Green IT, elogio dell’imperfezione e superamento della complessità: così, in sintesi davvero estrema, potremmo sintetizzare quanto emerso nel corso di una tavola rotonda, organizzata da Elmec, in collaborazione con Pure Storage e la testata ESG360 di Gruppo Digital 360 dal titolo “Green Data Center: come l’IT sostenibile influisce oggi sulla competitività aziendale”. Una Green IT che risponde non solo alla domanda di sostenibilità, ma che è anche una eccellente occasione per affrontare la complessità e per “mettere ordine”, ripensando i tasselli e i componenti che compongono il mosaico dell’IT aziendale.
L’incontro, cui hanno preso parte insieme ad Alessandro Ballerio, CEO di Elmec , Paolo Fontana, Country Manager Pure Storage, Massimo Ficagna, Senior Advisor presso gli Osservatori Digital Innovation Politecnico di Milano e CIO appartenenti ai settori più diversi, dal fashion all’automotive, dal manufacturing al finance, aveva come obiettivo provare a fare il punto su come l’IT sostenibile influisca oggi sulla competitività aziendale e apra nuove prospettive di competitività ed efficienza per le imprese.
L’assunto di partenza è chiaro: “nessuna azienda può raggiungere i propri obiettivi di sostenibilità senza il supporto fondamentale dell’innovazione tecnologica e dell’innovazione digitale. Il rapporto diretto tra innovazione digitale e sostenibilità è stato ampiamente confermato ed evidenziato”, come ha sottolineato in apertura Mauro Bellini, direttore di ESG360 e moderatore dell’evento.
Se dunque l’IT è un fattore determinante per guidare e sostenere la trasformazione sostenibile di organizzazioni e imprese, parimenti non si può trascurare il fatto che vi sia un’altra dimensione che sta prendendo sempre più consistenza e importanza: la sostenibilità della stessa IT, ciò che viene definito Green IT o Green Computing, vale a dire la necessità per le imprese di disporre di servizi, prodotti, tecnologie che siano a loro volta in linea con i principi della sostenibilità ambientale e sociale. Ovvero che siano nativamente sostenibili.
Ed è in questo scenario che assume ancora maggiore importanza la possibilità di contare anche su provider in grado di garantire servizi IT a basso impatto ambientale, con attenzione a tematiche critiche che spaziano dal rispetto delle nuove normative al sustainable reporting, dal miglioramento della carbon footprint ai rating ESG, dai requirement del green procurement al contributo alla reputazione sostenibile.
Una domanda computazionale in continua crescita
Spetta a Massimo Ficagna, Senior Advisor presso gli Osservatori Digital Innovation Politecnico di Milano fare il punto sull’evoluzione tecnologica degli ultimi anni.
Anni nei quali “abbiamo visto un’esigenza di digitale sempre crescente”, ha subito sottolineato. “I nuovi trend digitali, dall’AI all’IoT, dal metaverso al videostreaming, dal quantum computing al cloud gaming, fino ad arrivare a blockchain e cryptomining, richiedono maggiore capacità computazionali, potenze di calcolo davvero importanti”. A maggior ragione in uno scenario che ha abbracciato in modo sempre più convinto il paradigma del cloud, sia in modalità hybrid, sia addirittura in ottica multicloud, adottato dal 44% delle grandi imprese.
In questo scenario, cresce anche il bisogno di datacenter e di infrastrutture in grado di sostenere i nuovi bisogni computazionali e il crescente flusso di dati.
“Dai 153 datacenter, gestiti sul territorio italiano da 63 provider, del 2021, dovremmo arrivare tra quest’anno e il prossimo a 186 datacenter in Italia, con l’ingresso sul nostro mercato di sei nuovi attori”, ha spiegato Ficagna. “Il nostro Paese parte con un gap infrastrutturale rispetto ad altre aree dell’Europa: per questo siamo convinti che vi sia spazio per ulteriori aperture di infrastrutture abilitanti, anche in considerazione del fatto che i datacenter sono di fatto una infrastruttura critica per la crescita di economica del Paese”.
Una sempre maggior focalizzazione sui temi green
Ficagna sottolinea come sul fronte datacenter oggi l’attenzione sia molto alta sulle tematiche green.
“In questi anni, i forti miglioramenti dell’efficienza hanno contribuito a limitare la crescita della domanda di energia da parte dei data center e delle reti di trasmissione dati a livello globale, tant’è che a fronte di una crescita esponenziale di utenti e dati, non c’è stata una corrispondente crescita del fabbisogno energetico”, ha spiegato.
