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GenAI, IBM sceglie l’open source. Rebattoni “il vero focus è sulla governance”



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La GenAI richiede un cambiamento culturale profondo e una collaborazione trasversale in azienda. E per una implementazione rapida e responsabile, i CEO devono puntare su una governance efficace. Ecco come IBM si sta impegnando a fornire una maggiore trasparenza

Pubblicato il 3 giu 2024

Claudia Costa

Web Content Editor



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La GenAI (Generative AI) rappresenta oggi uno strumento fondamentale per aumentare produttività e competitività. Tuttavia, per sfruttare appieno questo potenziale, occorre una cultura aziendale aperta all’innovazione e disposta a investire in nuove tecnologie, il che implica una formazione continua dei dipendenti e una mentalità orientata al cambiamento. Ma anche una governance solida che definisca chiaramente ruoli, responsabilità e politiche per l’uso dell’Intelligenza Artificiale Generativa in termini etici, di privacy, e di sicurezza.

L’open source rappresenta un metodo efficace per raggiungere questi obiettivi, e IBM ha scelto di adottare questo approccio convinta che sviluppare i modelli fondativi dell’AI in maniera aperta e condivisa favorisca la trasparenza sul funzionamento e la “democratizzazione dei dati”, contrariamente ai modelli proprietari chiusi.

“Aprirci al mondo dell’open source significa avere più occhi per individuare i problemi, più menti per trovare soluzioni e più mani per implementarle in modo rapido, efficiente e responsabile” ha affermato Stefano Rebattoni, Presidente e Amministratore Delegato di IBM Italia, durante un recente incontro con la stampa presso gli IBM Studios.

L’appuntamento è stato organizzato per anticipare alcune delle evidenze emerse dall’edizione 2024 del CEO Study, per condividere dalla voce di Sebastian Krause, Senior Vice President and Chief Revenue Officer IBM, gli annunci più rilevanti dell’evento Think andato in scena a Boston, e poi delineare con Tiziana Tornaghi, Managing Partner IBM Consulting Italia, le novità che stanno interessando l’azienda di consulenza per aiutare le imprese ad adottare un’AI affidabile e scalabile.

CEO Study 2024: GenAI in cima alle priorità

Rebattoni ha anticipato alcune dei risultati dell’edizione 2024 del CEO Study – la 29esima della serie IBM C-Suite Study – dal titolo “6 hard truths CEOs must face” che ha coinvolto 3mila CEO di aziende dislocate in più di 30 Paesi e appartenenti a 26 diversi settori di industria.

Dalle interviste condotte dall’IBM Institute for Business Value in collaborazione con Oxford Economics da dicembre 2023 ad aprile 2024, si evincono dinamiche completamente diverse rispetto all’edizione 2023. “Se l’anno scorso – ha spiegato Rebattoni – il top management indicava nella produttività e nell’efficientamento dei costi operativi la priorità assoluta, con l’innovazione di processi e servizi solo al sesto posto, quest’anno la voce product and services innovation balza in cima alla lista delle priorità dei CEO”.

Sul tavolo dei board si pone dunque la questione di come sfruttare tecnologia e innovazione per reinventare e rinnovare il modello di business e configurare prodotti e servizi che portino sempre più valore sul mercato differenziandosi dalla concorrenza. 

Anche a livello di tecnologie abilitanti, ha proseguito Rebattoni “L’anno scorso si parlava di Intelligenza Artificiale in termini di chatbot e natural language processing, ma erano tecnologie come cloud computing, IoT, mobile e dispositivi connessi a posizionarsi ai primi posti nella lista delle priorità, quest’anno la GenAI è la tecnologia su cui tutti i CEO puntano“.

Il Global AI Adoption Index di IBM ha recentemente rilevato che, mentre il 42% delle aziende di dimensioni enterprise (> 1.000 dipendenti) ha introdotto l’AI nelle proprie attività, un altro 40% delle aziende che stanno esplorando o sperimentando l’AI deve ancora implementare i propri modelli. Un quadro che in realtà è destinato a cambiare rapidamente secondo Rebattoni, anche in ragione dell’evoluzione rapidissima della tecnologia e della volontà delle imprese di investire massicciamente nell’AI per scalare tutti i potenziali vantaggi.

