Le organizzazioni di tutto il mondo cercano di bilanciare i loro obiettivi di crescita con la necessità di costruire aziende sostenibili, ed è fondamentale che questo equilibrio si estenda anche all’uso della tecnologia. “Sebbene le soluzioni tecnologiche possono contribuire a risolvere i problemi ambientali, l’IT nel suo complesso ha un’impronta di carbonio significativa. È il cosiddetto paradosso del digitale: se da un lato l’innovazione tecnologica abilita la transizione ecologica, dall’altro la sua impronta ambientale ha dimensioni indubbiamente importanti” ha dichiarato Laura Muratore, Sales Director di Capgemini in Italia.
Secondo la ricerca “Climate AI: How artificial intelligence can power your climate action strategy” condotta dal Capgemini Research Institute, l’intelligenza artificiale ha permesso la riduzione del 13% di emissioni in due anni e si stima che migliorerà del 15% l’efficientamento energetico nei prossimi 3-5 anni. L’altro lato della medaglia è l’impatto indubbiamente profondo della tecnologia sull’ambiente: se fosse un Paese, l’industria IT sarebbe il secondo consumatore di elettricità al mondo dopo la Cina. Per di più si stima che il numero di dispositivi connessi crescerà del 229% entro il 2030.
Queste premesse ci portano a due quesiti fondamentali: come riduciamo al minimo l’impatto della tecnologia? E in che modo la tecnologia rende il business più sostenibile e permette di monitorare e rendicontare l’impatto ambientale?
“Per Capgemini, il Sustainable IT si divide in due aree di trasformazione: “Green IT”, inteso come un IT con impatto ambientale ridotto, e “IT for Green”, inteso come il supporto che l’IT fornisce al business nel monitoraggio e nella rendicontazione dell’impatto ambientale, da un lato, nella progettazione e realizzazione di nuovi prodotti, servizi o modelli di business sostenibili dall’altro” prosegue Laura Muratore.
Secondo il report del Capgemini Research Institute dal titolo “Sustainable IT: Why it’s time for a Green revolution for your organization’s IT”, le organizzazioni che hanno sviluppato una roadmap completa per accelerare l’implementazione di un IT sostenibile hanno ottenuto punteggi migliori in ambito ESG (61%), una maggiore customer satisfaction (56%) e un risparmio sulle imposte da pagare (44%). Nonostante ciò, le aziende restano ancora poco consapevoli di come implementare pratiche IT sostenibili e di come contribuire proattivamente a ridurre l’impatto ambientale delle operazioni IT: solo il 6% delle aziende ha infatti raggiunto un elevato livello di implementazione dell’IT sostenibile.
Dall’indagine emerge un chiaro divario di consapevolezza sull’impatto ambientale dell’IT, con il settore della produzione industriale che registra la percentuale più bassa (28%).
In termini di strategia, la metà delle aziende ha definito un approccio per la sostenibilità in senso ampio, ma meno di una su cinque (18%) presenta una strategia in ambito IT sostenibile con obiettivi e scadenze ben definiti. Basti pensare che meno del 20% delle organizzazioni eco-progetta i propri prodotti e servizi digitali e meno di un leader su due è consapevole dell’impronta ambientale del proprio IT.
“Questo gap è aggravato dal fatto che l’IT sostenibile non riceve la stessa attenzione e le stesse risorse di altre iniziative green, anche se nell’ultimo anno Capgemini ha assistito e contribuito a una decisa accelerazione su questi temi anche all’interno delle aziende italiane” ha sottolineato Laura Muratore.
A partire da questo scenario, Capgemini ha messo a punto un framework di sostenibilità articolato con un’offerta che si sviluppa lungo tre direttrici: l’implementazione di strategie e roadmap per la trasformazione dei business in un’ottica sostenibile, o Commit; prodotti e servizi sostenibili, sustainable operations e, appunto, il sustainable IT, o Act; e infine, i dati e le piattaforme per la misurazione dei criteri ESG, o Monitor.
Su quest’ultimo aspetto, Capgemini ha registrato una crescente richiesta di piattaforme per monitorare in maniera certificabile i dati ESG e per fare simulazioni che consentano di indirizzare in maniera ragionata le scelte di business in merito alle strategie e alle iniziative di sostenibilità. Come dimostrato dalla ricerca del Capgemini Research Institute “Data for Net Zero: Why data is key to bridging the gap between net zero ambition and action”, se da un lato la stragrande maggioranza delle aziende riconosce il valore dei dati sulle emissioni (85%), dall’altro la metà di esse sostiene di non riuscire a utilizzarli efficacemente nei processi decisionali.