Cambiamento Climatico

Intelligenza artificiale: nuove soluzioni contro il Climate change

Secondo il nuovo report del Capgemini Research Institute, le nuove frontiere tecnologiche possono supportare governi e mercati nell’avvio di progetti volti a limitare gli effetti del surriscaldamento e possono garantire fino al 45% di abbattimento delle emissioni. Ma oggi solo il 13% delle imprese è già un “Champion” in materia

Pubblicato il 21 Gen 2021

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Sfruttare l’intelligenza artificiale (AI) come arma contro gli effetti dei cambiamenti climatici? Una frontiera che ha tutti i numeri per diventare realtà. Lo afferma la ricerca “Climate AI: How artificial intelligence can power your climate action strategy”, condotta dal Capgemini research institute in partnership con right.based on science, startup attiva nella lotta al cambiamento climatico. Secondo quanto emerso, infatti, i casi d’uso abilitati dall’intelligenza artificiale contro il climate change hanno il potenziale per supportare le organizzazioni a raggiungere fino al 45% dei loro obiettivi di riduzione delle emissioni (Economic emission intensity – Eei) delineati nell’Accordo di Parigi. Si tratta, tuttavia, di un’opportunità ancora tutta da indagare. Se da un lato, infatti, l’intelligenza artificiale offre molti casi d’uso di azioni sul clima, dall’altro solo il 13% delle organizzazioni oggi ha già raggiunto la meta e riesce a unire con successo una vision sul clima con le competenze in questo ambito tecnologico.

AI per l’ambiente: il 48% delle aziende ci sta già provando

Secondo l’indagine, due terzi (67%) delle organizzazioni hanno fissato obiettivi di business a lungo termine per affrontare il cambiamento climatico. E molte di loro hanno compreso la potenzialità dell’AI, tanto che più della metà delle organizzazioni (53%) sta andando oltre la fase pilota o proof of concept. A differenza di molte tecnologie che si occupano di un aspetto specifico, come ad esempio la cattura del carbonio o le fonti di energia rinnovabili, l’AI può accelerare le azioni messe in campo dalle aziende per combattere il cambiamento climatico in tutti i settori e in tutte le catene del valore.

I casi d’uso dell’AI includono il miglioramento dell’efficienza energetica, la riduzione della dipendenza dai combustibili fossili e l’ottimizzazione dei processi per favorire la produttività. Uno scenario che fa particolarmente gola alle imprese: lo dimostra il fatto che, degli 800 dirigenti intervistati (responsabili in ambito di sostenibilità e tecnologia in 400 organizzazioni del settore automobilistico, della produzione industriale e di processo, dell’energia e delle utility, dei prodotti di consumo e del retail), quasi la metà (48%) utilizza l’AI per attività finalizzate a combattere il cambiamento climatico e, di conseguenza, dal 2017 ha ridotto le emissioni di gas serra (Ghg) del 12,9%, ha migliorato l’efficienza energetica del 10,9% e ha ridotto gli sprechi dell’11,7%.

Il potenziale impatto positivo dell’AI è notevole: le organizzazioni impegnate su questo fronte si attendono infatti di ridurre le emissioni di gas serra del 16% nei prossimi tre-cinque anni attraverso progetti dedicati. In tutti i cinque settori considerati, la ricerca ha rilevato che i casi d’uso abilitati dall’AI possono soddisfare fino al 45% dei requisiti dell’Accordo di Parigi da qui al 2030. Ma è il settore del consumer retail a presentare il maggior potenziale di miglioramento, con una quota stimata del 45%, mentre dovrebbe attestarsi all’11% per quello wholesale.

Superare gli ostacoli per implementare le soluzioni migliori

Attraverso l’analisi di più di 70 casi d’uso basati sull’AI per lo sviluppo di azioni per la lotta al cambiamento climatico, Capgemini ha identificato i 10 casi d’uso con il maggiore impatto. Si va dalle piattaforme per l’ottimizzazione del consumo di energia agli algoritmi per identificare automaticamente i difetti e prevedere i guasti senza interrompere le operazioni, sino ai sistemi per tracciare le perdite nei siti industriali di elementi chimici nocivi per l’ambiente.
Per implementare con successo l’AI, tuttavia, è necessario superare gli ostacoli. Oggi più di otto organizzazioni su dieci spendono meno del 5% del capitale destinato agli investimenti specifici e al monitoraggio dei dati per combattere il cambiamento climatico. Inoltre, la metà (54%) delle organizzazioni conta al proprio interno meno del 5% di dipendenti con le competenze necessarie per svolgere ruoli che implicano la gestione di dati o che si basano sull’AI. A questo va aggiunto il fatto che più di un terzo (37%) dei dirigenti che si occupano di sostenibilità hanno ridotto i propri obiettivi climatici alla luce della pandemia di Covid-19, con il rallentamento più significativo nel settore dell’energia e delle utility. Il 38% di tutte le organizzazioni ha ridotto le spese in conto capitale destinate alle iniziative per il clima.

Solo il 13% delle aziende sono Climate AI Champions

Come detto, solo il 13% delle organizzazioni ha allineato la propria vision e strategia per la lotta al cambiamento climatico con le proprie competenze in ambito AI, un gruppo che Capgemini definisce Climate AI Champions. Due quinti di questi ultimi sono europei, seguiti dalle Americhe e dall’Asia-Pacifico. I Climate AI Champions sono più vicini al raggiungimento dei target relativi al contenimento dell’innalzamento delle temperature stipulati nell’Accordo di Parigi sia per quanto riguarda le emissioni Scope 1 sia per le emissioni Scope 2 e hanno fatto notevoli progressi nell’implementazione dell’AI per ridurre le emissioni dirette.

Un impegno che deve partire dai vertici

“Affrontare la questione del cambiamento climatico è responsabilità di tutti e nonostante l’AI abbia il potenziale per avere un impatto significativo, solo una piccola parte delle organizzazioni la sta attivamente utilizzando per questo scopo”, ha dichiarato Andrea Falleni, amministratore delegato di Capgemini in Italia. “L’impegno verso il clima deve partire dai vertici dell’organizzazione, allineando l’utilizzo di dati e soluzioni AI a un’agenda strategica fondata sulla sostenibilità. Senza una direzione chiara, viene a mancare il collegamento tra le intenzioni e la loro esecuzione attraverso la tecnologia. Le organizzazioni hanno l’opportunità di implementare soluzioni in ambito AI per raggiungere i propri obiettivi di sostenibilità, utilizzando strutture in grado di educare, creare consapevolezza, stabilire modelli operativi scalabili e gestire i dati per fornire risultati di business tangibili. Naturalmente questo richiede che le soluzioni di AI siano concepite, costruite, implementate e monitorate secondo principi di progettazione sostenibile per garantire un impatto ambientale complessivamente positivo”.

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