Nell’ultimo anno e mezzo, nonostante le oggettive difficoltà causate dalla crisi pandemica, quasi tutte le aziende di moda italiane hanno confermato o addirittura aumentato gli investimenti in sostenibilità, posticipando alcuni obiettivi o aggiungendone di nuovi. Accanto ad un complessivo aumento dei rifiuti di origine tessile, il Covid-19 ha fatto emergere la richiesta dei consumatori di una maggiore sostenibilità e di prodotti circolare, finendo quindi, per essere considerato un acceleratore del cambiamento trasformazionale nell’industria del fashion. Un passaggio che svolgerà un ruolo significativo nel raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 e che può essere realizzato solo a condizione che si instauri un dialogo rafforzato le policy maker, aziende, istituzioni, utenti finali, associazioni, ONG e altri stakeholder; si emettano regolamenti e incentivi che indirizzino i requisiti cruciali per l’attuazione di un approccio circolare; si coltivi un certo grado di consapevolezza ed educazione sui programmi di sostenibilità e circolarità per tutti gli stakeholder.
Presupposti che stanno alla base del primo Report sulla circolarità del settore moda italiano, il primo output all’interno del Monitor for Circular Fashion, un progetto di ricerca pluriennale e multi-stakeholder che vede il contributo scientifico del think tank Sustainability Lab SDA Bocconi e di Enel X, società del Gruppo Enel specializzata in prodotti e servizi al servizio della trasformazione energetica, nato l’obiettivo di offrire una rappresentazione precisa e dinamica dello stato dell’economia circolare nel sistema del fashion italiano, dalle macro-tendenze del settore alla capacità delle aziende di applicare tali principi lungo tutta la catena del valore, per poi diffondere le migliori pratiche di moda circolare, promuovere tecniche, competenze manageriali e scientifiche che contribuiscono alla transizione verso modelli di business circolari.
L’analisi di questa prima edizione ha coinvolto 14 aziende rappresentative della filiera (di cui 10 fra ingredient brands, brands & retailers e 4 service providers). Ai fornitori di servizi è stato chiesto, inoltre, di tenere conto anche dei rispettivi clienti, il che porta a superare le 930 società di abbigliamento e calzature rappresentate. Il report include anche un KPIs Committee di consulenti esperti di misurazione della circolarità, cui prendono parte società di consulenza come Pwc e Bip.
La community di aziende scelte perché front-runners della sostenibilità e della circolarità nella filiera italiana del settore moda, ha svolto un percorso virtuoso di confronto sulle opportunità e le sfide della circolarità al fine di individuare e sviluppare nuove soluzioni concrete e misurabili. Tra le aziende coinvolte spiccano nomi come Candiani Denim, Ovs, Radici Group, Save the Duck, Vibram, Vitale Barberis Canonico, Vivienne Westwood, per citarne alcuni, oltre a provider di tecnologie tra cui Deda Group e Temera.
“La collaborazione tra aziende della filiera moda e technology providers consente di affrontare più facilmente le sfide ancora aperte della circolarità, confermate dalla ricerca condotta, come ad esempio i costi elevati, la disponibilità di tecnologie e infrastrutture, gli ostacoli culturali e i gap normativi – spiega Francesca Romana Rinaldi, Lead Monitor for Circular Fashion SDA Bocconi School of Management – Le opportunità della circolarità, soprattutto quelle legate alla reputazione aziendale e alla fidelizzazione degli utilizzatori finali, sono fondamentali per guidare le decisioni dei manager aziendali nella Circular Fashion Roadmap”.
Circolarità: come si comportano le aziende nell’industria della moda
Dall’analisi risulta che le attività a monte, soprattutto quelle che attengono al “design per la circolarità” – ovvero la creazione di prodotti con un alto potenziale di circolarità grazie all’utilizzo dei materiali sostenibili, come ad esempio quelli riciclati, bio-based o realizzati con tecnologie innovative che permettono il risparmio di risorse – “produzione
on-demand” e utilizzo di “input circolari sono ad oggi molto più diffuse rispetto alle attività di circolarità implementate a valle, e quindi nelle fasi post-vendita, come i servizi di “riparazione” e “conservazione”, “affitto, affitto con abbonamento, leasing” e “commercializzazione prodotti di seconda mano”, tutte si trovano in una fase ancora embrionale.
