La necessità di adottare modelli di produzione e consumo più sostenibili si fa sempre più evidente e urgente nell’agenda politica e sociale. Le Istituzioni Pubbliche Europee mostrano un’enfasi crescente nella promozione della transizione all’Economia Circolare, in particolare attraverso programmi come il “Next Generation EU” e piani di finanziamento nazionali come il PNRR. Piani che, a loro volta, indirizzano le risorse su un rapporto sempre più stretto e integrato tra sostenibilità e digitalizzazione. Ma se il trend generale è chiaro, a livello di singola impresa, invece, spesso ancora non si è compreso in modo completo come intraprendere questa transizione e come preparare questa trasformazione. Una risposta importante in questo senso può arrivare da un approccio basato sulla scelta di investire nello sviluppo di servizi avanzati, sulla digitalizzazione e sui modelli di business “servitizzati”, modelli che stanno dimostrando di supporto alle aziende per muoversi verso un paradigma “circolare” e che permettono di conseguire benefici sui tre livelli fondamentali: economico, sociale e ambientale.
Servitization & Circular Economy: Si può fare!
Ed è qui che si inserisce la XVIII edizione dell’ASAP SMF, l’associazione italiana di riferimento nell’ambito del Service Management che ha organizzato un doppio appuntamento per esplorare le sinergie tra servitization e circular economy. In particolare, la giornata: “Servitization & Circular Economy: Si può fare”, ha messo a disposizione un focus sulle PMI, sui cambiamenti, sulle esperienze e sui percorsi, rappresentati da casi di successo, per mettere in pratica questi modelli.
Federico Adrodegari, Ricercatore all’Università di Brescia e Coordinatore dell’ASAP SMF, ha in particolare sottolineato come ASAP abbia allargato la tradizionale prospettiva legata alle operations alle attività di ricerca e di sviluppo strategico, ai nuovi modelli di business, allo studio delle roadmap di servitization e alle modalità di valorizzazione del servizio con un focus sulle tecnologie abilitanti. In questa prospettiva ASAP ha poi rafforzato il proprio respiro sia in termini di sviluppo internazionale e sia su attività di trasferimento, formazione, coaching, advisory e comunicazione.
Dall’idea all’implementazione: piani d’azione, metodi e cambiamenti per le PMI
Mario Rapaccini, Professore di Innovation Management, Strategia e Imprenditorialità all’Università di Firenze, ha portato l’attenzione sull’importanza di guardare alle piccole e medie imprese, a tutti i vantaggi e alle debolezze che ne conseguono anche in termini di innovazione. Per questa analisi occorre considerare che da sempre anche le PMI nel mondo della produzione sono impegnate nella fornitura di servizi: la quota più consistente del loro fatturato deriva naturalmente dalla vendita di prodotti mentre una quota minoritaria ma importante afferisce alla vendita di servizi, e spesso si tratta prevalentemente di servizi basici. Va detto che la proposizione e la vendita di servizi avanzati che identificano la vera presenza di servitization è ancora oggi un “green field”.
Nello stesso tempo, sono tante le analisi che mettono in evidenza come il passaggio dal prodotto al servizio stia diventando una priorità a livello di scelta strategica. E il tassello che si aggiunge a questa analisi attiene a come questo passaggio possa abilitare anche la transizione green. Per questo ASAP ha esaminato queste prospettive identificando tre sfide preliminari:
- aumentare la consapevolezza a livello di figure apicali dello switch verso i servizi e della loro importanza in chiave green, come un’opportunità di business;
- necessità di esplorare e comprendere appieno i bisogni dei clienti che devono essere soddisfatti: dalle sfide dei team di marketing allo sviluppo di soluzioni
- focalizzazione sulla necessità di sfruttare le tecnologie abilitanti che l’industria 4.0 mette a disposizione per realizzare processi di servitizzazione green
Nell’ambito della community ASAP è stato creato un gruppo di lavoro costituito da un gruppo di manager di aziende cui è stato chiesto di lavorare a un brain storming per identificare collettivamente una serie di soluzioni anche sulla base di esperienze passate in contesti diversificati. Il lavoro è stato codificato, analizzato e categorizzato e ha permesso di creare tre potenziali indirizzi da intraprendere per rispondere a ciascuna problematica.