Cultura e affidabilità tra le “6 hard truths CEOs must face”

Certo, le sfide non mancano, ha sottolineato Rebattoni e ce ne sono sei che i CEO devono affrontare nell’era dell’AI Generativa “La prima riguarda la necessità di sostenere la trasformazione tecnologica promuovendo prima di tutto un cambiamento culturale profondo. Questo comporta un nuovo approccio alla collaborazione, che deve superare i confini dell’IT e interessare trasversalmente tutte le linee di business, raggiungendo anche il board”.

Un altro tema è quello dell’affidabilità. “La GenAI è una tecnologia rivoluzionaria, ma non bisogna sottovalutare il fatto che non tutte le GenAI sono uguali e che per garantire lo sviluppo di applicazioni sicure occorre una progettazione che integri by design una governance efficace”.

Ulteriore sfida è quella che concerne il giusto bilanciamento tra la necessità di avviare iniziative che abbiano ricadute sul business a breve termine e la creazione di un percorso evolutivo che segua una strategia precisa. “Sperimentazione e sostenibilità in termini di costi, governance della GenAI e controllo degli strumenti devono procedere di pari passo”, ha precisato Rebattoni. “Le azioni spot devono fungere da catalizzatori per un programma di trasformazione tecnologica e culturale che si svilupperà nell’arco di diversi anni”. 

Evoluzione del Cloud e GenAI, è una questione di governance

Stefano Rebattoni ha poi osservato “Trovo una certa analogia tra il percorso evolutivo del Cloud e quello della GenAI. Dieci anni fa, a ben ricordare, il dibattito era centrato su public e private cloud, come se uno dei due modelli distributivi dovesse per forza uscire vincitore. IBM ha fatto una scelta di campo decidendo di dedicarsi alla creazione di un’architettura centrata sul concetto di hybrid multicloud, prevedendo che sarebbe diventata lo standard di riferimento”.

Il mercato ha poi confermato la validità di questa scelta, “oggi l’architettura de facto è ibrida multicloud”. Questa visione si è concretizzata con l’acquisizione di Red Hat nel 2018, integrata nella value proposition di IBM come piattaforma di orchestrazione e gestione contenerizzata di ambienti multicloud: “gestire la complessità significa fare leva su un’infrastruttura che consenta di volta in volta la scelta migliore per gli applicativi a cui deve sottendere la tecnologia” ha proseguito l’AD.

“Per la GenAI è prevedibile uno sviluppo analogo, anche se probabilmente molto più veloce. Il dibattito sui modelli da qui a breve perderà completamente di senso, e ci si dovrà concentrare su una governance adeguata a una serie di strumenti che variano da use case a use case, come del resto prevede l’AI Act. L’impegno sarà tutto sulle soluzioni e su una loro implementazione rapida e responsabile”.

Ecosistema di partner e open source al centro della strategia di IBM

In questa direzione, si muove la strategia di IBM a livello globale e gli annunci fatti al Think di Boston cercano proprio di indirizzare le esigenze espresse dalle organizzazioni con strumenti che puntano a rendere l’intelligenza artificiale sempre più aperta, affidabile e sicura.

“Sono tre le aree rispetto alle quali abbiamo presentato le novità più rilevanti”, ha affermato Sebastian Krause. “La prima è naturalmente quella della GenAI: tutte le conversazioni ruotano intorno alle metodologie da adottare per accelerare il ritorno sugli investimenti e quindi agli use case da sviluppare. Abbiamo per questo aggiunto a WatsonX nuovi foundation model nel segno dell’open source. L’obiettivo è quello di portare il meglio che offre il panorama globale sul nostro marketplace, garantendo sempre la qualità dei dati su cui sono costruiti e facendo leva su un’infrastruttura GPU proprietaria che ci consente di dare vita, oltre che a LLM (Large Language Model), anche a casi d’uso specifici e a soluzioni verticali”.

