Non più rifiuti da smaltire ma risorse energetiche da trattare, sfruttare e utilizzare (in ottica green). È quello che succederà con le 100 tonnellate all’anno di grassi di scarto del centro produzione pasti di via Sammartini di Milano Ristorazione: il Gruppo CAP, attraverso il processo di fermentazione tipico dei biodigestori anaerobici, li trasformerà in energia elettrica (e termica) nel depuratore di Robecco sul Naviglio, utile per alimentare i processi e le attività dell’impianto.
Il progetto (a cui abbiamo dedicato un servizio su Agrifood.tech) è stato validato dal Politecnico di Milano che, su incarico di CAP, ha testato in fase preliminare la tipologia di grassi utilizzati certificandone il loro grado di biodegradabilità e quindi l’idoneità a essere trattati nei biodigestori. Per chiudere il cerchio, semestralmente la water utility provvederà a fornire una Carbon Footprint delle attività e dei processi, stimando l’energia prodotta e la CO2 risparmiata, al fine di identificare i benefici dell’operazione in termini di circular economy.
Per il momento si tratta di un progetto pilota (della durata di due anni) ma in futuro potrebbe diventare qualcosa di più. L’idea, infatti, è quella di incrementare le quantità, o di integrare ulteriori tipologie di rifiuti provenienti dai diversi centri produzione pasti di Milano Ristorazione. Non solo, il modello potrebbe essere anche “scalabile” e replicato in altri impianti della città metropolitana. L’obiettivo del gruppo CAP è quello di trasformare i depuratori in “piattaforme integrate per l’economia circolare”, per questo anche a San Giuliano Milanese, Sesto San Giovanni, Bareggio, Canegrate, Rozzano e Pero sono state avviate attività di produzione a regime di biogas e biometano a basso impatto ambientale che impiegano rifiuti organici, provenienti dall’industria agroalimentare dell’hinterland.