Ogni tipologia di azienda ha un proprio specifico rapporto con la sostenibilità. In particolare, le imprese che per missione e vocazione “producono” innovazione digitale si trovano nella condizione di unire l’impegno finalizzato al raggiungimento dei propri obiettivi con sviluppi che puntano a portare e diffondere questa innovazione verso altre imprese e verso le pubbliche amministrazioni.
E proprio questo è uno dei punti chiave sui quali si sofferma l’attenzione di Angelo Fienga, Director, Sustainable Solutions, EMEA di Cisco, ovvero il fatto che all’interno delle catene di fornitura sta crescendo l’attenzione e l’esigenza di decidere sulla base di criteri che sono determinati dalle performance di sostenibilità di prodotti e servizi.
Requisti di prodotto e di progetto sempre più indirizzati dalla sostenibilità
“Vedo crescere il numero delle RFP (Request for proposal) nelle quali rientrano in modo sempre più importante requirements direttamente e indirettamente collegati a performance di sostenibilità”spiega. Si tratta di un segnale importante che è anche la testimonianza di come stiano cambiando le logiche di approvvigionamento delle catene di fornitura. “Vedo anche – prosegue – una crescita costante nel numero di requisiti ESG sempre più complessi: aumenta il numero delle certificazioni, viene richiesto il carbon footprint generato dalle piattaforme, appare sempre più determinante il “Life Cycle Assesment” LCA dei prodotti: sta cambiando di fatto il nostro modo di interagire con la supply chain sulla base dei criteri di sostenibilità. Un processo – osserva – che riguarda tutti e che arriva sino al consumatore”.
Il green procurement nell’evoluzione delle supply chain
Una evoluzione questa che va nel segno di un green procurement basato sulla convinzione e sulla consapevolezza che larga parte della transizione sostenibile delle imprese si costruisce grazie all’evoluzione delle proprie catene di fornitura. Come peraltro conferma indirettamente anche l’approvazione della CSRD, Corporate Sustainable Reporting Directive da parte del Parlamento europeo e del Consiglio d’Europa – che promuove una diffusione delle pratiche di reporting destinata a coinvolgere una platea sempre più vasta di aziende. In questo scenario aumenta il numero delle realtà che avranno la necessità di misurare e di rendicontare in modo preciso non solo il percorso verso il raggiungimento dei loro obiettivi di sostenibilità, ma anche la loro capacità di trasformare prodotti e servizi. E in questo senso il ruolo del digitale è destinato a svolgere un ruolo ancora più importante.
Il ruolo del Green IT e dell’IT for Green
Fienga tiene poi a sottolineare come “Il mio mantra personale ha lo scopo di mettere in diretta relazione le due grandi dimensioni del rapporto tra digitale e sostenibilità: “Green IT e IT for green”. Il primo ruolo – spiega – è relativo all’IT “per sé” e vede una innovazione costante per rendere l’IT più efficace e più efficiente”. L’IT contribuisce oggi alla CO2e prodotta annualmente per 1,4 miliardi di tonnellate per una quota del 2,5% circa (QUI per maggiori dettagli) che rischia di crescere, ma che grazie all’innovazione può al contrario ridursi. Green IT per noi – prosegue – significa lavorare come stiamo facendo affinché questa percentuale continui a scendere rendendo l’IT sempre più vicina a modelli circolari per quanto attiene ad esempio ai materiali e sempre più sostenibile per quel che concerne l’utilizzo di energia”.
Su questo punto lo scenario dell’innovazione è molto ampio e prevede più linee di sviluppo. “Lavorare sui materiali – spiega Fienga – significa da una parte ripensare i prodotti prevedendo un minor utilizzo in assoluto di materiali e aumentando nello stesso tempo la quota di componenti riciclati. Sulla plastica, ad esempio, siamo in tabella di marcia per arrivare al riutilizzo di una quota peri al 50% entro il 2025 (QUI per maggiori dettagli)”.