- Un primo messaggio attiene all’evidenza che nelle PMI questi processi di cambiamento necessitano di un approccio aperto con il ricorso a partner esterni, che siano consulenti o vendor di tecnologie, ovvero di soggetti con cui lavorare in modo sistemico e collaborativo.
- Un secondo messaggio è legato alla necessità di potenziare i meccanismi di ingaggio e coinvolgimento di soggetti già connessi all’azienda che siano dipendenti, figure di management spesso ancora poco coinvolte ma anche i clienti interessati a sperimentare traiettorie di innovazione.
- Il terzo punto di intervento riguarda la partecipazione ad associazioni per acquisire ispirazioni dal confronto rispetto al “si può fare”.
ServiceMax: un service accessibile a tutti e al “servizio” di risultati ambientali
“Il service è per tutti” è un messaggio molto esplicito che Mauro Paretti, Senior Regional Marketing Manager Italy, ServiceMax porta all’ASAP SMF: pensiamo che il servizio sia il futuro per tutte quelle aziende che vogliono coltivare una relazione forte e proficua con i propri clienti. E crediamo che ci siano oggi sfide di digital transformation, di sustainability e di servitization, che invitano e aiutano ad andare in questa direzione anche a prescindere dalle dimensioni.
Paretti sottolinea che la pandemia ha accelerato queste sfide, ha imposto la necessità di reinventarsi facendo leva sui servizi per superare tante difficoltà e come ServiceMax crediamo che il service sia il punto di svolta per il business delle aziende. La vendita del prodotto non è un punto di arrivo, ma piuttosto di partenza per costruire e sviluppare la relazione con il cliente finale. La piena visibilità degli asset consente oggi di dare vita a un servizio proattivo, permette di incontrare al meglio le esigenze dei clienti e con questo focus sul service si possono ridurre i costi, si può aumentare l’efficienza nella conoscenza delle esigenze dei clienti si può creare valore per i clienti finali anche in termini di sostenibilità.
Grazie al service la differenziazione dell’offerta permette anche di creare nuovo valore. L’obiettivo finale deve essere quello di permettere di guardare oltre al prodotto avendo ben chiaro che i clienti sono sempre più esigenti e vogliono soluzioni e idee. In ServiceMax cerchiamo di costruire best practice e le mettiamo a disposizione anche ad aziende che un tempo non avvertivano la necessità del service. Il nostro approccio è quello di semplificare al massimo ciò che vediamo nel mercato e renderlo fruibile a tutti i clienti.
Un altro tema importante è nell’accompagnamento dei clienti nel change management. Soprattutto nel service non si tratta solo di implementare il software, ma di cambiare il modo in cui le persone lavorano. Persone più mature si devono confrontare con Millennials con un modo tutto nuovo di approcciarsi al lavoro e all’apprendimento. È fondamentale pertanto educare le persone e coinvolgere i dipendenti. Non è pensabile adottare una soluzione, se non viene correttamente e completamente condivisa dal basso.
Il service deve essere considerato come un obiettivo alla portata di tutte le aziende in grado di abilitare il raggiungimento di obiettivi ambientali grazie a una gestione delle risorse coerente con il raggiungimento di obiettivi di sostenibilità.
Cosberg: verso la servitizzazione e la sostenibilità con il concetto di Missione produttive
Una vera e propria roadmap verso la servitizzazione quella di Cosberg, azienda specializzata nella produzione di macchine per l’assemblaggio che con questo percorso progetta una evoluzione dalla vendita di sistemi di produzione alla erogazione di Missioni Produttive. Una espressione questa che è carica di significato e che esprime molto bene il senso del passaggio dal prodotto al servizio.
Alice Viscardi, Digital Process Specialist, Cosberg SpA spiega la roadmap verso la servitizzazione di Cosberg iniziando dal rapporto tra il core business storico dell’azienda e i principi della servitizzazione. Cosberg studia, progetta e costruisce macchine per l’automazione dei processi di assemblaggio e lavora principalmente per i settori dell’automotive, dell’elettromeccanica, del medicale e della produzione di accessori.