Sono poche le aziende che si approvvigionano di elettricità da fonti rinnovabili per i propri stabilimenti o che sono munite di sistemi per il monitoraggio e l’efficientamento dei propri consumi. Ad oggi, non c’è ancora un vero processo di transizione verso la mobilità elettrica, rispetto alle elevate potenzialità derivanti dall’intero settore. In realtà, sia quest’ultima che l’uso sostenibile dell’energia, sono tecnologie immediatamente disponibili, e dovrebbero essere considerate come uno dei primi passi verso la circolarità aziendale e la decarbonizzazione, contribuendo al raggiungimento degli obiettivi ambientali nel più breve termine.
La maggior parte delle aziende (sette su dieci) afferma di educare e sensibilizzare il consumatore finale, fornendogli dati inerenti agli impatti dell’industria della moda, mentre i provider di servizi notano che solo il 14% dei loro clienti lo fa. In merito agli step futuri, gli intervistati parlano di attivare campagne di sensibilizzazione, coinvolgimento attivo dei consumatori nei processi circolari (come il take back) e monitoraggio del comportamento degli shopper rispetto all’uso, il mantenimento e lo smaltimento del capo.
Cinque business model che promuovono il fashion circolare
I ricercatori di SDA Bocconi hanno anche individuato cinque business model fra le aziende della moda che puntano alla circolarità e ciascuna azienda con l’intenzione di diventare “virtuosa” potrebbe decidere di adottarne più di uno. Il primo riguarda gli input sostenibili (materie prime, acqua, energia, per citarne alcuni): le realtà che seguono questo modello adottano i principi dell’eco-design nel selezionare le materie prime e nell’attività manifatturiera e si concentrano sulla co-creazione e sulla produzione on demand, per ridurre lo spreco di risorse e i consumi. Altre aziende si focalizzano sull’estensione della vita del prodotto, per esempio con servizi di riparazione e l’implementazione del re-commerce, oppure sul fine vita, preoccupandosi del riciclo o rigenerazione dei capi realizzati e del riciclo dei materiali di scarto (upcycling e downcycling). Ci sono poi modelli di business che si basano sullo sharing, per esempio attraverso piattaforme peer-to-peer, e altri orientati al “product as service” con modelli di lavoro basati sul noleggio e il leasing.
Principali trade-off, sfide e opportunità della circolarità
Quando migliora la performance di circolarità, le aziende potrebbero trovarsi a risolvere trade-off operativi, ambientali, economici e di qualità. Gli ostacoli più significativi evidenziati dalle aziende sono relativi a: costi; disponibilità di tecnologie e infrastrutture; ostacoli culturali esterni; ostacoli legali e regolamentari; disponibilità di competenze esterne ed interne; ostacoli culturali interni e inerzia di processo. Anche la riservatezza può rappresentare un problema, in relazione alle informazioni di tracciabilità richieste per la circolarità.
Tutto questo però, sebbene da un lato rappresenti una grande sfida per le aziende del settore, dall’altra apre a delle grandi opportunità di tipo economico, derivanti sia dall’efficientamento dei processi e quindi dalla riduzione dei costi ottenibile sia grazie all’applicazione dei principi dell’economia circolare, che dal raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione. Ridurre i propri impatti ad oggi non è più solo considerabile come un virtuosismo perché il costo di compensazione delle emissioni, le sempre più stringenti normative nazionali ed internazionali in materia e la crescente attenzione dei consumatori, e più in generale del mercato, rendono necessaria la definizione di un piano di azioni che siano in grado di trasformare questa transizione in un’opportunità per il business.
In generale, tutte le aziende confermano che una migliore brand reputation, una maggiore fedeltà dei consumatori, nuove opportunità di business, nuovi posti di lavoro e riduzione dei costi, possano essere considerati i principali vantaggi di una migliore performance di circolarità. In conclusione, le opportunità derivanti dal miglioramento della performance di circolarità superano le sfide. Il dialogo aperto con le aziende del Monitor for Circular Fashion ha generato diverse idee per intraprendere azioni concrete per accelerare il cambiamento trasformativo verso un’industria della moda più sostenibile e circolare.
Azioni per migliorare le performance di circolarità nel settore della moda
Nella parte conclusiva, il Monitor for Circular Fashion Report 2021 presenta una Managerial Agenda, che comprende azioni concrete e prioritarie da intraprendere per il miglioramento della performance di circolarità di ciascuna azienda e dell’intero settore, a partire dalla misurazione della circolarità e dal coinvolgimento degli “utilizzatori finali” – non più “consumatori”, quindi – in iniziative di circolarità.
