Fabbisogno

Consumi di energia giù del 22% nel II° trimestre

L’analisi trimestrale dell’Enea conferma le previsioni: il lockdown ha comportato un arretramento del fabbisogno. Ancora più forte è stata la riduzione delle emissioni

Pubblicato il 30 Lug 2020

comunità energetiche

L’emergenza Covid-19, come da previsioni, ha trascinato verso il basso il quadro complessivo dei consumi di energia nel nostro Paese, ma già iniziano a intravedersi i primi segnali significativi di una ripresa del fabbisogno. Le indicazioni arrivano dall’Analisi trimestrale del sistema energetico italiano dell’ENEA, secondo cui nel II trimestre 2020 i consumi di energia primaria si sono ridotti del 22% rispetto allo stesso periodo del 2019. Il calo è soprattutto stato determinato dall’andamento di aprile e maggio (rispettivamente –30% e -22% sul 2019), in coincidenza con il lockdown e le forti limitazioni agli spostamenti e alle attività produttive. La riduzione del fabbisogno è stata invece più contenuta a giugno (-15%), quando comunque buona parte delle misure restrittive erano già state allentate. Il passo indietro del secondo trimestre arriva dopo riduzione più modesta del I trimestre (-7% tendenziale), dovuto per la gran parte al -14% registrato a marzo.

Una diminuzione consistente delle emissioni

Complessivamente, nei primi sei mesi dell’anno il fabbisogno di energia primaria dovrebbe essere diminuito di circa il 14% rispetto alla prima metà del 2019 (quasi 12 Mtep in meno). Secondo l’Enea si tratta di numeri che non hanno precedenti: anche nell’ipotesi ottimistica di un ritorno alla normalità nella seconda metà dell’anno, nell’intero 2020 la riduzione del fabbisogno sarà probabilmente superiore al record negativo registrato nel 2009 (-6%). Un punto interessante messo in luce dall’analisi è che la diminuzione delle emissioni di anidride carbonica è stata più consistente (-26% nel II trimestre e -17% nel I semestre) di quella del fabbisogno energetico. La spiegazione di questo fenomeno risiede principalmente nel minore ricorso alle fonti fossili con maggiore intensità carbonica, come carbone e petrolio”.Nel secondo trimestre, infatti, la domanda di petrolio è diminuita del 30%, quella di gas naturale del 18%, a fronte di un aumento del 7% delle fonti rinnovabili,  che nel mese di maggio hanno soddisfatto oltre il 50% della domanda di elettricità (il 20% da eolico e solare), raggiungendo un nuovo massimo storico. La ripartenza dei consumi post Covid potrebbe però comportare rapidamente la risalita delle nostre emissioni, mettendo addirittura a rischio il raggiungimento dei nostri obiettivi al 2030.

Rischio sicurezza per il sistema elettrico

Come accennavamo in precedenza, i dati parziali di luglio lasciano intravedere i segnali di un parziale ritorno alla normalità, che coinvolge anche la domanda di energia, anche se non paragonabile ai livelli del 2019: la spinta arriva dal traffico stradale, ormai vicino ai livelli dell’anno scorso per i veicoli pesanti, e del traffico aereo, raddoppiato in luglio rispetto al mese precedente. Anche la diminuzione dei consumi di gas naturale (molto utilizzato anche dalle industrie) dovrebbe essere limitata al – 3% circa, mentre quella elettrica scenderà sotto la soglia del -10%, pur in presenza di una temperatura media più mite. La stima complessiva dell’Enea è che la domanda complessiva di energia primaria a luglio 2020 sarà inferiore al -10% rispetto allo stesso mese del 2019.  Il secondo trimestre è stato caratterizzato da profondi cambiamenti anche per quanto riguarda il fronte dei prezzi: l’indice Ispred dell’Enea è in forte incremento (+20%) grazie ai livelli eccezionalmente bassi raggiunti nei mercati all’ingrosso del gas e dell’elettricità, con un ‘avvicinamento’ soprattutto per l’elettricità e una riduzione degli spread “storici” dei prezzi al dettaglio italiani rispetto a quelli europei. Tuttavia, per il terzo trimestre, è prevista un’inversione di tendenza a causa dell’aumento del costo del dispacciamento in relazione alla necessità di garantire la sicurezza del sistema elettrico. Secondo l’Enea le cause sono da ricercare soprattutto nei settori della raffinazione – che ha sofferto un forte calo dell’utilizzo degli impianti con margini in territorio negativo – e della gestione in sicurezza del sistema elettrico, con problematiche legate alla crescente penetrazione delle fonti rinnovabili intermittenti.

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Gianluigi Torchiani

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