Sembrerebbe un paradosso, ma sempre più spesso si è portati a considerare la gestione e il riciclo dei rifiuti come un fenomeno di “moda”. Certamente l’attenzione su questo tema sta oggi sicuramente crescendo, ma sono poche le aziende che hanno iniziato a crederci e a investire quando ancora non si parlava, come oggi, di sostenibilità. SEVal è una di quelle realtà che hanno scelto di occuparsi di recupero e riciclo di prodotti dismessi in tempi non sospetti, quando trattare prodotti destinati alle discariche era una scelta di innovazione.
SEVal nasce dalla convinzione che per salvare da discariche e macero i prodotti occorrono competenze, infrastrutture e processi, vale a dire tanti e diversi asset di innovazione sui quali l’azienda ha costantemente investito per arrivare a disporre oggi dei mezzi necessari per contribuire alla trasformazione sostenibile del settore elettrico ed elettronico.
I primi passi, grazie all’iniziativa del fondatore Roberto Ardenghi, SEVal li muove nel settore delle linee elettriche di alta tensione. Un’area di business cui segue subito una importante diversificazione nel recupero di prodotti RAEE, con la creazione della divisione Ecologia. Su quella visione e grazie all’evoluzione del mercato, SEVal ha poi scelto di investire in questi anni in competenze, impianti, strutture e mezzi per la logistica e oggi ha al suo attivo undici stabilimenti dove lavorano 500 persone con cui gestisce ogni anno qualcosa come 130.000 tonnellate di rifiuti RAEE.
Per conoscere la realtà di SEVal e il mercato nel quale opera ESG360 ha incontrato Alessandro Danesi, direttore commerciale della società (Danesi è anche protagonista di un appuntamento della webserie LaStaffetta dedicata ai temi dell’automazione e della robotica per il riciclo n.d.r.).
Quali sono le tipologie di servizi SEVal relativamente al recupero e riciclo RAEE?
SEVal lavora in modo diretto o indiretto per i più noti produttori di elettronica del mondo ed è in grado di riportare all’industria una ricca serie di materiali recuperati come ferro, metalli nobili, metalli preziosi, plastiche, vetro, legno e tanto altro. Si tratta di una attività che svolgiamo con linee di trattamento e con processi autorizzati, certificati e monitorati, principalmente nel comparto dei rifiuti elettronici. In termini di prodotti significa frigoriferi, lavatrici, computer, stampanti, modem, tv, motori, cavi, trasformatori, ovvero tutto il mondo tecnico tecnologico legato all’elettricità.
A questa vocazione originale SEVal ha fatto seguire nel tempo una espansione tramite partnership e acquisizioni che hanno permesso sia una integrazione verticale, nell’ambito elettrico ed elettronico, per coprire specifici settori come nel caso del riciclo delle plastiche che derivano dai rifiuti elettronici, sia in ambiti “vicini” come nel recupero dei toner o degli imballaggi misti. L’espansione si è poi allargata anche con una vera e propria diversificazione settoriale, con l’ingresso nel trattamento di rifiuti ospedalieri. Di fatto SEVal è attiva in tutti quei settori del recupero e del riciclo in cui è necessario un forte valore aggiunto di innovazione, di competenze e di infrastrutture.
Come sta cambiando il mercato di riferimento SEVal? In termini di tipologie di imprese e di esigenze?
Il nostro è un settore che richiede un aggiornamento e una innovazione continui. Ad esempio, abbiamo lavorato molto sia sull’innovazione nel trattamento dei rifiuti tecnologici sia nello sviluppo di servizi complementari come i trasporti. Abbiamo costituito una società del gruppo che si occupa espressamente di questa componente delle attività, considerando poi che le necessità di trasporto sono molto ampie collaboriamo anche con tante realtà esterne. Per riuscire a coprire tutte le esigenze delle imprese nel rispetto delle normative abbiamo creato una delle flotte di mezzi attrezzati più grandi del paese con oltre 2500 cassoni collocati nelle isole ecologiche.
Si tratta di scelte che vanno nella direzione strategica di puntare primariamente sui valori della reputazione, considerando che operiamo in un settore dove purtroppo ci si deve confrontare con attori che riescono ad “aggirare le regole” con relativa facilità.
Facciamo un esempio per capire?
Se un’azienda affida la dismissione ad esempio di un frigorifero, il trattamento corretto presuppone l’aspirazione e il recupero del gas e dell’olio presenti nei circuiti con tutte le necessarie precauzioni per evitare che possano disperdersi nell’ambiente. La stessa attenzione si deve prestare nel momento in cui si devono trattare quegli apparati elettrici di media tensione che contengono a loro volta gas.
