L'intervista

Data center sostenibili, un risultato possibile: la carta vincente è il Green IT

Conciliare sistemi di analisi dei dati e di calcolo sempre più performanti (e quindi “energivori”) con l’esigenza di ridurre i consumi energetici si può. Ecco in che modo Lenovo supporta le imprese su questo fronte

Pubblicato il 14 Lug 2023

Alessandro de Bartolo, Country Manager e AD Infrastructure Solutions Group Lenovo

Sostenibilità: piace ai consumatori, piace al mercato, ai dipendenti, agli stakeholder e ai governi. Impossibile ormai sottrarsi all’impegno su questo fronte. Ma per le aziende, non tutte le sfide sono di pari entità. E se c’è un ambito nel quale l’impegno ambientale ed energetico si fa particolarmente gravoso, certamente è quello dei data center. Critici soprattutto in termini di dispendio energetico e idrico, sui data center pesano da un lato le crescenti regolamentazioni e dall’altro le severe richieste di trasparenza. Ma a tenere il “fiato sul collo” è anche l’UE, che potrebbe presto imporre ai centri dati un’etichetta con la descrizione del relativo consumo energetico.

La crucialità del Green IT per il mondo dei data center è quindi innegabile. E lo sarà sempre più. A chiarire lo scenario per esg360.it è Alessandro de Bartolo, Country General Manager e AD ISG (Infrastructure Solutions Group) Lenovo, il quale mette un iniziale punto fermo sulla questione spiegando che “in futuro, il mancato raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità sarà per le aziende quasi altrettanto negativo del mancato raggiungimento degli obiettivi finanziari”. Eppure, la strada da percorrere su questo fronte è ancora lunga. Se infatti il 59% degli executive ritiene che il riscaldamento globale avrà un impatto da moderato a severo sulla propria azienda, solo il 33% di loro – chiarisce una ricerca svolta proprio da Lenovo – sta prendendo provvedimenti per affrontare il problema nei prossimi tre anni.

Che fare dunque? Su quali leve agire per dare una svolta decisiva? Per de Bartolo, concentrare l’attenzione sull’energia assorbita dai data center e sui mezzi per controllarla è un passaggio fondamentale: “Le aziende – fa notare – devono adottare una visione olistica su questi temi: un’area nella quale vendor, partner e clienti devono lavorare insieme a stretto contatto, prendendo visione di ogni parte del percorso, dal momento in cui un server arriva in un data center a quello in cui tale server viene riciclato, rigenerato o riutilizzato. E tutto deve essere misurato, monitorato e compreso. La sostenibilità è un viaggio e per le aziende che si affidano a un data center, fare il primo passo è la mossa decisiva”.

Primo fornitore di supercomputer al mondo per cinque anni consecutivi, con 168 sistemi nella Top 500 di Top500.org; primo posto per due anni consecutivi al server ThinkSystem SR670 V2 nella classifica Green500; 8° tra i leader mondiali della supply chain secondo Gartner: Lenovo vanta un curriculum di tutto rispetto nei temi dell’innovazione e della sostenibilità dei datacenter. De Bartolo, la vostra esperienza cosa insegna in termini di riduzione di impatto ambientale ed energetico dei datacenter?

“Da carbon positive a carbon neutral, sino a carbon negative: l’impatto ambientale dei datacenter può essere ampiamente ridimensionato, ormai ne abbiamo la certezza. Ma come fare? Si può ad esempio agire a livello dell’infrastruttura che ospita i sistemi di elaborazione dati, ma, tra le varie opportunità, ci sono anche metodologie più specifiche e dettagliate. Lenovo, ad esempio, ha messo in campo da anni la cosiddetta strategia “Neptune”, con cui disegniamo i nostri sistemi di elaborazione dati: un approccio nato per il mondo dei supercalcolatori, dove il problema è più estremo e critico, e composto da varie tecnologie diverse. La base è rappresentata dal passaggio dal raffreddamento ad aria al raffreddamento a liquido delle infrastrutture tecnologiche, soluzione che permette di ottenere un’efficienza fino al 98% (ovvero riusciamo a raffreddare con liquido fino al 98% dei componenti di un datacenter), evitando i consumi energetici e gli impatti ambientali tipici delle infrastrutture che normalmente raffreddano i datacenter”.

In effetti l’ingente richiesta di energia da parte dei datacenter, che sono alla base di quasi ogni aspetto del mondo moderno, dal food delivery alle banche, fino alla comunicazione, è un problema allarmante.

“Raffreddare un datacenter è fondamentale, come ha dimostrato il caso della scorsa estate, quando diversi centri dati si sono trovati a dover chiudere i battenti a causa delle temperature torride. In questo quadro, la nostra strategia Nepture consente di abbattere drasticamente i consumi energetici da impianti di condizionamento e movimento dell’aria. Ma Lenovo non si limita ad affrontare il problema solo ex-post: la strategia inizia già nella fase di produzione dei sistemi self storage, sviluppando processi di assemblaggio, preinstallazione e consegna con grande risparmio in termini di imballaggio. Ma ci sono anche misure strategiche ancor più di dettaglio: mutuando ad esempio da processi produttivi dei pc, abbiamo introdotto da anni un processo di saldatura a bassa temperatura dei componenti che ha permesso un risparmio fino al 35% delle emissioni. Insomma, esistono delle soluzioni per ridurre l’impatto dei data center in tutto il mondo e non si tratta di nuove tecnologie rivoluzionarie, bensì di un hardware collaudato e già esistente, combinato con un nuovo approccio al problema dell’impatto ambientale dei data center”.

