Si è conclusa pochi mesi fa la COP27, la conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. Focus principale dell’incontro è stato l’urgenza di un’azione immediata in materia ambientale, consci del fatto che il delicato contesto geopolitico in Ucraina ha reso la situazione ancora più complessa. Il climate change rappresenta la più importante sfida a livello globale e la riduzione delle emissioni di gas serra potrà essere ottenuta solo attraverso un impegno politico concreto, supportato dall’innovazione tecnologica.
In questo contesto, la chimica gioca un ruolo di primissimo piano nel promuovere la sostenibilità. Il suo impegno si esplicita non solo nello sviluppo di processi sempre meno impattanti sull’ambiente circostante, ma anche nel miglioramento della compatibilità ambientale dei suoi prodotti. Negli ultimi anni, molti impianti chimici hanno convertito le proprie centrali termiche per la produzione di energia in modo da poter utilizzare combustibili gassosi (gas naturale), invece di combustibili liquidi (derivati del petrolio), riducendo le emissioni di CO2 in atmosfera. Inoltre, l’industria chimica è stata pioniera nella realizzazione di impianti di cogenerazione (vapore ed energia elettrica), che sono molto più efficienti delle centrali tradizionali per la produzione di energia.
La digitalizzazione come chiave per avvicinare chimica e sostenibilità
In uno scenario come quello attuale, riuscire a rimanere competitivi è diventata una vera e propria sfida, che è possibile affrontare solo aumentando e potenziando le tecnologie a disposizione per supportare il business. Le tecnologie innovative e la digitalizzazione dei processi produttivi oggi a disposizione consentono di raggiungere obiettivi prima impensabili, ottimizzando tempi e costi, e permettendo di conseguenza, maggiori investimenti dedicati allo sviluppo aziendale e al welfare.
Da una recente analisi di Unioncamere e del centro studi Tagliacarne, emerge che le imprese del settore manifatturiero sono pronte a investire non solo in digitalizzazione ma anche in sostenibilità, puntando a un vero e proprio salto di qualità. Secondo le stime effettuate, questa transizione “gemella” potrebbe aiutare le aziende a incrementare la propria produttività del 14%. È il percorso esatto che ha intrapreso CFS Europe, (gruppo Camlin Fine Sciences Ltd, Mumbai Stock Exchange – BSE), multinazionale fra i primi quattro players mondiali di difenoli e derivati, oltre che di antiossidanti tradizionali e naturali, che ha da tempo attuato la duplice transizione, con l’obiettivo di diventare carbon neutral entro il 2025.
CFS Europe: tecnologia e sostenibilità i driver di sviluppo
Come spiega Massimo Cupello Castagna, Amministratore Delegato di CFS Europe: “Tecnologia e sostenibilità sono i driver del nostro piano di sviluppo. Credo fortemente che i due ambiti non possano più essere separati, ma debbano procedere su binari paralleli per puntare a un business sempre più efficiente, competitivo e rispettoso per l’ambiente”.
Secondo quanto evidenziato dallo studio di Unioncamere, sempre più imprese si stanno focalizzando sull’acquisizione di competenze adeguate, attraverso attività formative di up-skilling e reskilling dedicati ai dipendenti e formazione manageriale in tema di nuovi modelli di business. Quando la trasformazione tecnologica e sostenibile viene combinata anche con una formazione continua del capitale umano, la ricaduta positiva in termini di produttività può arrivare fino + 17%.
“È importante però, – continua Castagna – puntare su una digitalizzazione intelligente che sia flessibile e in grado di adattarsi alle continue evoluzioni del mercato, che molto spesso si manifestano repentinamente”. Quello che serve al settore in cui opera CFS Europe è una digitalizzazione che permetta di “avere il controllo su eventuali interruzioni e criticità e che garantisca la possibilità di intervenire in tempo reale per non compromettere la continuità del business e non gravare sulle attività quotidiane e i turni di lavoro”.
Il progetto di trasformazione digital e green con Kode
Il progetto intrapreso da CFS Europe, nato dall’esigenza di ottimizzare il processo e prevenire guasti agli impianti, è stato sviluppato con la società Kode, società di consulenza scientifica nel campo della data science, e ad oggi sono state completate le prime due fasi.
La prima fase ha permesso alla creazione di un data collector dove saranno raccolti dati real-time di processo (2000 segnali), i risultati analitici di circa 100 punti di campionamento, le attività di manutenzione gestite da un software CMMS (Computerized Maintenance Management System) e cause e durata di fermi impianto. Nella seconda fase sono state individuate con successo le correlazioni con i principali indicatori di performance, quali consumi energetici e consumo di materie prime, e dati raccolti dal sistema.
L’attività fin qui svolta permetterà di dare l’avvio alla terza fase nella quale sarà creata una piattaforma di Real-time process monitoring and alert grazie alla quale sarà possibile prevedere potenziali guasti e intervenire prima che si verifichino cali prestazionali o aumento di consumi energetici. Il miglioramento della pianificazione, oltre a garantire maggiori rese produttive, permetterà di limitare gli interventi imprevisti e garantire una maggior tutela dei lavoratori.