Un esempio questo particolarmente significativo perché implica non solo un lavoro in termini di ricerca e sviluppo sui prodotti e su un loro ripensamento, ma un grande lavoro di organizzazione logistica e di partnership per la gestione dei processi di “Take it back” che permettono appunto quelle attività necessarie per rimettere i prodotti nel ciclo produttivo. Accanto a questo c’è poi il grande tema dell’ottimizzazione e in generale della riduzione dei consumi energetici: “In questo ambito stiamo sviluppando prodotti sempre più efficienti come il nostro chip Silicon One progettato per sviluppare piattaforme di nuova generazione, come la famiglia di router 8000 in grado di consumare fino al 96% di elettricità in meno del prodotto precedente (QUI per maggiori dettagli)”.
L’IT al servizio della sostenibilità
Dunque, un Green IT che grazie ai prodotti e ai servizi che entrano nelle imprese contribuisce concretamente alla riduzione dei consumi e dell’impatto. L’altra grande dimensione è invece quella dell’IT for green. Se è rilevante l’impatto diretto dell’IT come abbiamo precedentemente sottolineato assai più rilevante è l’impatto che l’IT ha e soprattutto può avere al di fuori del proprio dominio e secondo alcune stime è in grado di arrivare al 15-20% (QUI per maggiori dettagli). In numeri assoluti si parla di 12 miliardi di tonnellate di CO2e indirizzabili attraverso soluzioni che l’IT è in grado di attuare.
E qui Fienga cita casi che dimostrano già oggi come l’intelligenza e la conoscenza che arriva dai dati permetta alle imprese o alle pubbliche amministrazioni di ripensare grandi infrastrutture e grandi progetti unendo ai tradizionali obiettivi di performance una serie di traguardi legati agli indici di sostenibilità, come nel caso della digitalizzazione del Porto di Rotterdam (QUI per maggiori dettagli) con dispiegamento di infrastrutture e soluzioni di IoT, Big data Analytics, predictive per cambiare le logiche di gestione in funzione di una migliore efficienza operativa, di maggiore sicurezza e di una consistente riduzione delle emissioni, il tutto legato a una sempre più precisa gestione delle risorse necessarie alle operations.
Un altro esempio significativo è rappresentato dalla Albuquerque Bernalillo County Water Utility Authority (QUI per maggiori dettagli) dove soluzioni di IoT e di Smart Water hanno permesso di ridurre l’impatto ambientale in questo caso riducendo sprechi di una risorsa preziosa com’è appunto l’acqua.
Un terzo esempio riguarda poi il mondo building “dove risulta oggi più evidente oggi – spiega Fienga – il rapporto tra innovazione digitale, evoluzione dei comportamenti e delle abitudini e capacità di agire a livello di miglioramento dell’impatto”. L’esempio riguarda il Cisco Penn 1, un ufficio nativamente progettato per rispondere alle esigenze di hybrid working e per massimizzare il raggiungimento di obiettivi di sostenibilità. “Il nostro Penn 1 di New York è un esempio di Smart e sustainability building – spiega – ed è basato su un principio fondamentale, ovvero è nativamente “human centric” in tutto. In particolare, abbiamo migliorato l’aspetto energetico attraverso le tecnologie come il Power over Ethernet, lo IoT, la Collaboration, il WiFi e l’automazione ottenendo risultati che mirano ad un risparmio energetico di circa il 50%. Un risultato che va poi letto anche in termini di performance sul piano della capacità di erogare servizi, infatti – prosegue – il numero delle persone che vi accede è ampiamente superiore rispetto a una gestione tradizionale. In questo caso l’IT rappresenta un potente fattore di ottimizzazione di spazi e risorse e nello stesso tempo è anche un fattore di abilitazione delle potenzialità operative delle persone” (QUI per vedere il video del Cisco Penn 1)
Un sistema nervoso per il mondo building in grado di unire innovazione e sostenibilità
In questi esempi di IT for green Fienga mette in evidenza come grazie all’IT sia possibile creare un nuovo sistema nervoso delle infrastrutture in grado di governare i servizi in modo sempre più efficiente e sempre più personalizzabile con livelli di automazione che possono apprendere dal comportamento delle persone che li utilizzano.
