Misurare la consapevolezza e il livello di circolarità di un’azienda per identificare preliminarmente le azioni da intraprendere e avviare un percorso votato alla Circular Economy. E’ questo l’obiettivo del C-Readiness (o Circular-Readiness), un assessment tool del livello di “Prontezza Circolare” sviluppato dal Laboratorio RISE dell’Università degli Studi di Brescia, in collaborazione con IQ Consulting (spin-off dell’Università degli Studi di Brescia), in partnership con il Gruppo Digital360 e grazie al patrocinio di ESG360. Pensato principalmente per il manifatturiero, il percorso guidato prevede una prima fase di raccolta dati, una seconda fase di elaborazione risultati e di integrazione con un’analisi di impatto ambientale (LCA), e si conclude con un momento di discussione e confronto dei risultati, all’interno del quale emergono le potenziali azioni da prioritizzare.
Secondo uno studio delle Nazioni Unite, abbiamo solamente 12 anni di tempo per contrastare il fenomeno del cambiamento climatico, ripensando i modelli di produzione e di consumo per tenere conto del concetto di limite finito delle risorse naturali. Le risorse previste dal Recovery Fund nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (o PNRR) da oltre 200 miliardi, attribuisce alla componente green un ruolo fondamentale. In questo contesto, l’introduzione di modelli di Economia Circolare nelle aziende e nelle supply chain rappresenta forse l’alternativa più promettente per intraprendere uno sviluppo sostenibile.
Quindi, cosa aspetti? Testa subito il tuo livello di Circolarità.
La valutazione preliminare della prontezza delle aziende manifatturiere all’Economia Circolare
Nello specifico, il metodo C-Readiness comprende la valutazione delle seguenti aree aziendali:
1. Struttura del Prodotto, che mira a valutare la circolarità di un’azienda nella primissima fase del ciclo di vita di un prodotto, valutando l’utilizzo di materie prime seconde, la presenza di certificazioni ambientale dei prodotti, il grado di progettazione circolare di un prodotto.
2. Processi Produttivi, in termini di circolarità durante le fasi di produzione, e quindi l’incidenza degli sfridi e degli scarti di produzione, la presenza di sistemi di monitoraggio dei consumi, l’utilizzo di energia derivante da fonti rinnovabili, la presenza di un sistema di gestione ambientale.
3. Modello di Business, che fa riferimento alla modalità con cui i prodotti vengono offerti, linee di prodotti usati o rigenerati, la presenza di sistemi product-as-a-service come il leasing, il pay-per-use o lo sharing.
4. Supply Chain, che tiene in considerazione la circolarità nelle fasi di approvvigionamento e distribuzione, valutando i criteri di selezione dei fornitori, la tipologia di materiali utilizzata per il packaging, l’eventuale ottimizzazione della rete distributiva ed i criteri di scelta dei mezzi di trasporto.
5. Logistica Inversa, Rigenerazione e Fine Vita, che misura la circolarità nelle fasi di recupero e rigenerazione dei prodotti, valutando la presenza di una struttura di reverse logistics, la presenza di attività volte a rigenerare il prodotto e, più in generale, al suo smaltimento.
6. Cultura e Buone Prassi Aziendali, che analizza l’approccio aziendale adottato nei confronti dei temi della sostenibilità ambientale, con particolare riferimento alle buone prassi, alla riduzione della plastica ed alla comunicazione.
Il metodo assegna un punteggio Prontezza Circolare ad ogni area che, abbinato all’impatto ambientale (ottenibile attraverso un’analisi LCA), permette di identificare le priorità di azione da inserire all’interno di un piano di implementazione all’Economia Circolare.