Legalmente, tutti gli indumenti venduti devono presentare un’etichetta di manutenzione e di composizione fisica che indica informazioni sul prodotto, come le istruzioni di lavaggio e la composizione del materiale. Dati utili solo ai consumatori, bensì anche per le società di riciclo e i rivenditori, poiché permettono di capire facilmente la composizione dell’indumento dopo che il proprietario originale se ne è liberato. Il fatto che molti consumatori rimuovano spesso l’etichetta e i marchi non la utilizzino adeguatamente, aumenta il rischio che il capo finisca in discarica piuttosto che essere rivenduto o riciclato arrestando del tutto le possibilità di reimmetterlo nell’industria.
Ad accelerare il consolidamento di una nuova economia tessile che rispetta i dettami della Circular Economy e che si individua nel concetto del Circular Fashion, intervengono le etichette intelligenti di Avery Dennison RBIS (Retail Branding and Information Solutions), fornitore mondiale di soluzioni di etichettatura fisica e digitale particolarmente impegnato in campo ESG. Un codice QR funge da trigger digitale collegando l’etichetta dell’indumento ad un’app e a una piattaforma dati, garantendo la tracciabilità e la trasparenza lungo tutta la catena di fornitura. Così le label fungono da passaporto digitale, offrendo al consumatore dettagli riguardanti la fabbricazione e la composizione dell’indumento e quindi una risposta in termini di benefici ambientali reali dell’acquisto e al tempo stesso, fornendo ai marchi un trampolino digitale per estendere la loro relazione con i clienti e “alleggerire” il loro impatto ambientale rendendo le scelte sostenibili più attraenti, realistiche e accessibili.
Le etichette possono anche essere utilizzate dai clienti per ottenere informazioni su come smaltire o riciclare gli indumenti al momento del cessato utilizzo e in caso di rivendita dell’indumento, possono servire a confermare l’autenticità del prodotto, specialmente per quanto riguarda i capi firmati. I marchi possono così beneficiare dell’accesso a un livello più profondo di dati sia in termini di interazione con gli acquirenti sia di comprensione del numero di articoli che rimangono nel ciclo del reduce-reuse-recycle.
Un’etichetta digitale per rigenerare gli scarti di tessuto in modo facile e scalabile
E’ il caso del primo partner di questo progetto pilota firmato Avery Dennison. Ambercycle è una società con sede a Los Angeles che converte i “rifiuti” tessili a fine vita in nuovi filati per marchi e produttori di abbigliamento. I suoi indumenti vengono creati da tessuti in poliestere precedentemente destinati alla discarica, che vengono scomposti a livello molecolare, trasformati in pellet, quindi in filati Cycora che possono essere lavorati dai produttori di indumenti nello stesso modo dei filati vergini.
Shay Sethi, CEO di Ambercycle, spiega “Un fattore chiave in tale processo è l’identificazione preventiva e la selezione dei diversi tipi di tessuti per garantire le migliori soluzioni di fine vita. Un’etichetta digitale ci consente di rigenerare il materiale in modo facile a scalabile abilitando una piena circolarità. Le etichette digitali della prima collezione ci aiuteranno a tracciare gli indumenti in Cycora in modo che il loro percorso di riciclo a fine vita sia senza soluzione di continuità. Insieme ad Avery Dennison, riteniamo che si tratti di un’importante trasformazione nell’inevitabile percorso verso il fashion circolare“.
Questa partnership è la prima di una serie di collaborazioni basate sull’innovazione che sottolineano l’impegno di Avery Dennison per una catena di fornitura circolare nel settore dell’abbigliamento e sostengono i suoi obiettivi di sostenibilità. Entro il 2025, si impegna a: offrire innovazioni che promuovono l’economia circolare; ridurre l’impatto ambientale nelle operazioni e nella catena di fornitura; essere una forza positiva, aggiungendo valore a tutti gli stakeholder.