Servitizzare significa evolvere il modello di business da prospettiva prodotto-centrica a sistemi di prodotto-servizi. Questo presuppone un cambio di strategia: da azienda fornitrice di hardware ad azienda fornitrice di capacità produttiva. In questo senso ci sono due driver da prendere in considerazione:
- la prospettiva ambientale che spinge a fare di più con minori risorse, ad esempio utilizzando lo stesso impianto per diverse missioni produttive ed estendendo anche così la vita utile dell’impianto;
- la prospettiva di mercato, che deve tenere in considerazione che i prodotti che assemblano le macchine hanno vita breve e il noleggio della capacità produttiva ci permette di fornire quella flessibilità operativa e contrattuale che meglio può incontrare le esigenze delle imprese di produzione.
Per questo abbiamo strutturato due percorsi paralleli: da una parte un percorso sui servizi e dall’altra sui prodotti. Sino al 2000 Cosberg forniva i servizi base focalizzati sul prodotto, oggi siamo in uno scenario in cui i servizi erogati sono focalizzati sul mantenimento delle condizioni produttive stabilite (come assistenza da remoto, manutenzione programmata, training ecc.); in futuro vorremmo arrivare all’acquisto della capacità produttiva. L’impianto diventa così il mezzo attraverso cui la capacità produttiva viene erogata.
Per i produttori di impianti di assemblaggio, noleggiare la capacità produttiva è una sfida che può essere vinta solo ripensando l’architettura del prodotto (e le logiche di product journey). Per tanto tempo le macchine erano progettate per specifiche esigenze produttive, oggi il prodotto è diventato modulare e grazie a questa standardizzazione permette di arrivare alla creazione di modelli circolari in cui questi moduli standard sono rigenerabili e riutilizzabili per altre tipologie di missioni applicative. L’impianto non è dunque più dedicato ad una singola missione produttiva ma è adattabile e componibile per tante e diverse missioni produttive.
Operativamente si tratta di affrontare anche una evoluzione dei modelli di business. Se la proprietà dell’impianto rimane al costruttore durante tutto il ciclo di vita dell’impianto anche la responsabilità di riutilizzo e riciclo resta al costruttore. Quello che cambia è però la proposta di valore anche in relazione all’ingaggio con i clienti. Il digitale poi sta svolgendo un ruolo chiave sotto diverse prospettive. Una delle più importanti è rappresentata dal PLM, dalla possibilità di riportare ai processi di progettazione i dati legati alle performance di utilizzo dei sistemi per un miglioramento continuo dei prodotti e se la servitization porta anche a una maggiore responsabilità sul prodotto con i dati si abilitano anche nuove forme di business e di controllo del rapporto tra prodotto e clienti nel raggiungimento di risultati ambientali e di sostenibilità.
Montecolino: servitizzazione ed economia circolare per la gestione di materiali nel mondo degli allestimenti fieristici
La case histori di Montecolino è una testimonianza che attiene a un mercato molto particolare ma molto significativo: il mondo delle fiere e degli allestimenti legati agli eventi che è sempre più attento ai temi della “circolarità” e della sostenibilità.
Nico Fontana, CEO della società spiega che Montecolino nasce 50 anni fa come operatore nel settore della produzione di pavimenti e rivestimenti di moquette.e che ha intravisto una prospettiva di sviluppo nel settore degli allestimenti fieristici, un ambito che conta ora la quota più importante in termini di fatturato. Grazie alle dinamiche di questo mercato la società si è spinta verso un nuovo atteggiamento nell’affrontare le richieste dei clienti con una doppia verticalizzazione: da una parte lavorando sulle materie prime e dall’altra sul servizio, vale a dire sulla fornitura di materiale, di posa, di rimozione e di smaltimento.
Questa prospettiva ha permesso alla società di mettere a frutto l’esperienza con il recupero degli scarti industriali in un periodo che è coinciso con un cambiamento epocale. Questa fase di “passaggio strategico” è infatti arrivata quando la Cina che aveva vietato l’importazione di plastiche di seconda vita e tante realtà si sono trovate nella condizione di trovare alternative per lo smaltimento di questi scarti. Montecolino ha avuto l’occasione di valorizzare le proprie competenze e le proprie esperienze e di arrivare per gestire il riciclo quote importantissime vicine all’80% di moquette e rivestimenti utilizzati in ambito fieristico.
L’altro aspetto chiave del passaggio dal prodotto al servizio è rappresentato dalla flessibilità. L’azienda si adatta velocemente ai cambiamenti, anche per la capacità di lavorare sui materiali arrivando a una certificazione volontaria di “riciclabilità” di oltre cinquanta prodotti con la documentazione delle attività legate alla gestione di ogni singolo materiale giunto a fine vita.