Le azioni settoriali identificate come prioritarie dalle aziende sono legate all’aumento del livello di tracciabilità e trasparenza delle catene del valore della moda, la risoluzione dei trade-off della moda circolare e il potenziamento dei progetti pilota di circolarità. Il supporto dei Policy Makers è visto come fondamentale, soprattutto per il miglioramento della raccolta dei rifiuti, l’accelerazione della simbiosi industriale e lo sviluppo di criteri armonizzati in tutta l’Europa per l’end-of-waste.
Le aziende coinvolte nel Monitor for Circular Fashion Report 2021 condividono la necessità di partire dai dati e dalla misurazione della circolarità per implementare un approccio strategico alla sostenibilità e alla circolarità, nella convinzione che tracciabilità e trasparenza rappresentino un’arma fondamentale contro il greenwashing. Tra le azioni da intraprendere per il miglioramento della performance di circolarità c’è la misurazione dei livelli attuali di CO2 e la strutturazione di piani di efficientamento energetico e di ammodernamento degli impianti. Il punto di partenza è proprio la misurazione della performance di circolarità per garantire il monitoraggio nel tempo dei miglioramenti e per la possibilità di comparare i risultati con i benchmark del proprio segmento e di settore.
Il Comitato KPI conferma che per migliorare le performance di circolarità nel medio-lungo periodo, le aziende devono implementare azioni di comunicazione one-to-one con i clienti finali. Costruire relazioni a lungo termine con loro può aiutare a facilitare le attività di take-back deu prodotti al fine di garantire un utilizzo più efficiente delle risorse. La comunicazione verso tutti gli stakeholder è considerata un’attività chiave per la circolarità ed è trasversale a tutte le attività della Circular Fashion Value Chain. Creare dei chiari claim di circolarità è fondamentale per educare gli utilizzatori finali e fornire delle informazioni a tutti gli stakeholders coinvolti nella supply chain.
Inoltre, le evidenze derivanti dalle analisi energetiche hanno messo in luce interessanti opportunità relative alla decarbonizzazione. Le emissioni attuali delle aziende coinvolte nello studio, pari a circa 146.448 tCO2e, potrebbero essere significativamente ridotte (-30%) grazie a politiche di fornitura di energia elettrica da fonti rinnovabili e investimenti in impianti di auto-generazione. Sono state inoltre prese in considerazione iniziative di elettrificazione volte a rafforzare questi effetti positivi ponendo attenzione al tema dei trasporti e della logistica ed evidenziando la necessità di investimenti tecnologici ed infrastrutturali volti ad agevolare i processi di transizione green e decarbonizzazione.
“I risultati rappresentano il frutto dell’impegno di Enel X nello sviluppo di servizi e soluzioni nel campo della sostenibilità, valore imprescindibile della strategia di business dell’azienda – spiega Nicola Tagliafierro, Responsabile della sostenibilità globale di Enel X – Grazie al supporto di SDA Bocconi abbiamo messo le basi per l’attivazione di un processo virtuoso che vuole negli anni coinvolgere sempre più aziende della filiera con l’obiettivo di supportarle in un processo decarbonizzazione, elettrificazione e transizione energetica in grado di abbattere fino al 60% delle emissioni di CO2 complessivamente prodotte”.
Tecnologie abilitanti per un ecosistema della moda circolare
Le aziende del Monitor for Circular Fashion hanno identificato le principali tecnologie abilitanti per
accelerare il percorso di circolarità nel settore moda. Nello specifico:
1. Tecnologie per il recycling
2. Blockchain
3. RFID
4. Automatic sorting machines
5. Piattaforme online per il waste
6. Product passports
7. Artificial intelligence & IoT
8. 3D printing
Tra i vantaggi che possono derivare dall’uso di queste tecnologie: miglioramenti dell’efficienza; monitoraggio dei consumi energetici e dei flussi di materiale; processo decisionale rafforzato; condivisione dei dati; riciclaggio più efficiente; gestione dei rifiuti; logistica migliorata, gestione dell’inventario e pianificazione della raccolta; trasparenza e tracciabilità istantanea sia delle fonti materiali che degli aspetti sociali; maggiori informazioni a disposizione degli utenti finali; produzione just in time più rapida.
All’interno del Monitor for Circular Fashion Report 2021, per ogni tecnologia sono indicati i vantaggi e le sfide ancora da affrontare per la massimizzazione del potenziale delle stesse tecnologie.