Sul mercato può accadere che qualcuno, “inavvertitamente”, non riesca a “trattenere” il gas a quel punto si disperde nell’ambiente. In questa circostanza il costo del recupero è ovviamente molto più basso. Reputazione per noi vuol dire garantire che tutti i prodotti vengono trattati con mezzi, competenze e procedure provate e collaudate anche se il costo per i mezzi e le competenze necessarie è più elevato rispetto ad altri attori sul mercato.
C’è poi un altro aspetto che è parte integrante della reputazione e riguarda il fatto di affrontare con la stessa qualità di intervento tutte le tipologie di recuperi. Ce ne sono infatti di molto attraenti dove gli operatori in generale sono fortemente stimolati ad agire in modo efficace, come ad esempio nel recupero dei cavi di rame. Al contrario nel caso di materiali meno nobili come nella plastica la motivazione è molto più debole e la qualità delle azioni di recupero deve essere svolta con la massima affidabilità.
Quindi?
Abbiamo deciso di essere diversi, a costo di essere meno competitivi. Detto comunque che in questo settore il rischio di sbagliare qualche operazione è sempre dietro l’angolo, siamo riusciti a costruirci una reputazione di affidabilità grazie alla capacità di gestire recuperi complessi con grande precisione. Una reputazione che ci arriva anche grazie alla capacità di agire in ambiti verticali, magari di nicchia, dove il trattamento responsabile e affidabile dei rifiuti è un valore aggiunto e dove sono poche le imprese in grado di svolgere queste attività. Per questo abbiamo appunto investito negli impianti necessari, abbiamo formato le competenze adeguate e abbiamo poi dimostrato, sul campo, di saperlo fare. Le imprese ci chiamano anche se siamo sicuramente meno convenienti di chi affronta questi recuperi con un approccio non necessariamente così attento a ogni passaggio e a ogni operazione.
Sta cambiando anche la concorrenza?
Diciamo che c’è un fenomeno che sta trasformando il mondo del rifiuto ed è il fenomeno della concentrazione. Stanno arrivando grandi organizzazioni che stanno comprando aziende, impianti, piccole realtà artigianali, società specializzate in settori molto verticali, li stanno aggregando, e stanno dando vita a delle vere e proprie industrie del rifiuto.
Quali sono i servizi SEVal che più sono in linea con lo sviluppo di logiche ESG delle imprese?
SEVal, come già sottolineato, punta moltissimo sui valori della reputazione che arrivano dalla qualità dei servizi e che trovano conferma nelle autorizzazioni e certificazioni che ha ottenuto. Per lavorare i rifiuti che arrivano dalle isole ecologiche occorre infatti avere delle autorizzazioni ed essere accreditati presso i centri di coordinamento RAEE. Per ottenere queste autorizzazioni le strutture SEVal sono sottoposte ad audit annuali con test che durano diversi giorni, nel corso dei quali si deve dimostrare la capacità di eseguire le procedure a regola d’arte. Disponiamo poi di sistemi di automonitoraggio e di monitoraggio che vengono controllati da questi stessi auditor e che grazie ai dati raccolti sono nella condizione di capire se gli impianti svolgono le loro funzioni come stabilito.
Il sistema di controlli è di fatto molto evoluto, ciononostante ci sono ancora spazi di discrezionalità che possono fare la differenza sui costi e che possono incidere sulla reputazione. Il rispetto di standard e metodiche serve infatti per garantire un livello base di qualità nel recupero e nel riciclo, ma la differenza vera si costruisce con la scelta delle aziende di attrezzarsi con soluzioni tecnologiche innovative e con competenze specifiche che permettono di recuperare nel modo migliore la maggior parte dei materiali che sono effettivamente recuperabili.
Da questo punto di vista ci sono progetti che testimoniano del valore intrinseco della reputazione. Lavoriamo ad esempio con una azienda specializzata nella climatizzazione con cui abbiamo cominciato a riciclare anche il gas dei circuiti dei condizionatori domestici che fino a qualche anno fa non era possibile trattare. Questo progetto ci ha portato all’attenzione di un grande produttore mondiale di condizionatori che ci ha inizialmente chiesto di raccogliere i dati su questa problematica in Italia. Questo brand ha poi voluto avviare un progetto che permettesse di dimostrare la loro capacità di recupero anche a livello di catena logistica, per “riportare” all’industria una serie di gas che non solo non vanno a impattare l’ambiente, ma che se ben trattati permettono di generare anche un ritorno economico.