Nel caso dell’ultimo salone del Mobile prima della pandemia, oltre 140 mila metri di moquette sono stati rimossi in 4 ore, per evitare che fossero inquinati da sostanze estranee che potevano comprometterne il riciclo. Il materiale viene poi stoccato in appositi contenitori per gestire le prime fasi di recupero nelle immediate vicinanze della fiera, mentre la trasformazione è organizzata per sfruttare le competenze di specialisti nel settore del recupero della plastica.
Una delle sfide di questo percorso per Montecolino è rappresentata dalla creazione di nuove economia di scala, gestendo questi volumi offriamo consulenza e diverse forme di vantaggio alle fiere che in futuro saranno sempre più importanti considerando che i costi legati alla gestione delle discariche saranno sempre più importanti e soprattutto che la normativa è destinata a diventare sempre più stringente.
Astelav, Ri-Generation: la seconda vita degli elettrodomestici al servizio dell’ambiente e della società
Ernesto Bertolino, CEO di Astelav porta una testimonianza di grande attenzione ai temi del ciclo di vita dei prodotti e della creazione di un nuovo rapporto, più responsabile, tra consumatori e prodotti. Il principio che anima il progetto Ri-Generation può essere sintetizzato nella volontà e nella responsabilità di recuperare il gusto della riparazione. Un approccio che ha anche un grande valore dal punto di vista sociale per la capacità di coinvolgere soggetti più deboli che in questa prospettiva trovano occasioni di inserimento nel mondo del lavoro.
I denominatori comuni del servizio e della circolarità sono gli ingredienti fondamentali del progetto Ri-Generation che fonde una cultura del prodotto, della responsabilità sul suo ciclo di vita, con il piacere e la cultura della riparazione, per arrivare a comprendere anche quelli dell’inclusione e della responsabilità sociale. Il nome Ri-Generation è evocativo e richiama sia la capacità di rigenerazione dei prodotti sia il coinvolgimento generazionale, nel senso di offrire nuove occasioni di crescita professionale e di inclusione in particolare a chi parte svantaggiato portando nuovo valore al territorio.
Bertolino sottolinea che Astelav è attiva da 50 anni come distributore di ricambi originali per più di 50 marchi di elettrodomestici tra i più importanti in Europa e nel 2017 ha scelto di lanciare appunto il progetto di economia circolare Ri-generation focalizzato sul mondo degli elettrodomestici.
Il pay off del progetto è che con i ricambi trasmettiamo il gusto di riparare e l’obiettivo è di allungare la vita degli elettrodomestici. Il gusto di riparare è anche un bellissimo messaggio che riporta a un rapporto più intimo con i prodotti, a un senso di responsabilità nei loro confronti e a un passaggio da abitudini che ci inducevano a cambiarli al primo malfunzionamento alla consapevolezza che allungando il loro ciclo di vita si rafforza la nostra capacità di contribuire a ridurre l’impatto ambientale.
Astelav ha così unito la disponibilità logistica, la conoscenza tecnologica nel mondo dell’elettrodomestico per promuovere l’allungamento della vita dei prodotti lavorando su una circolarità costituita da tre passaggi: rigenera, ripara e riusa. Nel 2016-2017 l’azienda ha ottenuto l’autorizzazione per il trattamento dei RAEE in modo da intercettarli nei luoghi di raccolta, ricondizionarli in laboratorio e garantire in più lavoro a persone in difficoltà, il tutto in collaborazione con organizzazioni di volontariato. Risultato: fornire un elettrodomestico ricondizionato economico garantito per 1 anno. I RAEE trattati nell’ambito del progetto sono legati a R2 e R1: sono un’emergenza ma anche opportunità. Si tratta di elettrodomestici che diventerebbero rifiuti voluminosi e pesanti con un impatto ambientale importante. Nel 2017 abbiamo inaugurato il laboratorio con 11 tecnici e ci paragoniamo ad una sorta di “pronto soccorso”: selezioniamo questi prodotti tramite gli specialist, che arrivano in laboratorio dove si esegue una diagnosi, poi si procede con la identificazione dei ricambi da sostituire e in poco tempo i tecnici hanno a disposizione tutti i ricambi necessari per la riparazione. Uno dei punti di forza del progetto sta proprio nella possibilità di avere “in casa” un numero altissimo di pezzi per la riparazione. In questo modo si può procedere alla verifica del funzionamento e poi al collaudo finale, con operazioni che riguardano anche la pulizia e la sanificazione. Uniamo dunque riparazione e rigenerazione in cui sostituiamo anche componenti non guasti ma che potrebbero usurarsi. Ogni prodotto è poi un prodotto unico, che viene posizionato sul sito e che è pronto ad essere venduto.