“In questo esempio dell’ufficio di New York – prosegue – non mettiamo in evidenza solo strumenti e tecnologie che permettono di accelerare nel percorso per il raggiungimento di obiettivi di sostenibilità, ma anche di strumenti e mezzi che hanno lo scopo di migliorare la qualità del lavoro e le condizioni stesse di lavoro, per attrarre e mantenere talenti, con un disegno finalizzato a valorizzare l’aspetto umano e ambientale. E nel momento in cui si può disporre di una crescente quantità di insight di dati è possibili far scalare questa capacità ulteriormente verso l’alto, ovvero è possibile dare corso a processi di miglioramento continuo”.
Next step: servitization per la sostenibilità
In questa prospettiva non c’è più solo il ridisegno e il ripensamento del prodotto nel mondo manifatturiero che va nel segno della massimizzazione della gestione del suo impatto, ma c’è anche il ripensamento del rapporto stesso con i prodotti e assume un valore speciale il tema della servitizzazione. Il passaggio da prodotto a servizio rappresenta un processo che consente di gestire il ciclo di vita di un prodotto anche nel momento in cui esce dal perimetro dell’azienda per andare verso il partner e il cliente.
“Questo è un tema che ci sta molto a cuore – osserva Fienga -. Va in questo senso il programma Green Pay che si pone tra l’altro l’obiettivo di trasformare la proposta di prodotti hardware in un servizio in cui i programmi di sostenibilità diventano una componente fondamentale della servitizzazione”. E con la servitization cambia anche il rapporto tra produttore e cliente, assegnando a chi progetta e realizza i prodotti un ruolo di crescente responsabilità. “Abbiamo sviluppato il programma Green Pay per offrire i prodotti in modalità as a service, di incoraggiare questa metodologia anche con incentivi per i nostri partner che hanno il compito di seguire il prodotto nel suo ciclo di vita e di riprenderlo in consegna dopo un ciclo di utilizzo , ad esempio di cinque anni. Un arco di tempo – precisa – coerente con un aggiornamento tecnologico e con il lavoro di una organizzazione che a distanza di tempo sa riconoscere esattamente quel prodotto e sa esattamente come smantellarlo”.
Tutto questo va a rafforzare il Net Zero Journey dei nostri clienti e anche di Cisco, un percorso basato su diversi obiettivi tra cui alcuni che riguardano specificatamente l’evoluzione delle supply chain. Tra questi rientra l’obiettivo fissato per il 2025 nel quale è previsto che l’80% dei fornitori debba avere un GreenHouse Gas Action Plan GHGAP pubblico(ovvero condiviso con CDP e validato con SBTi). Un altro obiettivo attiene poi al fatto che il 70% dei fornitori di manufacturing e componenti debba avere raggiunto un l’obiettivo zero waste diversion rate in uno o più dei suoi siti produttivi (QUI per maggiori dettagli): ciò significa che meno del 10% dei rifiuti finisce in discarica.
Rendere la sostenibilità strategica anche per i partner
Una ultima considerazione è poi riservata all’ecosistema dei partner: “nella sostenibilità non si vince da soli – osserva -. I risultati di Cisco non sono solo frutto del nostro impegno. Noi siamo certamente degli abilitatori, ma abbiamo la necessità di attuare forme di collaborazione sempre più forti con i partner che utilizzano le nostre tecnologie per creare soluzioni per i clienti. Il nostro ruolo è quello di diventare i catalizzatori per lo sviluppo di soluzioni sostenibili e quindi creare piattaforme aperte verso l’esterno con un forte coinvolgimento dei partner. Questo significa per noi significa sostenere l’evoluzione dei partner per rendere la sostenibilità strategica nel loro percorso di sviluppo. In questo senso si colloca poi il programma “Sustainability Specialization” che permette di accedere a ulteriori vantaggi come ad esempio a sconti incrementali fino al 7% in più per chi adotta il programma per il take back (QUI per vedere il video). A cui si aggiungono iniziative come la Black Belt Partner Academy Environmental (QUI per maggiori dettagli) che con training e formazione supporta i partner sulle modalità per sviluppare soluzioni sostenibili.