Le scelte sostenibili hanno effetti positivi sulla bottom line delle aziende producendo risparmi concreti sui costi di alimentazione, raffreddamento e spazio. Ciò rende il green IT, e il green storage in particolare, più importante che mai nel quadro della crisi energetica globale attualmente in corso.
Si tratta di un punto davvero critico in questo momento storico in cui i data center hanno visto le proprie bollette elettriche aumentare fino al 40% negli ultimi tre anni, arrivando a costituire il 10-30% dei costi operativi totali. Tuttavia un’attenta selezione dell’infrastruttura tecnologica può aiutare ad abbattere tali costi di oltre il 50%.
Questo accade perché il flash storage offre sì una capacità maggiormente densa ed efficiente, ma anche perché la modularizzazione dell’hardware e gli approcci as-a-service alla spesa per il data storage aiutano a risparmiare alimentando solo quanto effettivamente necessario in un particolare momento. Il che significa niente più fenomeni di over provisioning né forklift upgrade con tutti i costi, le interruzioni e i rifiuti elettronici che tutto ciò comporta.
Il bisogno di sostenibilità
Il green IT e il green storage hanno un impatto diretto sul business. La nuova generazione che sta entrando nel mondo del lavoro vuole lavorare per aziende che dimostrano attenzione verso l’ambiente e la società. Inoltre, secondo il CBI, nel valutare le società due terzi degli investitori tengono conto anche dei fattori ESG. Le aziende sono chiamate a rispettare obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra e di carbon footprint. Tutti questi elementi si traducono in cifre di bilancio, e questo significa che le iniziative ESG non sono mai state tanto importanti come ora.
A questi temi si aggiunge il fatto che i prezzi dell’energia non sono mai stati così instabili, con una tendenza al rialzo dei costi. L’inflazione incide sui prezzi di tutte le merci, ma non in maniera proporzionale. Secondo la OECD (Organisation for Economic Co-operation and Development), in Europa e nelle Americhe la variazione annuale dell’indice dei prezzi al consumo dell’energia è stata doppia, tripla o anche quadrupla rispetto a quella di altri beni come gli alimentari. Per le aziende si tratta di un grosso problema perché circa il 3% dei consumi energetici globali è assorbito dai data centre e, se non viene gestita con attenzione, l’infrastruttura IT può consumare elettricità per alimentare l’hardware e raffreddarlo, oltre che occupare aree rilevanti di spazio fisico. Con un’inflazione così elevata dei prezzi dell’energia, un tale volume di consumi elettrici è destinato a colpire le aziende là dove fa più male: gli utili.
Il flash storage moderno: tre vantaggi di sostenibilità che possono salvare il budget
Un’importante controindicazione degli HDD, gli hard disk tradizionali, riguarda la densità di storage decisamente inferiore rispetto a quella degli SSD. La tecnologia flash offre una capacità per drive nettamente superiore: alcuni vendor propongono già modelli da quasi 50 TB, una dimensione destinata a crescere nei prossimi anni, rispetto ai tradizionali dischi rotanti da circa 20 TB. Un HDD, con le sue parti in movimento, consuma inoltre molta più energia rispetto a un un’unità flash: si parla di diversi watt durante le operazioni di lettura e scrittura, e di assorbimenti simili anche a unità inattiva dal momento che i dischi continuano a girare per essere disponibili al bisogno. Il consumo degli SSD è similare in lettura e scrittura, ma di pochi milliwatt a riposo. Inoltre gli SSD vantano prestazioni significativamente migliori nell’accesso casuale – un requisito essenziale per molte applicazioni di produzione – rispetto agli HDD, e quindi richiedono molti meno componenti per soddisfare applicazioni affamate di dati.
Altri risparmi derivano dall’emergere degli aggiornamenti hardware modulari per lo storage. Un tempo, quando occorreva maggiore capacità o potenza del controller, non c’era altra scelta se non sostituire l’intero array. Oggi invece alcuni vendor sono in grado di sostituire e aggiornare singoli componenti senza nemmeno dover fermare il sistema, anche passando da una generazione tecnologica all’altra. Aggiornare un ambiente da zero è costoso, dispersivo e fastidioso per le aziende, ma scegliendo il giusto vendor tutto questo può essere un ricordo del passato.