A supporto del progetto sono stati avviati anche tre punti vendita a Torino con percorsi di formazione a giovani migranti, accolti dalla comunità salesiana che offre loro vitto, alloggio e formazione scolastica e che trovano così una occasione di ingresso nel mondo del lavoro afforntando il mestiere di riparatore. Il progetto vede inoltre la collaborazione con enti no-profit e associazioni ambientali in una prospettiva con cui volgiamo dare il nostro contributo alla creazione di una nuova filiera del valore.
Marlegno: con la cognitive house verso una casa intelligente e dinamica che abilita la servitization e favorisce abitudini sostenibili
Per elettrodomestici che acquistano una seconda vita è bello pensare anche che possano entrare in una casa che diventa a sua volta sempre più intelligente, una casa cognitiva, capace di studiare i comportamenti e in grado di metterli in relazione con il contesto, anche ambientale, nel quale è collocata per aumentare il comfort, la sicurezza e gestire in modo sempre più accurato e preciso tutte le risorse.
Angelo Luigi Marchetti, CEO di Marlegno ci conduce in un mondo building un po’ speciale in cui le materie prime sono il legno e i dati. Se le logiche di riferimento in un edificio prefabbricato in legno sono quelle della standardizzazione e della modularità avanzata, l’integrazione con il digitale ha aperto tante nuove prospettive di sviluppo a beneficio sia di coloro che vivono la casa sia del mondo immobiliare. Marlegno sino al 2010 era fondamentalmente una impresa focalizzata sul mondo B2B e metteva i propri prodotti a disposizione delle imprese edilizie. Poi per una serie di ragioni legate al mercato il modello di business si è evoluto e Marlegno è diventata anche una realtà con un oerintamento B2C in un percorso che unisce innovazione tecnologica, innovazione digitale e servitizzazione.
Per capire questa evoluzione occorre considerare che il valore di una casa era dato nel passato primariamente da posizione e architettura. Poi è arrivata la certificazione energetica che definiva il valore anche dei consumi energetici e rinnovabili e poi è cresciuta l’importanza della sicurezza. A questo si è aggiunto il tema sempre più importante della sostenibilità ambientale. La costruzione di una casa deve dunque partire da un approccio integrato che tenga conto di tutti gli aspetti che generano valore e che vanno dall’architettura all’energia, dalla sicurezza alla sostenibilità ambientale. In più un edificio deve saper mantenere il suo valore nel tempo, deve saper “leggere” il contesto nel quale è collocato. Per questo occorre considerare tutto il ciclo di vita dell’edificio con tutte le sue principali fasi. Si deve passare da un approccio statico, a uno dinamico capace di considerare le abitazioni come insiemi di materiali, ciascuno con una sua “identità” e con un valore complessivo del “prodotto casa” che sarà dato dalla somma degli impatto ambientali di tutti i materiali.
La scelta di Marlegno è stata quella di lavorare sul concetto e sul progetto della Cognitive House, con l’IoT e l’Intelligenza artificiale che permettono di controllare i “parametri vitali” dell’abitazione che ha permesso di cambiare il rapporto con la manutenzione, di prevenire danni o rischi e di gestire il tutto il ciclo di vita e, non ultimo, di adattare l’abitazione alle esigenze dei clienti.
Si tratta di una evoluzione strategica da una casa vista come un involucro passivo a cui l’utente si adatta a una casa che conosce le esigenze, impara e si adatta a quelle esigenze. Utilizzare le tecnologie esponenziali consente di plasmare la casa alle necessità e al confort di chi la occupa in uno stravolgimento completo del paradigma tradizionale. L’immobile così si può inserire in una gestione innovativa degli asset immobiliari dove il prodotto diventa una parte del valore e dove invece crescono i servizi che si possono sviluppare e proporre.
