“Misure tempestive, finalizzate a eguagliare, in modo esplicito e in tempi rapidi, gli incentivi americani”. Così Luca Vallarino, responsabile dell’ufficio Trading Desk di IMPact Sgr, definisce il regime di sussidi su larga scala che ha recentemente ricevuto il via libera dalla Commissione Europea in favore di investimenti in tecnologie pulite. Un piano che mira a difendere la redditività degli investimenti effettuati in Europa se dovessero essere minacciati da altri sussidi offerti fuori dall’Unione Europea.
I casi di Volkswagen e Northvolt
“L’ansia che le aziende europee cominciassero a dirottare la maggior parte degli investimenti industriali in tecnologie pulite verso gli Stati Uniti si è acuita nei giorni scorsi quando Volkswagen, la più grande casa automobilistica europea, ha messo in pausa i piani di sviluppo di un impianto di batterie nell’Europa orientale – spiega Vallarino – L’azienda ha dichiarato di essere in attesa di una risposta da parte dell’UE, dopo aver stimato che potrebbe ricevere fino a 10 miliardi di euro di incentivi dagli Stati Uniti”.
Un caso simile si era registrato anche per l’azienda produttrice di batterie Northvolt, che aveva fatto circolare la possibilità che avrebbe potuto scegliere gli Stati Uniti invece della Germania come sede della prossima gigafactory se da Bruxelles non fossero arrivati sostegni più concreti. “Northvolt – spiega ancora Vallarino – ha stimato che sarebbe in grado di ricevere più di 8 miliardi di euro di sussidi dagli Stati Uniti per un singolo impianto produttivo”. Ad aggravare la prospettiva c’era il fatto – denunciato da un’analisi del gruppo di lobbying Transport & Envoronment – che più di due terzi degli investimenti europei per lo sviluppo di capacità manifatturiera di batterie rischino di essere cancellati, ritardati o ridotti in assenza di sussidi europei che corrispondessero almeno a quelli americani.
La risposta della Commissione Ue
“Considerato il capitale politico e reputazionale investito nell’ambizione di rendere l’Europa il primo continente carbon-neutral entro il 2050, la Commissione Europea si è trovata costretta a reagire tempestivamente alla sfida posta dall’Ira, anche a costo di stravolgere l’intero impianto regolamentare costruito in decenni in materia di aiuti di stato – argomenta Vallarino – Coerentemente con il senso di urgenza che ha conquistato Bruxelles, la Commissione Europea ha deciso di accelerare anche la presentazione del Net Zero Industry Act”.
Nuove possibilità di collaborazione con gli Usa
L’iniziativa della Commissione Europea ha sortito effetti anche rispetto ai rapporti con gli Stati Uniti, che “hanno mostrato una maggior propensione ad intavolare una trattativa in merito ad un potenziale coordinamento con l’Unione Europea nell’implementazione dei sussidi alle tecnologie pulite – spiega Vallarino – Il segretario all’Energia degli Stati Uniti, Jennifer Granholm, ha infatti recentemente cominciato ad allentare le tensioni commerciali con l’UE in materia di energia pulita, affermando che l’amministrazione Biden sta cercando di costruire catene di approvvigionamento con i paesi alleati e non a discapito dei paesi alleati.
Le conseguenze della collaborazione Ue-Usa
Se si verificasse una trattiva in merito e tale trattativa avesse successo – sottolinea – si potrebbe immaginare che si arrivi nei prossimi mesi ad un accordo di libero scambio incentrato sulle tecnologie pulite tra Stati Uniti ed Unione Europea”. Ma quali sarebbero le conseguenza di questo nuovo scenario? “Potrebbe diventare realistico un ciclo di super-capex tale da mobilitare, secondo le stime di Goldman Sachs, oltre 6.000 miliardi di euro di investimenti in tecnologie pulite tra oggi e il 2030 – spiega Vallarino – e condurre ad un’accelerazione sostanziale della transizione energetica”.