Soprattutto, c’è un approccio olistico al datacenter, che va oltre la tradizionale misurazione del PUE (Power Usage Effectiveness).
“Ci sono molti altri indicatori di cui oggi si comincia a tenere conto: il design eco-friendly, le fonti energetiche utilizzate, la gestione energetica, l’adozione di pratiche di virtualizzazione e containerizzazione, l’implementazione di server e storage energy saving, il waste management, l’hardware lifecycle management, l’orchestrazione dei workload, l’endpoint power management, il green software…”.
Tante variabili sempre più determinanti che invitano a considerare e a parlare di una sostenibilità a 360° anche per l’IT.
“Green IT – è stata la sintesi – è un approccio all’IT che riduce gli sprechi e le emissioni, contribuendo ad un pianeta più sano, che incoraggia l’uso di tecnologie ad alta efficienza energetica che possono far risparmiare denaro, che consente la conformità a leggi e regolamenti, che di fatto migliora la percezione del marchio da parte dei clienti e dei partner, che aiuta a reclutare e fidelizzare i migliori talenti e che stimola l’ideazione e sviluppo di soluzioni innovative ai problemi ambientali”.
Il confronto tra C-Level di imprese attive in diversi settori
Nonostante la diversità dei settori, delle esperienze maturate, del livello di maturità del percorso in essere, non sono pochi i punti in comune espressi dai CIO presenti all’incontro.
Tutte le aziende hanno convintamente abbracciato la sostenibilità come valore da perseguire a 360°. Non esiste una specifica strategia Green IT: c’è una strategia green dell’azienda. Di conseguenza, qualunque scelta l’IT faccia, dall’hardware ai servizi, porta con sé anche un parametro di sostenibilità.
Lo chiede l’azienda, ma lo chiedono anche i clienti, innescando, di fatto, un circolo virtuoso.
Questo significa che la funzione IT non solo non è esclusa, non solo è chiamata a muoversi nella stessa direzione di tutte le altre funzioni, ma può giocare anche un ruolo abilitante.
Certo, in alcuni settori il peso dell’IT sulla spesa e sul consumo energetico sono irrilevanti rispetto al core business, ma è comunque importante che tutta l’azienda si muova nella stessa direzione.
In generale, si parte dal procurement di beni e servizi, per poi toccare asset critici come data center e applicazioni.
Green IT come occasione per un ripensamento dell’IT
Il refresh delle strategie IT in ottica cloud first, con il passaggio al cloud ibrido, l’adozione di logiche a microservizi, il ripensamento delle architetture esistenti, così da poter sostituire sistemi obsoleti e poco efficienti, sono i primi passi convinti nella direzione di una sostenibilità che unisce performance, efficienza e gestione responsabile delle risorse.
Del resto, è stato sottolineato, serve un approccio strutturato e formale, che preveda anche la sostituzione di applicazioni datate, che rappresentano un vero e proprio ostacolo allo sviluppo di strategie green. Serve poi sfruttare al meglio i servizi SaaS, occorre superare i tanti “constraint”, in alcuni casi “smontando” i modelli esistenti, abbracciando logiche a microservizi, cercando di sfruttare i vantaggi che ne possono derivare.
La sfida di superare le complessità di una IT “stratificata”
Posto dunque che la tematica green è presente in tutte le realtà, non fosse altro per la riduzione dei costi che porta con sé, tuttavia, è innegabile che la stratificazione di tante scelte del passato porta molta complessità.
Per questo è fondamentale fare un assessment accurato, prima di partire con qualsiasi iniziativa, per capire dove iniziare e perché.
Ma un approccio green o comunque sostenibile parte anche dalle “piccole” cose. Come adottare pratiche di economia circolare, riutilizzando gli asset per dar loro una seconda vita. O come fare scelte più consapevoli rispetto al passato per alcuni componenti come ad esempio per le batterie, pensando a soluzioni di nuova generazione, come litio o vanadio, cercando di valutarne l’impatto per tutto il loro intero ciclo di vita.
O ancora, sempre per restare sul tema energetico, dandosi un obiettivo chiaro: comprimere e massimizzare l’impiego di energia, in una logica di massimo utilizzo senza dispersioni.
Si avverte in generale un forte richiamo alla consapevolezza: è necessario avere un corretto inquadramento su tutti gli aspetti, anche quelli che sfuggono alla nostra visione immediata o anche quelli che sembrano più marginali, ma che grazie ai dati e al digitale possono essere colti e gestiti con maggior precisione.