Servitly: il digitale a supporto della servitization e dell’economia circolare per le PMI
Con Stefano Butti, Founder & CEO di Servitly l’attenzione passa agli strumenti digitali che abilitano la servitizzazione e che permettono alle imprese di raggiungere e misurare anche i risultati di sostenibilità. La premessa di questa trasformazione è data dalla necessità di lavorare sui dati e di disporre di una piattaforma abilitante che permetta di pilotare le logiche di servitizazione avendo il controllo di tutti i fattori abilitanti.
Servitly fornisce software applicativi necessari per realizzare percorsi di servitization, supporta diverse decine di manufacturer e service provider in Europa ed è concentrata sui DPSS Digital Product Service System, ovvero sui sistemi digitali a supporto del sistema prodotto-servizio. La servitizzazione ha bisogno di una piattaforma che permetta la gestione delle “relazioni” tra prodotto e servizio e Servitly offre un sistema enterprise basato sulle potenzialità dell’IoT.
Sino ad oggi le tecnologie abilitanti hanno costretto le aziende ad adattarsi sviluppando sistemi custom, Servitly mette a disposizione un sistema che aiuta a sfruttare tutte le potenzialità delle tecnologie Internet of Things per generare nuovo valore grazie al rapporto prodotto-servizio.
Il percorso di Servitly parte dal concetto di prodotto connesso e arriva al punto in cui i dati si trasformano in valore mettendo a disposizione una serie di modalità per generare e gestire nuovi servizi. Il primo passaggio è nella costruzione di un motore di intelligenza associato alle macchine: il dato va trasformato in un’informazione o meglio ancora in insight che permettono di sfruttare tutte le potenzialità dei sistemi.
La possibilità di abilitare processi e progetti di servitization permette anche di raggiungere obiettivi di sostenibilità o di attuare modelli di circular economy. Il percorso in questo caso si attiva agendo su tutti gli attori della catena che operano attorno al prodotto. L’intelligenza deve essere distribuita lungo tutta la catena per dare al produttore o service provider le informazioni necessarie per suggerire al cliente cosa migliorare della macchina sia in termini di performance sia in termini di miglioramento dell’impatto ambientale.
Anche la questione del rating è importante. È ciò che permette di attivare il feedback loop: sia che si parli di prestazioni che di manutenzione. È fondamentale stabilire come si sta operando, di avere dei benchmark per definire dei percorsi di miglioramento. Le aziende hanno già molto da lavorare in termini di misurazione della sostenibilità, con queste soluzioni dispongono di strumenti per conoscere ancora meglio la macchina, per misurare il comportamento in relazione a tante variabili e per disporre di dati validi per i rating di sostenibilità. Una volta individuati questi parametri si possono sfruttare al meglio anche tutte le azioni dirette ai clienti finali ad esempio in termini di configurazioni automatizzate per la creazione di soluzioni ideali nel raggiungimento di obiettivi di performance e di obiettivi ambientali.
Lo schema è modulare e si può applicare in tutti i casi in cui si vuole offrire un servizio. E laddove la sostenibilità richiede poi di identificare nuove modalità di generazione di valore, la servitization grazie alla possibilità di trasformare il rapporto con i sistemi di produzione, con la produzione e con i clienti rappresenta un fattore abilitante. In questo senso Servitly accompagna le aziende permettendole di focalizzarsi sui principali passaggi strategici:
– sulla costruzione di l’intelligenza, spesso già molto presente nell’azienda nel reparto R&D e nel team di progettazione e design che va trasformata in intelligenza digitale, a cui vanno aggiunte intelligenze tipiche di un servizio
– nella realizzazione delle interfacce di gestione del contatto con il cliente finale
– nella possibilità di concentrarsi sul core business, con il supporto di data scientist e service owner come figure nuove che sono destinate a parte del manufacturing del futuro per il corretto design del servizio e per la interpretazione dei dati in intelligenza.
Tutto questo si proietta in una evoluzione che va dal product design al service design, ma per farlo, è necessario ritornare sul prodotto e le aziende stanno infatti riflettendo su come il prodotto può essere riprogettato in funzione de servizio che andrà erogato proprio grazie all’intelligenza che arriva dall’applicazione delle tecnologie digitali.
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