Come sta cambiando, davanti a queste sfide, la gestione del ciclo di vita dei sistemi?

“L’attenzione deve essere posta a tutto il ciclo di vita del sistema, partendo dal disegno dei sistemi fino al suo smaltimento. I server che si trovano all’interno di un datacenter spesso continuano a funzionare anche quando l’hardware è inefficiente, obsoleto e troppo dispendioso in termini di energia: il rinnovo del vecchio hardware è quindi un mezzo non solo per ridurre i costi, ma anche per favorire un positivo incremento della liquidità e per contribuire al raggiungimento degli obiettivi ESG, grazie ai servizi di recupero degli asset. Come Lenovo offriamo quindi servizi come l’Asset recovery services, per lo smaltimento dei sistemi non più utilizzati, in grado di offrire ai clienti la possibilità di affrontare anche il problema della fine del ciclo di vita. Le aziende devono infatti assicurarsi che i propri servizi di recupero degli asset collaborino con i partner dagli standard più elevati: solo così il cliente eviterà di correre dei rischi, poiché non vi è pericolo che il partner trovi una scappatoia per spedire i rifiuti all’estero e gettarli in discarica. Si tratta di un ulteriore e importante strumento per tutelare la propria reputazione”.

Ma oltre ai benefici di immagine, in che modo il riciclo dei server può generare vantaggi all’impresa?

“Se un’azienda ottiene alcune migliaia di euro per lo smaltimento di vecchio hardware, con quel denaro potrà acquistare compensazioni di CO2 per il nuovo hardware, o potrà semplicemente donarlo a un’associazione ambientalista. Naturalmente, la compensazione delle emissioni di CO2 non può essere l’unico impegno in fatto di sostenibilità, ma se le aziende investono in progetti approvati dalle Nazioni Unite, come la riforestazione e le iniziative di green power, anche questo può essere un utile strumento per dimostrare il proprio impegno in ambito ESG. Lenovo, in questo ambito, offre il servizio CO2 Offset, con cui garantiamo la capacità di compensare l’impatto ambientale del sistema per tutto il ciclo di vita con iniziative di compensazione portate avanti con partner certificati”.

Performance ESG e Green IT sono sempre più strettamente correlati, dunque.

“Il Green IT è ormai un tassello fondamentale della strategia ESG di ogni azienda. La sensibilità verso la sostenibilità è sempre più diffusa, e si manifesta anche nella scelta del partner o del fornitore: non pochi clienti hanno chiesto a Lenovo dettagli spinti sulle nostre pratiche, perché queste informazioni per loro solo cruciali nella selezione dei partner. Il punto è che non si guarda più solo il prezzo dell’offerta, ma anche altri aspetti qualitativi”.

Quanto è importante quindi misurare e rendicontare le performance di sostenibilità, a partire da quelle dell’IT?

“La capacità di misurare è fondamentale, perché bisogna passare dalle parole ai fatti facendo in modo che i fatti siano riscontrabili. Lenovo, ad esempio, ha fatto un passo significativo aderendo al Science Based Targets Initiative (SBTi), con cui abbiamo dichiarato un percorso di Net Zero al 2050. L’accountability e la possibilità di misurare i progressi sono quindi addirittura demandate, nel nostro caso, a chi fa questo di mestiere”.

Protezione e della sicurezza dei dati: la criticità del tema è sempre più evidente. Come coniugare questa esigenza con le policy ESG?

“La protezione dei dati dei propri clienti è un tema che ha acquisito un’importanza crescente per le aziende: assicurarsi che i dati vengano gestiti e cancellati nel modo corretto è diventato un obiettivo prioritario, così che le informazioni sensibili dei clienti non finiscano nelle mani sbagliate. Allo stesso modo in cui è fondamentale smaltire le vecchie apparecchiature, è altrettanto importante gestire e distruggere i dati da queste apparecchiature in modo assolutamente sicuro. La scelta di un buon servizio di recupero degli asset è cruciale, ovvero assicurarsi che le informazioni sensibili vengano gestite e distrutte correttamente, in linea con le normative. Lenovo, su questo tema, mette in campo una strategia di Data management che permette di implementare soluzioni specifiche fondate su approccio molto aperto, tecnologie Industry standard e partnership con i leader dell’ecosistema IT. Non ci avvaliamo dunque di tecnologie proprietarie che possano ridurre le capacità di scelta del cliente, ma fondiamo le nostre soluzioni sulla collaborazione con i partner con l’obiettivo di fornire strumenti progettati, prodotti e supportati da noi. Si tratta di un modus operandi che può dare grandi benefici alle imprese, e l’essperienza ce lo sta dimostrando”.

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