Rimanendo sul tema dei dati dal confronto è emerso che stiamo inquinando moltissimo proprio con i dati e che dobbiamo avere una maggiore responsabilità in merito ai dati che produciamo. Per questo è importante cominciare a pensare con maggiore attenzione a quali siano i dati che davvero servono, implementando strategie di corretta governance.
La sfida di misurare la sostenibilità
Non mancano poi gli interrogativi. Soprattutto di tipo economico.
Posto che sia corretto e doveroso muoversi verso logiche Green, non è facile capire quanto le azioni messe in campo abbiano un effetto (positivo) diretto sulle marginalità.
Mancano ancora, e questo è un punto sul quale viene posto forte l’accento, le unità di misura del green-premium.
C’è una tensione spasmodica verso una transizione green, ma nessuno è realmente certo che il “gioco” sia a somma zero, perché ancora mancano i KPI di riferimento.
Probabilmente siamo ancora lontani dalla maturità, ma, analogamente a quanto già accaduto con il GDPR, anche per le tematiche ESG e per la sostenibilità in generale serviranno non solo KPI espliciti, pubblici e verificabili, ma anche qualche certificatore che prenda in carico le due diligence su queste tematiche.
Dal confronto emerge infatti chiaro che non esiste una sola soluzione, men che meno una soluzione che si adatti a qualunque realtà.
Ciascuno deve trovare la propria strada, nella convinzione che non ci si deve fermare. Non ora.
Partnership, la parola chiave per la Green IT
Ed è di fronte a questa determinazione che entrano in gioco Alessandro Ballerio, CEO di Elmec e Paolo Fontana, Country Manager di Pure Storage in Italia, in qualità di partner strategici e tecnologici di questa transizione.
Elmec vanta una storia e una proposizione di servizi che da tempo vanno nella direzione della gestione dell’eterogeneità e della complessità, con un occhio molto attento anche al tema della sostenibilità. Ecco perché in fase di realizzazione del suo nuovo Data Center ha incentrato le scelte tecnologiche su vendor, come Pure Storage, che fossero nativamente sostenibili.
Il percorso Green Data Center di Elmec
“Green si sposa con efficienza e risparmio”, esordisce Ballerio, raccontando come fin dal 2015 Elmec abbia fatto un investimento importante nella realizzazione di un datacenter tier 4, con un PUE pari a 1,15.
Rispondendo alle osservazioni dei CIO presenti al tavolo, Ballerio sottolinea che se è vero che per le imprese il core è oggi rappresentato dal business e non dall’IT Green, è altrettanto vero che “l’IT può portare un grande contributo di efficienza nel core business. Ed è vero che se il tema della misurabilità è ancora aperto ci sono davvero molti gli aspetti sui quali l’IT può essere concretamente d’aiuto”. Del resto, su molti temi, in primis sulla circolarità, oggi ci sono commitment forti, che partono già dai capitolati di fornitura che definiscono le caratteristiche di sostenibilità della fornitura stessa.
Soprattutto, Ballerio non concede né si concede alibi: “È vero che alcune cose possono essere forse non misurabili, ma sono per lo meno osservabili. Per una realtà come la nostra, l’IT è il core business e l’ottimizzazione è il nostro lavoro. Misuriamo il PUE del nostro datacenter perché per noi significa un risparmio o una spesa. Usiamo il fotovoltaico, ma stiamo lavorando alla realizzazione di una centrale a biomasse, così da poter coprire insieme ai pannelli l’intero fabbisogno del nostro datacenter con energia green. Ed è un valore che mettiamo a disposizione dei nostri clienti. Soprattutto sottoponiamo tutti i nostri partner e fornitori, come Pure Storage, a un esame di maturità che ci aiuti a comprendere quali sono le efficienze che riusciamo a raggiungere”.
L’invito è chiaro: “Ci sono tanti indicatori che rappresentano dei punti di partenza che consentiranno di arrivare ad avere degli standard di riferimento sempre più chiari e precisi. Si sta già lavorando su quei dati che ci servono per calcolare una carbon footprint magari ancora imperfetta, sicuramente migliorabile, ma che rappresenta un punto di riferimento importantissimo. Fino a qualche anno fa non ci si preoccupava di questi temi. Si preferiva parlare di performance non di green. Oggi proviamo a mettere sul piatto l’efficienza.
Green IT: un win-win immediato
L’efficienza porta benefici, non costi. Ed è per questo che il green rappresenta un win-win immediato.
