Non si può vincere la sfida della neutralità climatica e del contrasto efficace ai cambiamenti climatici senza dati di qualità e senza le competenze necessarie per trasformare i dati in conoscenza. Nel corso del 2022 abbiamo seguito le iniziative che hanno portato la Regione Emilia Romagna a candidarsi al ruolo di Data Valley, affiancando questo primato a quelli già consolidati nel tempo di Food Valley e Motor Valley. Lo abbiamo visto con una delle prime ricerche nel nostro paese per Misurare la Sostenibilità delle PMI e con il report di Confindustria Emilia Area Centro che analizza le logiche di impatto delle aziende sotto il profilo economico, sociale e ambientale. Il tema della centralità del dato, della capacità di analisi e dello sviluppo di competenze adeguate sono il cuore di un territorio che intende affermarsi e crescere anche per quanto riguarda la capacità di gestione dei dati, con un’attenzione speciale al ruolo che i dati possono svolgere per individuare e progettare un futuro climaticamente sostenibile.
Big Data e Intelligenza Artificiale per la Gestione del Cambiamento dell’Habitat Umano
Una conferma importante in questo scenario è arrivata dalla scelta del Consiglio dell’Università delle Nazioni Unite (UNU) di accogliere la proposta della Regione Emilia Romagna di istituire presso il Tecnopolo di Bologna un innovativo istituto della United Nations University espressamente orientato allo studio di Big Data e Intelligenza Artificiale per la Gestione del Cambiamento dell’Habitat Umano. Il nuovo istituto che verrà meglio conosciuto con l’acronimo di IBAHC potrà contare su una ampia e radicata rete di relazioni e partnership con il sistema universitario dell’Emilia Romagna a partire dall’Università di Bologna e degli Atenei emiliano romagnoli come le Università di Parma, di Reggio Emilia, di Modena e di Ferrara e come gli Atenei dell’Universita Cattolica del sacro Cuore di Piacenza e del Politecnico di Milano. A questa rete di collaborazioni si aggiunge il Centro per la Conservazione del Patrimonio Sostenibile (SHeC) dell’Università per Stranieri di Perugia e la Rete delle Cattedre Unesco del Mediterraneo.
La candidatura a Data Valley nasce con una doppia valenza: sviluppo delle competenze da una parte, con un ruolo fondamentale delle università e dall’altra dotazioni tecnologiche con l’utilizzo del supercalcolo, dei Big data, dell’Intelligenza Artificiale da mettere a disposizione dello studio dei cambiamenti dell’habitat umano provocati dalle conseguenze del climate change, con un’analisi delle trasformazioni sociali, comportamentali, economiche e culturali che mettono i cambiamenti climatici in diretta relazione con l’urbanizzazione, con i fenomeni migratori e, non ultimo, con le opportunità, a loro volta da analizzare e prevedere, dell’innovazione tecnologica.
Il ruolo dei dati e dell’High Performance Computing
In questo ambito un ruolo chiave come “motore” della Data Valley è rappresentato dal ruolo delle tecnologie dell’High Performance Computing come strumento di indagine e di analisi di grandissimi moli di dati e nella valutazione di prospettive di cambiamento legate al clima e legate ai mutamenti indotti dal climate change, scenari che possono essere sottoposti a indagine e studio grazie a una grande capacità di simulazione e grazie alla disponibilità di enormi quantità di dati.
L’ IBAHC punta appunto sull’unione di queste due dimensioni: scientifica e tecnologica per permettere agli scienziati di disporre di strumenti ad alto potenziale per le attività di ricerca e istruzione e per la gestione di fonti di dati che possono aprire nuove prospettive di conoscenza nell’ambito della sostenibilità e dello studio dei cambiamenti climatici. Il tutto con l’obiettivo finale di generare conoscenza e di fornire consulenza scientifica indipendente per sostenere l’ideazione e la progettazione di politiche per lo sviluppo sostenibile e per indirizzare le transizioni sostenibili e digitali con la migliore consapevolezza possibile dei rischi e delle opportunità.
Uno degli obiettivi concreti dell’IBAHC in Emilia Romagna è peraltro quello di prevedere e analizzare l’impatto economico e sociale dei cambiamenti climatici considerando nel contempo i progressi scientifici e tecnologici e comprendendo le possibilità e i percorsi sui quali indirizzare i progetti per transizioni industriali, energetiche e sociali.