Circa il 90% delle aziende italiane riconosce che l’utilizzo dell’intelligenza artificiale (AI) sarà cruciale per rimanere competitive nei prossimi cinque anni. Tanto che il 40% delle aziende italiane ha già implementato soluzioni AI-based, mentre il 23% ne sta sperimentando di nuove. Tuttavia, il risk management rispetto all’uso di questa tecnologia e la garanzia del rispetto dei principi etici all’interno di un modello di AI Governance sono ancora temi fortemente trascurati.
Lo ha rivelato la Trustworthy AI Survey, condotta da Deloitte insieme ad ABI Lab, Centro di ricerca per l’innovazione del settore bancario, e SIpEIA, Società Italiana per l’Etica dell’Intelligenza Artificiale, su un campione di 47 imprese italiane e multinazionali operanti nel nostro Paese in diversi settori, tra cui energia, logistica, automotive, finanza, pubblica amministrazione, tech, media, telecomunicazioni e farmaceutico.
Come emerso dal report, le priorità che emergeranno nei prossimi due anni riguardano l’implementazione di una Data Strategy (42%), l’applicazione dell’AI su tutti i principali processi di business e le operations (27%) e lo sviluppo o acquisizione di competenze specifiche (25%).
L’adozione dell’AI in Italia: sfide e opportunità per le aziende
Secondo lo studio, il 34% delle aziende italiane prevede un crescente utilizzo dell’AI per ridurre i costi, il 33% per migliorare i processi decisionali e il 27% per ottimizzare i prodotti e servizi esistenti. Nonostante ciò, solo il 12% delle aziende italiane ha integrato un modello di Risk Management per gestire i rischi relativi all’AI, e il 19% ha definito processi di valutazione della compliance dell’AI rispetto alle normative. Inoltre, trasparenza e fairness sono ancora poco considerate dalle aziende, che investono soprattutto sulla privacy, sulla sicurezza e sulla robustezza dei sistemi.
La ricerca ha anche mappato la maturità di sviluppo e utilizzo dell’AI e la capacità di garantire una governance etica nelle imprese italiane. Le aziende virtuose costituiscono solo il 17% del campione. Da un lato ci sono le aziende leader del settore che hanno un elevato numero di implementazioni AI e processi per garantire l’applicazione dei principi etici. Dall’altro si posiziona la maggior parte delle aziende italiane (59%) che dispone solo di una o due soluzioni AI in produzione e non ha ancora definito processi per garantire l’equità e la trasparenza dei sistemi. Solo il 22% di esse ha definito la propria AI Strategy. Il 7% ha un modello aziendale di AI Governance attualmente operativo, il 22% lo sta definendo. Nel mezzo ci sono le aziende “Risk Adverse”, che presentano un numero limitato di implementazioni AI ma che riescono a garantirne una governance in linea con i principi etici. Rispettivamente rappresentano il 9% e il 15% del campione.
Per la governance etica dell’AI servono strategia e competenze
È interessante notare come il settore di appartenenza delle aziende costituisca un fattore discriminante rispetto alla maturità di adozione di un’AI Strategy: il 60% dei rispondenti appartenenti al settore finanziario, ad esempio, ne ha già definita una, mentre lo stesso accade solo per il 14% dei rispondenti nel settore industriale.
I risultati della survey hanno permesso infine di tracciare le principali sfide che le aziende stanno affrontando in merito all’implementazione dell’AI. Le aziende, in modo pressoché indipendente dal settore di apparenza e dalla categoria di maturità, accusano una mancanza di competenze o personale qualificato (36%), la difficoltà nell’identificazione dei casi di utilizzo più rilevanti per il business (36%) e la difficile integrazione dell’AI nei processi dell’azienda (34%).