Cresce il numero di imprese che puntano su una sostenibilità come parte integrante del loro business e per questo, si sono poste l’obiettivo di generare un impatto positivo in relazione all’ambiente, alla società e alla governance. Con esse aumenta il numero di realtà che si impegnano nel processo del reporting sostenibile. A questo proposito, il Global Survey of Sustainability Reporting 2022 di KPMG mostrava che il 79% delle 100 aziende leader del campione divulgava un bilancio sulla sostenibilità.
L’entrata in vigore della Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD) dell’UE sta avendo un ulteriore impatto sulla rendicontazione degli obiettivi e dei risultati ESG. Oltre a un aumento nel numero delle aziende soggette a questo obbligo, queste realtà devono procedere a divulgare moltissime metriche rendendo questa attività di reporting ancora più impegnativa.
Molte organizzazioni hanno infatti una lunga strada da percorrere nell’ambito dell’ESG, a cominciare dall’attuazione di iniziative concrete e ampie sulle varie sfide, dalla riduzione dei rifiuti tossici all’attuazione di una diffusa diversity. Ma, soprattutto, emerge la necessità di sapersi muovere all’interno di un quadro molto complesso dal momento che l’ESG non solo coinvolge l’intera organizzazione e la sua filiera ma chiede anche alle aziende di definire e sviluppare nuovi processi in linea con gli standard e i requisiti di attuazione, rendicontazione e governance ESG, tra l’altro in continua evoluzione.
Reporting sostenibile: come definire gli obiettivi
Va evidenziato che gli obiettivi ESG non sono stabiliti dai regolamenti di riferimento che forniscono delle linee guida, ma sono piuttosto processi che le aziende stesse devono avviare in base a diversi fattori come ad esempio:
- Analisi del contesto. L’azienda analizza le proprie operazioni, il contesto normativo e di mercato, e identifica le aree ESG che sono più rilevanti per la propria attività (es. riduzione delle emissioni di CO2, pratiche lavorative eque, governance trasparente).
- Dialogo con gli stakeholder. Spesso le aziende consultano investitori, dipendenti, clienti e comunità per comprendere quali aspetti ESG sono considerati critici.
- Valutazioni di rischio e opportunità. Le aziende esaminano i rischi legati al mancato rispetto di determinati criteri ESG (ad es., sanzioni normative o perdita di investitori) e le opportunità che possono derivare dal miglioramento in queste aree (es., attrarre investitori sensibili alla sostenibilità, miglioramento dell’immagine del proprio Brand, ecc.).
- Definizione degli obiettivi. Quando si è compreso dove focalizzarsi, l’azienda fissa obiettivi chiari, misurabili, incrementali e con scadenze definite. Questi obiettivi potrebbero includere per esempio la riduzione del 30% delle emissioni di CO₂ entro il 2030 o l’aumento della presenza femminile nel consiglio di amministrazione fino al 40%.
Il reporting sostenibile passa dalla tecnologia
Una volta definiti gli obiettivi, esistono delle soluzioni software che aiutano le organizzazioni a monitorare e rendicontare i progressi in modo conforme agli standard internazionali e alle normative.
Nel dettaglio le soluzioni digitali per l’ESG consentono alle aziende di:
- Monitorare i progressi: permettono la raccolta dei dati rilevanti all’interno dell’azienda e li confrontano con gli obiettivi stabiliti. Possono ad esempio tracciare le emissioni con la frequenza di disponibilità del dato calcolando automaticamente se l’obiettivo fissato è stato raggiunto o se sarà raggiungibile, in funzione della parametrizzazione preimpostata.
- Generare report: questi dati sono poi trasformati in report conformi ai framework internazionali (come GRI o CRSD) che possono essere presentati agli investitori e alle autorità di regolamentazione.
- Identificare gap o aree di miglioramento rispetto agli obiettivi prefissati per pianificare opportune azioni correttive.