Infine, l’attuale modello di consumo del procurement storage è stato rivoluzionato negli ultimi anni dall’arrivo delle proposte Storage-as-a-Service (STaaS), che possono contribuire all’efficienza energetica e contrastare il dilagare dei rifiuti elettronici, compresa la capacità di ampliarsi o ridursi flessibilmente all’occorrenza, in base al costante monitoraggio software dell’intero parco storage senza dover implementare tutto l’hardware prevedibile per i successivi 3-5 anni, il che aiuta a ridurre le bollette elettriche dal momento che viene alimentato solamente ciò che occorre nel breve termine. È tuttavia importante che la proposta STaaS sia accompagnata da un impegno SLA (Service Level Agreement). Senza monitoraggio e senza l’obbligo a fornire quanto concordato, non c’è un servizio effettivo. Ciò significa che, per esempio, nel caso le prestazioni e la capacità concordate siano messe a rischio, il provider deve risolvere il problema preventivamente.
Tutti questi vantaggi rendono il data center più sostenibile e possono contribuire tanto alla bottom line quanto all’ambiente.
Flash come soluzione sostenibile: cosa considerare
La presenza di supporti flash all’interno dei prodotti storage dovrebbe essere data per scontata, ma è opportuno controllare anche i dettagli del flash storage offerto. Sebbene i supporti flash possano essere gli stessi anche per vendor differenti, questi ultimi si distinguono tuttavia per l’ingegnerizzazione dei propri drive e il software del controller in modo da rendere i dispositivi più densi ed efficienti, più affidabili e con cicli di vita più lunghi. Algoritmi di riduzione dei dati possono essere integrati nel sistema storage per migliorarne ulteriormente la densità.
Nel contempo, poter aggiornare singoli componenti introduce la possibilità di scalare la capacità verso l’alto e aumentare le performance in maniera indipendente evitando di dover decommissionare e smaltire risorse storage o di calcolo. Se un vendor propone di aggiornare parte del sistema nell’arco di diversi anni oltre il ciclo di refresh tecnologico tradizionale, tanto meglio: ciò prolunga la vita utile dei sistemi storage e riduce i rifiuti elettronici.
E qui è dove la modularità converge con i modelli as-a-service. È importante cercare un produttore storage che proponga aggiornamenti non-disruptive basati su statistiche di monitoraggio e previsione di utilizzo, e che sia in grado di ampliare e aggiornare il sistema storage on-demand nel corso del tempo. Questo dovrebbe essere accompagnato da una varietà di livelli di servizio, con storage a blocchi, a file e a oggetti, e comprendere capacità cloud.
Le opzioni previste per l’acquisizione di un’infrastruttura storage dovrebbero andare dall’acquisto diretto con aggiornamenti in abbonamento fino a una proposta as-a-service con le apparecchiature di proprietà del vendor e aggiornamenti trasparenti secondo necessità e indicazioni provenienti da monitoraggio e telemetria basati su AI/ML.
• Le aziende dovrebbero inoltre cercare soluzioni che permettano di verificare l’efficienza dell’hardware storage attraverso una serie di metriche:
• Energia consumata rispetto al carico nominale a livello di flotta, data centre o array
• Emissioni di gas serra stimate in base ai consumi elettrici
• Watt consumati per unità di dati memorizzati
La strategia di green storage dovrebbe coprire anche il modo di pagare la capacità con le tecnologie attualmente implementate. Si dovrebbero considerare anche le politiche di procurement sostenibile ed etico del vendor, così come i suoi obiettivi di riduzione dei gas serra lungo la supply chain
Come garantire un impatto sulla bottom line
È importante chiedere ai vendor prove dimostrabili dei risparmi ottenuti dai loro clienti. È possibile trovare testimonianze di chi è riuscito a ridurre lo spazio su rack e i consumi di energia fino al 75% semplicemente passando dallo storage legacy a moderni prodotti modulari basati su flash. Non limitarsi solamente a quanto afferma la documentazione tecnica sull’efficienza energetica per un determinatoprodotto, ma valutare anche quali sono le configurazioni implementate nella realtà e quello che i clienti vedono nei propri ambienti di produzione.
Infine, come sempre, fidarsi è bene ma verificare è meglio. È consigliabile allora raccogliere e monitorare le metriche dei consumi elettrici dei sistemi storage e degli altri componenti infrastrutturali. Strumenti essenziali per un data center sostenibile sono le PDU (Power Distribution Unit) intelligenti che aiutano le aziende a identificare come e dove viene utilizzata l’energia.
Articolo originariamente pubblicato il 18 Gen 2023