Con la crescita della popolazione mondiale, l’innovazione deve tenere il passo. Soprattutto quando si tratta di accesso ad acqua sicura e pulita. Alla luce delle previsioni delle Nazioni Unite di un deficit del 40% della disponibilità di acqua entro il 2040, ABB ha condotto una ricerca dal titolo “Energy Transition Equation for Wastewater” (la trovi QUI) che svela come un uso migliore delle acque reflue possa allentare la pressione sugli approvvigionamenti. Infatti, quando trattate in modo efficace, le acque reflue possono diventare nuovamente parte del ciclo dell’acqua con l’obiettivo del riuso, dimostrandosi un fonte valida, ma spesso ignorata, nell’affrontare la sfida della scarsità d’acqua. Il processo, inoltre, riduce significativamente la quantità di acqua non trattata scaricata nei fiumi e nei mari, che ha un impatto fortemente negativo sulla salute pubblica, l’ambiente e la fauna ittica. Con oltre 50.000 impianti di trattamento acque reflue in funzione nel mondo e una tasso di crescita del settore previsto di oltre il 7%, l’applicazione su vasta scala contribuisce sensibilmente agli sforzi per combattere la scarsità d’acqua e ridurre le emissioni industriali di CO2, con una potenzialità di risparmio di oltre 100 milioni di tonnellate.
Il trattamento delle acque reflue per combattere la crisi idrica
Spinto dalla crescente domanda di acqua pulita, da una popolazione mondiale in continuo aumento e da norme ambientali sempre più stringenti, si prevede che il settore del trattamento delle acque reflue crescerà globalmente da $300 miliardi nel 2022 a $490 miliardi entro il 2029. Eppure “i dati globali mostrano che solo la metà delle acque reflue è trattata” spiega Brandon Spencer, Presidente della divisione Energy Industries di ABB “Il rilascio di queste ultime nei corsi d’acqua non solo ha effetti disastrosi sugli animali, la biodiversità marina e la salute pubblica, ma è anche uno spreco terribile di risorse.”
Tuttavia, il trattamento delle acque richiede una grande quantità di energia elettrica e si stima che l’industria del trattamento consumi fino al 3% della produzione globale di energia e contribuisca ad oltre l’1,5% delle emissioni globali di gas serra. Con l’obiettivo di contribuire a modificare questo andamento, ABB ha condotto nove mesi di ricerca e modellizzazione con un economista indipendente (Steve Lucas della Developmental Economics) per dimostrare quanto l’adozione e l’integrazione avanzata delle tecnologie di automazione di processo possano contribuire a ridurre le emissioni, i costi e consentire un trattamento più efficiente delle acque reflue anche in termini di efficienza energetica.
Le tecnologie digitali riducono le emissioni e i costi di trattamento
I risultati dimostrano che nei siti di trattamento, le utility possono ridurre le emissioni di CO2 fino a 2.000 tonnellate all’anno – dato derivante dalla media dei risultati per gli impianti di trattamento nuovi (greenfield) ed esistenti (brownfield) -, ovvero il volume equivalente alla CO2 responsabile dello scioglimento di circa 30.000 tonnellate di ghiacciai ogni anno. Con oltre 50.000 impianti di depurazione in attività nel mondo, l’applicazione su vasta scala raggiunge una potenzialità di risparmio di CO2 di oltre 100 milioni di tonnellate.
Inoltre, con l’applicazione di soluzioni digitali e di controllo di processo, le aziende di depurazione possono risparmiare annualmente fino a $1,2 milioni (equivalenti al 9,5 percento) dei costi di gestione in ogni impianto, fornendo alle città un percorso economicamente sostenibile per trattare più acque reflue e ridurre la quantità di acqua non depurata reimmessa nei fiumi e nei mari.
“ABB, con la propria tecnologia, è impegnata a proteggere risorse essenziali quali l’acqua e l’energia con il fine ultimo di contribuire a una società a basse emissioni e a un mondo più sostenibile. Nel 2021, abbiamo ridotto le nostre stesse emissioni di CO2 del 39% rispetto al 2019. Inoltre, in linea con la nostra Strategia sulla Sostenibilità 2030, stiamo collaborando con i nostri clienti allo scopo di ridurre le loro emissioni annuali di almeno 100 mega-tonnellate entro il 2030” aggiunge Brandon Spencer.