Va aggiunto che fissare obiettivi ESG inferiori alla media di settore può comportare penalizzazioni sia in termini di immagine che di accesso ai capitali. Dunque, le aziende devono essere consapevoli dei benchmark di settore e delle best practices da adottare in ambito ESG per evitare di restare indietro. Per farlo, possono raccogliere dati da fonti affidabili come le ESG Rating agency, report settoriali, normative, ma sono disponibili anche applicazioni che consentono di monitorare in maniera più semplice e veloce le performance rispetto a standard nazionali e internazionali. Per esempio rendendo disponibile un repository normativo del o dei framework cui si è interessati via API, l’accesso a informazioni settoriali e di mercato via API o web scraping o web services, comparando le performance dell’azienda con quelle dello stesso settore, ecc.
Reporting sostenibile: quale software ESG?
Il mercato offre un’ampia gamma di soluzioni software per il reporting sostenibile e quindi per supportare la gestione dei processi ESG. Le aziende dovrebbero scegliere la più adatta in funzione del livello di automazione, della complessità e del budget a disposizione. In base a queste direttrici possiamo suddividere i software in tre categorie principali:
1. Soluzioni Entry Level
Questi strumenti, solitamente basati sui tool CPM (Corporate Performance Management) offrono funzionalità limitate, spesso focalizzate su specifiche metriche come il monitoraggio delle emissioni o il consumo energetico. Tuttavia, l’inserimento manuale dei dati e la scarsa automazione rappresentano un limite per chi cerca maggiore efficienza. Le imprese che utilizzano questi strumenti tendono a creare report standardizzati, basati su un framework specifico (GRI, CRSD, ISSB, Ecc..), ma la possibilità di personalizzazione è ridotta. La mancanza di integrazione con altri sistemi aziendali limita la capacità di espandere la gestione ESG oltre l’analisi interna. Ciononostante, questi software rimangono una buona soluzione per quelle realtà cerca un punto di partenza accessibile.
2. Soluzioni Mid Level
Questi software semi-automatizzati permettono una gestione più efficiente rispetto alle soluzioni di base grazie alla possibilità di personalizzare KPI e report in base alle esigenze specifiche dei vari stakeholder. Consentono inoltre l’integrazione con altri sistemi aziendali, come soluzioni di Bilancio Consolidato, ERP, HRM, CRM, ecc.., rendendo più agevole la raccolta dei dati su larga scala. La conformità normativa è garantita grazie alla copertura di standard ESG riconosciuti a livello internazionale, facilitando il reporting per autorità e investitori. Possiedono un proprio Repository Normativo, un Workflow e talvolta anche un buon sistema di audit trail.
3. Soluzioni High Level
Quando si parla di multinazionali o aziende con operazioni complesse, l’adozione di software completamente automatizzati rappresenta una svolta decisiva. Questi strumenti non solo monitorano le prestazioni ESG, ma forniscono analisi avanzate grazie all’uso di intelligenza artificiale e machine learning, individuando potenziali rischi e opportunità in tempo reale e con l’automazione completa della raccolta e dell’elaborazione dei dati che riduce al minimo l’intervento umano. Le funzioni di aggiornamento del repository normativo, del web scraping, di ETL interni per l’accesso alle eventuali nuove fonti lo rende uno strumento capace di adattarsi ai mutamenti che necessariamente avverranno. Le capacità di analisi predittiva e gestione del rischio rendono queste piattaforme essenziali per chi vuole prevedere l’impatto futuro delle proprie azioni ESG e prendere decisioni strategiche. Inoltre, l’integrazione con i sistemi aziendali assicura che l’ESG venga gestito come parte integrante dell’intera catena del valore, dalla produzione alla distribuzione.
In conclusione, indipendentemente dal software che viene selezionato per il reporting sostenibile e quindi dal livello di automazione scelto, investire nella tecnologia per la gestione ESG non è solo una questione di conformità, ma una scelta strategica per sviluppare un futuro più sostenibile e competitivo. In questa direzione si colloca il lavoro dei consulenti di Axiante.