Tra i fenomeni più evidenti di questo ultimo anno e mezzo estremamente particolare c’è l’esplosione del food delivery: con i ristoranti chiusi e i supermercati affollati, i consumatori hanno cominciato a sfruttare questo canale per i propri acquisti. Le strade delle nostre città sono state così popolate da rider e da piccoli camioncini per le consegne, a qualsiasi ora del giorno e della notte. Un trend che, con tutta probabilità, è destinato a perdurare anche nei prossimi anni, con impatti di cui ormai già si parla ampliamente.
Le domande si moltiplicano: quanto è sostenibile, sia socialmente che economicamente, il modello attuale del delivery? Quanto pesano i pochi euro di sovraprezzo che paga il cliente finale per le proprie spese e i propri acquisti? Secondo Retex, tech company impegnata nell’innovazione del mondo retail, è possibile dare vita a un delivery più sostenibile grazie all’adozione delle più recenti tecnologie digitali.
Retex: “Il delivery è diventato un tema all’ordine del giorno”
Come racconta Luca Venturoli, Group Marketing director di Retex, “Siamo un’azienda tecnologica che opera nell’ambito retail. Il nostro focus è su tre mercati specifici, GDO, Fashion & Luxury, Food and Beverage (ristorazione). In buona sostanza innoviamo la customer journey dei clienti dei nostri clienti grazie all’innovazione teconologica e digitale: spaziamo dai sistemi di pagamento alle casse fino alle piattaforme di eCommerce. Come lo facciamo? Grazie agli agreement con i vendor leader di mercato e con le nostre risorse interne: siamo circa 350 persone, che sviluppano e applicano tecnologie, offrendo anche un’attività importante di consulenza”.
Questa attività si è incrociata con lo sviluppo del delivery, sia per quanto riguarda la GDO che la ristorazione. “Da argomento sotto traccia, il delivery è diventato un tema all’ordine del giorno e crediamo che in futuro diventerà sempre più importante. Già prima della pandemia eravamo partiti come abilitatori tecnologici del servizio di delivery e quindi non abbiamo dovuto inventare nulla all’improvviso. Semplicemente dunque abbiamo spinto su un processo che già conoscevamo bene, offrendo una serie delle migliori tecnologie abilitanti”, evidenzia Andrea Barbano, Chief Sales Officer di Retex.
Il predominio delle piattaforme terze
Quando si parla di tecnologie per il delivery, è opportuno però fare un passo indietro, guardando alle attuali caratteristiche del fenomeno nel nostro Paese. La formula dominante è quella della presenza sempre più importante di piattaforme terze (nomi come Deliveroo, JustEat e Everli), attraverso cui gli utenti effettuano le proprie ordinazioni tramite app.
Il problema principale è che queste piattaforme trattengono una fetta importante del valore della transazione (circa il 30%), complicando la stessa sostenibilità del delivery: “Far pagare pochi euro una consegna ai clienti finali porta con sé tutta una serie di implicazioni che si scaricano sull’operatore del retail e sui guadagni dei rider. C’è poi una conseguenza di marketing di cui pochi tengono conto: i dati dei clienti restano alle piattaforme terze, con una perdita secca di informazioni rilevanti per GDO e ristorazione, che invece potrebbero utilizzare questi dati per fare attività di marketing, ingaggio e fidelizzazione”, mette in luce Venturoli.
Maggiore autonomia è sinonimo di sostenibilità
In questo senso, Retex ha iniziato a sviluppare nuove strategie sul tema insieme ai propri clienti con l’intento di arrivare ad affiancare alle piattaforme terze altri approcci di business che garantiscano maggiore autonomia. “Innanzitutto abbiamo stipulato una partnership con un’azienda che si occupa della logistica, dotata di rider che effettuano le consegne. In secondo luogo siamo riusciti a integrare la nostra piattaforma di eCommerce con un software terzo che permette di ottimizzare le consegne, grazie all’uso di algoritmi che pianificano gli ordini della giornata. Così, quando si deve effettuare una consegna in una medesima area territoriale, non si è costretti a inviare due rider a distanza di un quarto d’ora”, racconta Venturoli.
Innovazioni di questo tipo permettono di ottimizzare i costi e offrire un costo della consegna accettabile sia punto di vista del cliente finale che dell’impresa. Inoltre, dal momento che il servizio non viene ospitato in una piattaforma esterna, ma all’interno dell’eCommerce proprietario, si conosce meglio il proprio cliente utilizzando i dati di utilizzo per finalità interne di marketing.
Un servizio a 360 gradi per lo sviluppo sostenibile di GDO e ristorazione
Il fenomeno della sostenibilità del delivery per il momento interessa più l’ambito della ristorazione che quello della GDO: “Dal mio punto di vista, nel Food and Beverage ci sono aziende più piccole e imprenditori più giovani, nonché una maggiore propensione all’innovazione rispetto alla GDO, soprattutto in questo periodo particolarmente difficile. La GDO per il momento vede il delivery più come una vetrina, puntando più sul modello del click and collect. Per questo stesso motivo, non vedo negli operatori della GDO la tendenza all’estremizzazione del ricavo nel delivery: si punta a remunerare correttamente tutta la catena, senza scaricare sul rider del turno il peso di un’organizzazione non efficiente”, evidenzia Barbano.
Retex lavora dunque per un modello di delivery sostenibile da un punto di vista sociale ed economico. In questa direzione è il lavoro di consulenza e progettazione tecnologica insieme ai retailer: “Quello che ci contraddistingue è la forte conoscenza dei mercati di riferimento, la professionalità dei singoli e, inoltre, la possibilità di utilizzare processi e strumenti tipici di altre industry, a cui è possibile attingere per semplificare i processi e ottimizzare gli investimenti di GDO e ristorazione. Siamo inoltre in grado di offrire un servizio a 360 gradi: abbiamo in casa un’agenzia di comunicazione e un’azienda che si occupa di user experience e di user interface. Nel momento in cui il cliente retail si rivolge a Retex ha a sua disposizione un unico interlocutore per tutte le sue esigenze di sviluppo del business”, conclude Barbano.