In un recente discorso pronunciato di fronte all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, a New York, il premier italiano uscente Mario Draghi ha dichiarato che “l’Italia ha reagito con tempestività per diversificare le fonti di approvvigionamento di gas, per accelerare lo sviluppo dell’energia rinnovabile. A oggi – ha proseguito Draghi – abbiamo dimezzato la nostra dipendenza dal gas russo e contiamo di diventarne completamente indipendenti dal 2024”. Come mette in evidenza un’analisi di Leonardo Riolo, Research Analyst di MainStreet Partners, l’Italia è al secondo posto in Europa per (potenziale) disponibilità di energie rinnovabili, che nel 2021 hanno soddisfatto circa un quinto del fabbisogno energetico (fonte A2A Fondazione Ambrosetti). Allo stesso tempo peró, l’Italia si trova solo al 23esimo posto per autonomia energetica: lo scorso anno, prima dell’avvio del conflitto in Ucraina, l’Italia evidenziava una dipendenza energetica al 78%, fra le più alte nell’Unione Europea, dove la media è al 60,5%.
Se è vero che gli ultimi sforzi per ridurre la dipendenza da Mosca hanno prodotto importanti risultati (nei primi sette mesi del 2022 è stato importato il 38% in meno di gas russo rispetto allo stesso periodo del 2021 e la dipendenza dall’import russo di gas è passata dal 40 al 18%) è vero anche che questo risultato è stato in gran parte raggiunto con l’aumento delle importazioni da altri Paesi.
In questo contesto va visto il pacchetto “Fit for 55” varato dall’UE nell’ambito del Green Deal Europeo, che punta a un target di riduzione delle emissioni di gas serra del 55% entro il 2030 all’interno dell’Unione. Il Green Deal, a sua volta, prevede il raggiungimento della neutralità climatica (quindi zero emissioni nette) entro il 2050, e la ridefinizione di un contesto economico in cui la crescita sia dissociata dal consumo insostenibile di risorse. Obiettivi ambiziosi, per i quali l’Unione Europea ha deciso di destinare un terzo dei 1.800 miliardi di euro di investimenti previsti nell’ambito del piano per la ripresa di NextGenerationEU e risorse del bilancio settennale dell’UE.
Ancora più ambiziose sono i target di REPowerEU, finalizzato ad aumentare il risparmio energetico, adottare fonti di energia pulita e diversificare l’approvvigionamento energetico.
L’analisi di MainStreet Partners mette però in evidenza come tutte queste azioni abbiano un costo: soltanto l’installazione dell’intero potenziale delle rinnovabili stimato dal rapporto di Ambrosetti sarebbero necessari circa 145 miliardi di euro. Una cifra che potrà essere raggiunta anche grazie alla spinta della finanza e il quadro attuale è in chiaroscuro: il 2021 è stato un anno record per il lancio di green bonds da parte di società italiane e finalizzati al finanziamento di progetti di sviluppo di infrastrutture di energie rinnovabili, con emissioni complessive pari a 18,3 miliardi di euro. Questa cifra rappresenta un significativo incremento rispetto alla media di 2 miliardi di euro di obbligazioni verdi emesse nel periodo 2018-2020. Tuttavia, le emissioni di questa tipologia di green bond hanno registrato una forte frenata nel 2022 (dati al 9 settembre 2022). Questi numeri si paragonano a medie più alte registrate nelle altre principali economie europee quali Spagna, Francia e Germania
Per quanto riguarda gli operatori di settore da cui potrebbe arrivare questa spinta, Main street Partners evidenzia come tra i maggiori sviluppatori di energie rinnovabili in Italia spiccano ERG ed Enel Green Power. ERG è un operatore indipendente, con un business model “Wind&Solar”, che vanta la posizione di primo operatore di eolico e tra i primi cinque operatori di solare in Italia. Enel Green Power, ex monopolista dell’energia elettrica in Italia, vanta 54,6 GW di rinnovabili installate, di cui 14,2 GW in Italia, per un totale di 606 impianti tra idroelettrico, solare, eolico e geotermico.
Tra i fondi di investimento esposti alle rinnovabili, i seguenti sono quelli che vantano il migliore punteggio ESG secondo MainStreet Partners sono invece:
- Pictet Clean Energy (rating 4.9/5). Fondo gestito da Pictet, pioniere negli investimenti tematici e sostenibili sin dal 1999. Questo fondo tematico, che vanta oltre 4 miliardi di AUM, investe in maniera olistica in società coinvolte nelle transizione energetica, da progetti infrastrutturali (per esempio parchi fotovoltaici ed eolici) a progetti di efficientamento dei consumi energetici nei settori di edilizia, manifatturiero e smart mobility.
- RobecoSAM Smart Energy ( rating 4.7/5). Fondo gestito da Robeco, asset manager riconosciuto come leader nel campo degli investimenti sostenibili e early adopter dei fattori ESG nelle strategie di investimento. Il fondo investe in medie e grandi imprese che hanno almeno il 20% del volume di business proveniente da attività relazionate alla transizione energetica. I temi spaziano dalle infrastrutture di energie rinnovabili (solare) agli sviluppatori di batterie all’avanguardia e alle tecnologie applicate all’efficientamento energetico.