Concretamente, per Elmec tutto questo si traduce in grande lavoro sui consumi, sulle infrastrutture, sull’ottimizzazione precisa di tutte le risorse energetiche, sulla predisposizione degli ambienti stessi in modo da creare le condizioni per ottenere il miglior impatto possibile.
Tutto questo è poi accompagnato da una grande attenzione ai temi “climatici” nella stessa progettazione e nel design del data center, con le sale rivolte a Nord, ad esempio, per favorire il raffreddamento e per ridurre i consumi, nell’installazione di energie rinnovabili, nell’adozione di tecnologie di cooling più efficienti, con soluzioni per il ricambio d’aria a loro volta ispirate a criteri di sostenibilità.
A questi aspetti si è aggiunta la scelta strategica di lavorare con aziende come Pure Storage per contare su tecnologie concepite per essere nativamente green, per erogare potenza di calcolo con il miglior rapporto possibile in termini di consumo energetico.
Pure Storage: il ruolo chiave di tecnologie nativamente sostenibili
Da parte sua Paolo Fontana sottolinea come Pure Storage si sia posta l’obiettivo di supportare le esigenze trasformazionali delle imprese facendo leva nativamente su un nuovo rapporto con tutte le risorse necessarie a rispondere alla domanda di storage. Per rafforzare e accelerare i processi di trasformazione e digitalizzazione occorreva far fare un salto di qualità in merito al grande tema dello storage. Un salto di qualità che fosse in grado di portare un miglioramento disruptive in tutte le sue diverse dimensioni.
L’innovazione tecnologica ha rappresentato dunque una scelta strategica fondamentale nella costituzione stessa dell’azienda. Pure Storage ha scelto di dare vita a una soluzione in grado di garantire performance elevate, dimensioni ridotte e consumi contenuti. Si è scelto di lavorare in modo potentemente innovativo su questi tre driver di riferimento.
“Oggi, utilizzare un sistema di memoria di massa che consuma poco, ha grande capacità e occupa meno spazio significa già avere un carbon footprint molto ridotto rispetto al passato. E risponde a logiche di sostenibilità anche garantire una durata di vita del prodotto più lunga, fare aggiornamenti solo quando serve, garantire SLA sempre più orientati all’efficienza. Inoltre in un momento storico come quello che stiamo vivendo, avere una tecnologia che consente di abbattere i consumi dello storage fino all’85% portandosi dietro un notevole risparmio economico, non è cosa da sottovalutare ”.
I saving sono misurabili grazie alla console di management di Pure1 che mette in evidenza la quantità di energia risparmiata dal cliente che ha scelto la tecnologia Pure Storage. Inoltre, anche con l’aiuto di partner come Elmec, è possibile aiutare i clienti a verificare i loro consumi effettivi ed avere una “chiara valorizzazione del costo della transizione”.
Una governance dei sistemi che contribuisce agli obiettivi di sostenibilità
Rientrano in questo ambito, con un impatto diretto sulla sostenibilità, anche le politiche di governance finalizzate al miglioramento nella gestione dei costi di governo delle macchine, come nel caso della semplificazione nei processi di apprendimento del personale che permettono di velocizzare il deployment di nuovi servizi e che portano miglioramenti nel time to market. Si tratta di fattori che contribuiscono fattivamente alla riduzione del footprint, e che rispondono all’altro grande tema che accompagna il percorso Green della riduzione concreta nella complessità di gestione. Non ultimo, giova ripeterlo, rappresenta un ulteriore contributo alla riduzione dei consumi in rapporto alla potenza e dei costi di gestione.
Un altro aspetto rilevante che questo approccio responsabile alla tecnologia mette a disposizione delle imprese è rappresentato dalla possibilità di creare condizioni di servizio e di costo ideali per ogni tipologia di utente, anche per chi desidera mantenere una “user experience” da on-prem nel momento in cui deve ripensare le logiche del proprio data center. Una personalizzazione che comprende fattori legati alla gestione del dato e alla sicurezza e che contribuendo fattivamente alla riduzione della complessità contribuiscono in modo diretto anche a una maggiore efficienza e a un miglioramento della sostenibilità.
Una serie di benefici che esprimono il proprio valore, come ampiamente osservato nell’ambito della tavola rotonda, in funzione del contesto in cui queste soluzioni sono collocate. La partnership con Elmec rappresenta un esempio concreto di come tecnologia, governance, focalizzazione sulla gestione responsabile di tutte le risorse permetta di creare le condizioni ideali per la Green IT.