Sempre sul fronte dell’AI, IBM ha lanciato in collaborazione con Red Hat, Instruct Lab, che sostanzialmente permette alle imprese di sfruttare modelli esistenti disponibili nel mondo open source e di perfezionarli alimentandoli con i propri dati. “Così si risparmiano tempo e risorse, potenziando l’accuratezza dei modelli grazie all’uso di informazioni qualificate”, ha precisato Krause, che ha poi citato IBM Concert, progettata per aiutare i clienti, grazie ad approfondimenti generativi guidati dall’AI, a identificare vulnerabilità potenziali nello sviluppo di soluzioni di automazione.

Infine, Krause ha posto l’accento sul rafforzamento dell’ecosistema di partnership con player che sono anche concorrenti, a partire da AWS e Microsoft Azure, per portare i modelli di terze parti su WatsonX e permettere alle principali aziende di software di incorporare le funzionalità di WatsonX nella loro tecnologia oltre che offrire le competenze di IBM Consulting per la trasformazione aziendale.

Il futuro della consulenza con la GenAI è oggi

E proprio sul cambiamento profondo che la componente tecnologica legata alla GenAI sta generando sull’attività consulenziale di Big Blue, si è focalizzato l’intervento di Tiziana Tornaghi, Managing Partner IBM Consulting Italia. “Per arrivare a realizzare l’innovazione, è fondamentale che anche la work force si aggiorni e impari a dominare questi strumenti. Analogamente per la professione del consulente”.

Tornaghi ha tratteggiato il futuro della consulenza con professionisti che potendo collaborare con assistenti digitali, migliorano la produttività, si liberano delle attività più ripetitive e sfruttano l’AI per lavorare con i clienti in un clima di fiducia. “È già una realtà per noi – ha puntualizzato Tornaghi – perché possiamo contare su una piattaforma basata su WatsonX, IBM Advantage, in cui disponiamo di metodi e tool per aumentare la produttività e soprattutto assistenti digitali addestrati su dati proprietari IBM con criteri di sicurezza e responsabilità”.

“Riusciamo così non solo a sviluppare più rapidamente business case che indirizzano la strategia condivisa dal cliente, ma anche a creare nuovi strumenti di analisi e di assistenza attraverso attività di coding gestite direttamente dall’AI. L’esperienza ci dice che grazie a questa piattaforma guadagniamo tra il 40 e il 50% di produttività per ogni sessione di lavoro”.

Tornaghi ha poi sottolineato l’importanza della formazione per poter impiegare la GenAI con consapevolezza e senza timori, che è poi alla base di una “buona” governance. Un impegno che IBM Consulting persegue internamente con i propri consulenti, ma anche all’esterno tramite piattaforme come SkillsBuild, con cui contribuisce attivamente alla crescita di competenze degli studenti per massimizzare i benefici dell’AI.

GenAI e governance: ecco come capitalizzare i vantaggi

Sulla base di questa attività che dapprima sperimenta internamente, IBM Consulting è in grado poi di portare sul mercato l’expertise maturata. In particolare, gli use case più attuabili riguardano al momento gli ambiti del customer service, dei servizi digitali (a partire da processi HR e operations) e dell’IT for IT (soprattutto per quanto riguarda il coding). 

Tra i clienti che hanno già messo a frutto questa tecnologia figurano WindTre, che ha sviluppato insieme al team di Tornaghi l’assistente virtuale Will in grado di decuplicare la produttività del customer service dell’operatore Telco, e l’ufficio HR di Barilla, che sta mappando la forza lavoro per colmare i gap con gli skill richiesti in modo da proporre percorsi formativi in grado di riallineare costantemente le competenze.

“Ma ci stiamo addentrando anche nell’ambito sportivo”, ha concluso Rebattoni raccontando che stanno lavorando con una società calcistica che gioca nel campionato italiano di Serie A e che vuole sfruttare dati e intelligenza artificiale per potenziare le attività di scouting. “La capacità di sfruttare una piattaforma che raccoglie e integra i dati forniti dagli scout e genera, grazie all’AI, insight su possibili candidati a ricoprire ruoli specifici può trasformarsi in un importante fattore di vantaggio competitivo per chi ha meno risorse”. 

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