processi e garantire la trasparenza dei servizi pubblici del futuro”, realizzato dalla Fondazione Utilitatis in collaborazione con AGICI. Il punto di partenza del report sono i dati, che evidenziano come nel 2021 ben l’82% delle utility (dell’energia, del ciclo idrico e della gestione dei rifiuti) abbia effettuato almeno un investimento in digitalizzazione (come raccontato anche nel nostro libro sulla Smart Energy), tra ricorso a tecnologie digitali, evoluzione dei modelli organizzativi e innovazione nei modelli di business. Non solo: le utility italiane hanno investito nell’ultimo anno quasi 300 milioni di euro (297) nelle tecnologie digitali quali gli smart meter, l’informatizzazione dei processi aziendali, il telecontrollo e lo sviluppo hardware e software per la gestione delle reti. La stima è che, insieme al settore manifatturiero, le utility siano oggi il settore industriale che, dopo quello bancario e finanziario, a livello nazionale registri il maggior livello di spesa in intelligenza artificiale, contribuendo significativamente al mercato nazionale dei big data analytics.
La digitalizzazione degli asset fisici
Il report ha anche il merito di approfondire in che modo le utility possano investire nella digitalizzazione, rilevando la presenza di tre ambiti differenti: asset fisici, processi e rapporti con gli utenti. Ovviamente gli asset fisici (tutti gli impianti che hanno a che fare con la produzione e distribuzione) sono l’elemento fondante dell’industria delle utilities, di importanza essenziale in tutti i tre campi di attività (energia, idrico, ambiente). Ormai è chiaro che l’utilizzo di strumenti digitali per la gestione degli asset permette di massimizzarne la produttività, limitare i costi di gestione e, in generale, avere su questi maggiore controllo grazie a informazioni in tempo reale e accessibili anche da remoto. La stima di Agici e Utilitalia è che nel settore energetico, a fronte di investimenti relativamente limitati per la digitalizzazione degli asset, si ottengano miglioramenti della produzione e del rendimento tra il 2-10% ma soprattutto una riduzione dei costi tra il 10-30% e una estensione della vita utile degli impianti di generazione fino a 5 anni. Per il servizio idrico il controllo centralizzato digitale determina benefici nell’ordine del 15% di perdite evitate, del 30% di energia risparmiata e del 20% di produttività. Le utilities dispongono di molteplici tecnologie digitali per migliorare la pianificazione e la gestione degli asset fisici. Si tratta di software e hardware che permettono innanzitutto potenziare le capacità descrittive delle condizioni degli asset grazie a dati in tempo reale, ma anche di avere maggior controllo, impartendo automaticamente e da remoto azioni prescrittive. Non meno importante, naturalmente, è la possibilità di beneficiare delle capacità predittive degli strumenti di supporto alle decisioni. Le tecnologie che abilitano l’ottimizzazione degli asset fisici sono note: parliamo di digital twin, l’Internet of Things, l’edge computing, il controllo da remoto, la manutenzione predittiva e, infine l’intelligenza artificiale.
Come digitalizzare i processi
Ma la digitalizzazione non riguarda soltanto gli asset fisici, ma anche a tutti i processi, di supporto e di management delle utility, che possono essere adeguatamente ottimizzati grazie all’impiego accorto dei dati. In particolare, per convertire i dati grezzi in informazioni utilizzabili per il miglioramento dei processi, occorre occuparsi sia della gestione dei dati (acquisizione, archivio e pretrattamento) e dell’utilizzo degli stessi (analisi e produzione dell’informazione). Dietro queste azioni ci sono l’utilizzo dei big data, lo sviluppo di competenze e la data literacy, l’adozione di tecniche di data governance e di workforce management.
Infine, la digitalizzazione è fondamentale alle utility per interfacciarsi al meglio con il proprio parco clienti, così da far fronte alle crescenti aspettative sulla quantità e qualità dei servizi offerti. Strumenti digitali, quali, ad esempio, smart meter e domotica, che permettono una maggiore personalizzazione e trasparenza dei rapporti con i clienti, ma anche nuovi approcci, come quello del demand response che permette alle power utility di sviluppare nuovi servizi commerciali e agli utenti di partecipare attivamente al sistema elettrico, con conseguenti vantaggi economici. In positivo, l’Italia può vantare il primato mondiale di diffusione dei contatori intelligenti nel mercato elettrico (98%), cui si somma il 73% dei contatori intelligenti per il gas (secondo miglior dato dopo l’Olanda). Il settore idrico è invece in ritardo: nonostante solo l’1,3% del totale delle utenze servite registri assenza dei misuratori, manca ancora un diffuso sistema di smart metering, che potrebbe consentire ai consumatori un uso più razionale dell’acqua e una conseguente riduzione dei consumi.
Le azioni da attuare
Nonostante l’attivismo delle utility sul fronte digitale, lo studio rileva che potrebbero essere messe in atto tutta una serie di azioni per facilitare questa svolta. Tra queste, ad esempio, l’interoperabilità di apparecchiature e sistemi tramite l’adozione di standard coerenti a livello nazionale e internazionale, per favorire la collaborazione tra imprese e con gli stakeholder, uniformando i “linguaggi” che provengono dalle varie apparecchiature e sistemi. Oppure una maggiore accessibilità dei dati di pubblico dominio, quali ad esempio quelli meteorologici e demografici, per permettere alle aziende di effettuare simulazioni e scelte più efficaci. Non trascurabile è anche l’attuazione di interventi pubblici per la cyber security, fonte di preoccupazione che al momento frena la digitalizzazione specialmente delle utility più piccole (non poche nel nostro Paese). Così come in ambito industriale, potrebbe rivelarsi estremamente utile la promozione e l’estensione degli incentivi dei programmi nazionali come “Transizione 4.0”nonché iperammortamento e superammortamento.
Per il presidente di Fondazione Utilitatis, Stefano Pareglio, “questo studio dimostra come il ricorso alla digitalizzazione sia diffuso tra le utility, specie quelle più aperte al cambiamento e all’innovazione. Il settore ha preso coscienza dei vantaggi che possono derivare in termini di riduzione dei costi, di ottimizzazione dei processi produttivi, di vita utile degli impianti e, non ultimo, di uso razionale delle risorse ambientali ed energetiche. Registriamo tuttavia come tali tecnologie non siano diffuse in modo omogeneo nel settore e tra le diverse funzioni svolte dalle utility: emergono dunque ampi margini di miglioramento, in relazione ai quali il nostro studio avanza numerose e praticabili proposte di intervento”.
Articolo originariamente pubblicato il 20 Gen 2023