Come sta cambiando la gestione operativa del recupero e del riciclo?
Per capire questa evoluzione va detto che SEVal ha costruito la propria reputazione su tre pilastri. Il primo è rappresentato dalla tranquillità che garantiamo a chi ci sceglie con la certezza che sta affidando i suoi rifiuti a qualcuno che li tratta in maniera responsabile. Il secondo pilastro è nella velocità e nella precisione nella risposta: le aziende non devono aspettare, possono avere una risposta veloce alle loro necessità. Il terzo pillar è nel concetto di HighTech Recycling che fa leva sulla nostra scelta strategica di puntare sull’innovazione tecnologica.
Per venire più precisamente alla domanda su come sta cambiando la gestione del recupero e del riciclo occorre dire che questo mestiere richiede una grandissima attenzione e una alta specializzazione, ma occorre anche prendere atto che si tratta di una professione poco piacevole. Non dobbiamo dimenticare che molti operatori devono “mettere le mani” nei rifiuti elettronici, in diverse circostanze si tratta di rifiuti da gestire con procedure complesse. Gli operatori devono distinguere molto bene la tipologia di rifiuto, devono saper identificare la tipologia di materiale a cui prestare attenzione per indirizzarli verso pratiche di smontaggio e recupero adeguate. In concreto devono agire sempre con il massimo dell’attenzione in contesti spesso difficili.
Che ruolo svolge l’innovazione tecnologica, l’automazione, la robotica?
La scelta di muoversi verso un HighTech Recycling permette a SEVal di disporre di soluzioni tecnologiche che alleggeriscono o sostituiscono il lavoro delle persone nelle pratiche più impegnative, più spiacevoli o più pericolose. Un esempio è rappresentato da un sistema che abbiamo recentemente adottato che automatizza, senza bisogno di intervento umano, la separazione delle pile per tipologia. Un lavoro decisamente poco piacevole per le persone, con materiali spesso sporchi che può essere svolto da un sistema con un elevato livello di automazione e di sicurezza sia per il riconoscimento dei prodotti sia per la gestione verso diverse forme di trattamento.
Come è cambiato il ruolo e la spinta delle normative in termini di stimolo da parte del mercato?
Il nostro è un settore ipertrofico dal punto di vista normativo. Ci sono tantissime norme che sono certamente di aiuto perché stabiliscono dei punti fermi su come “si deve lavorare bene”. Nello stesso tempo occorre gestire una situazione in cui la norma è in continua evoluzione con i rischi connessi a un approccio un po’ burocratico, che impone a volte di prestare più attenzione agli aspetti formali che a quelli più sostanziali.
Un’altra criticità riguarda poi il fatto che le norme sono formulate in modo troppo generale con il rischio che la loro interpretazione possa essere poi diversa in funzione di “come” e “dove” vengono applicate.
Come vi collocate nell’ambito di filiere industriali che stanno cercando di dare vita a modelli circolari? Come operate in questo senso?
Il nostro posizionamento e ruolo nell’ambito di progetti di economia circolare è un tema per noi strategico, ma lo è anche in ragione del settore e della tipologia di materiali sui quali siamo chiamati a fare la nostra parte. Nel mondo del metallo è relativamente facile. Il metallo in generale è infinitamente riciclabile e il fatto che sia utilizzato, per la produzione di elettrodomestici o per un cartello stradale o per la cancellata di una abitazione è per certi aspetti indifferente. I processi di riciclo sono generalmente efficaci e sono trasversali a diverse filiere produttive. La circolarità in questo comparto è comunque garantita. Il discorso è molto diverso per settori più complessi come può essere ad esempio il mondo delle plastiche. In questo settore ci sono forme di utilizzo di serie A e altre di serie B. Ci sono infatti plastiche prodotte con una serie di materiali che ne limitano la riciclabilità. Identificare gli oggetti prodotti con plastiche con certe caratteristiche e separarle dalle altre è estremamente complesso, occorre predisporre degli stream di recupero appositi, occorre dare vita a dei canali di riciclabilità specifici. Si tratta di una raccolta che ha dei costi organizzativi importanti con processi che funzionano bene su alcune filiere specifiche di tipo “chiuso”. Ad esempio, la filiera delle telecomunicazioni per i modem, o quelle dell’energia elettrica per i contatori. In generale si tratta di catene del valore in cui c’è un attore che esercita un controllo importante e che crea le condizioni per l’attuazione di modelli circolari.