Un nuovo progetto pilota della durata di tre anni, in ambito totalmente pubblico, per ottimizzare la sostenibilità dei processi industriali del servizio idrico milanese e accelerare il passo verso la transizione energetica guardando all’idrogeno pulito come a uno degli strumenti più promettenti per potenziare il processo di decarbonizzazione. Si tratta dell’accordo siglato tra Gruppo CAP, gestore del servizio idrico integrato della Città metropolitana di Milano, ed RSE (Ricerca sul Sistema Elettrico), società pubblica controllata dal GSE e specializzata nella ricerca nel settore elettro-energetico.
Prevista l’applicazione di tecnologie dedicate alla produzione di idrogeno verde, fonte di energia rinnovabile cui anche il PNRR riserva un capitolo di spesa, per rendere ancora più sostenibili i processi di economia circolare applicati al servizio idrico integrato nei 40 impianti di depurazione gestiti dalla utility lombarda. Il progetto tende all’innovazione e al miglioramento delle prestazioni del sistema elettro-energetico sia dal punto di vista economico, che della sicurezza e della compatibilità ambientale, a totale beneficio degli utenti finali.
“L’accordo con CAP consentirà di verificare la fattibilità e i potenziali benefici dell’impiego del vettore idrogeno in uno specifico settore dei servizi di pubblica utilità, quello idrico, di rilevante importanza sul piano economico e ambientale, e nel quale esistono i presupposti per un risultato particolarmente positivo”, dichiara Luigi Mazzocchi, Direttore del Dipartimento Tecnologie di Generazione e Materiali di RSE.
L’idrogeno pulito abbatte le emissioni di CO2 nella produzione di biometano
L’attività di RSE è propedeutica a sviluppare tecnologie finalizzate alla produzione di idrogeno sugli impianti gestiti da CAP e a valutarne l’efficacia e l’efficienza economica per rendere i depuratori-bioraffinerie ancora più circolari e ancora più votati alla sostenibilità ambientale. L’immissione di idrogeno, prodotto dall’acqua, nel processo di produzione del biometano dai fanghi di depurazione consente di annullare quasi completamente l’emissione di CO2 nell’atmosfera. Ma la sfida sta proprio nello stabilire se CAP può sostenere il fabbisogno energetico, necessario per l’elettrolisi che separa l’idrogeno e l’ossigeno presenti nell’acqua, autoproducendolo con fonti rinnovabili (fotovoltaico, energia termoelettrica, etc.) e se tale processo produttivo possa essere replicato su scala industriale su tutti gli impianti della utility lombarda.
Alessandro Russo, Presidente e AD di Gruppo CAP spiega “Come dimostra la sua formula chimica, l’acqua è anche fonte di idrogeno, e in questo momento storico, non possiamo parlare di transizione energetica senza guardare a questa risorsa pulita come a uno degli strumenti più promettenti per potenziare il processo di decarbonizzazione. Anche in questa occasione RSE, con cui abbiamo già sviluppato una collaborazione di successo nel 2016, ci aiuterà a capire come possiamo capitalizzare questa nuova opportunità green”.
Infatti, la fruttuosa collaborazione tra CAP ed RSE ha dato avvio alla prima produzione italiana su scala industriale di biometano dai fanghi di depurazione presso l’impianto di depurazione di Bresso-Niguarda, alle porte di Milano, con la partecipazione di un altro partner di eccezione FCA (Fiat Chrysler Automobiles). La simbiosi industriale ha portato il gestore del servizio pubblico a produrre a regime oltre 341mila kg di biometano nella sola sede di Bresso e a intraprendere un processo di graduale conversione degli impianti di depurazione in bioraffinerie, adibite alla produzione di biocarburante, utilizzando gli asset dei gestori anaerobici esistenti, per produrre energia pulita da immettere in rete.