Environment

Cambiamento climatico: cos’è, cause, conseguenze e soluzioni del Climate Change

La più grande sfida che l’umanità oggi si trovi ad affrontare è invisibile: si gioca innanzitutto nelle temperature dell’atmosfera e nelle emissioni di anidride carbonica, i cui innalzamenti ad opera dell’uomo negli ultimi 150 anni hanno provocato un surriscaldamento globale dai potenziali effetti catastrofici. Ora il tempo per evitare il peggio stringe e i Paesi di tutto il mondo stanno pianificando strategie per ridurre drasticamente la produzione di gas serra, attraverso obiettivi vincolanti che evitino un aumento fino a 4 gradi entro il 2100. Ecco lo stato dell’arte di questa complessa partita, che coinvolge non solo le persone, ma anche aziende, nazioni, grandi organizzazioni, territori, animali oceani: in una parola, il futuro dell’ecosistema terrestre

Aggiornato il 28 Mar 2024

Scopri l'urgenza di adattarsi al cambiamento climatico, imparando come costruire una resilienza che ci aiuti a gestire e affrontare gli impatti sempre più evidenti del riscaldamento globale.

Il climate change, ovvero il cambiamento climatico, è la sfida più pressante che oggi l’umanità si trovi ad affrontare.

Il suo impatto è tale che, senza un’azione globale intensa e coordinata, ma soprattutto immediata, il mondo non potrà più evitare il verificarsi di cambiamenti irreversibili ed eventualmente catastrofici.
L’Unione Europea è tra gli attori principali di questa battaglia, impegnandosi a guidare la transizione energetica verso una società a zero emissioni di carbonio entro il 2050.

Tra il 1990 e il 2018, l’UE è riuscita a ridurre le emissioni di CO2 del 23%, aumentando al contempo il PIL. Inoltre, ha recentemente proposto un obiettivo più ambizioso per il 2030 con il Green Deal europeo, pari al 55% con il programma Fit-for-55.

Per raggiungere questo obiettivo, tuttavia, dovrà aumentare gli investimenti nelle energie rinnovabili e nell’efficienza energetica.

Cos’è il cambiamento climatico

Per comprendere l’entità di questo fenomeno, cioè i cambiamenti climatici,  e le possibilità di (re)azione da parte dell’uomo bisogna far ricorso ai dati forniti dalla comunità scientifica, che inquadrano l’impatto delle attività umane sul pianeta in ottica storica. Su queste stesse basi si fondano anche le politiche di lotta al cambiamento climatico stabilite dagli organismi internazionali.

Il cambiamento climatico si riferisce a un lungo periodo di modifiche nell’equilibrio climatico della Terra a causa di variazioni nei gas a effetto serra nell’atmosfera. È un fenomeno naturale che ha caratterizzato la storia del nostro Pianeta, ma ciò che rende il cambiamento climatico odierno un problema serio è l’accelerazione di questi cambiamenti causati principalmente dall’attività umana.

La causa principale del cambiamento climatico attuale è l’aumento delle emissioni di gas serra, come il biossido di carbonio (CO2), il metano (CH4) e l’ossido di azoto (N2O), derivanti dalla combustione di combustibili fossili (come carbone, petrolio e gas naturale) per l’energia e dai processi industriali.

Il ruolo dei gas serra nel cambiamento climatico

Questi gas trattenuti nell’atmosfera creano una sorta di “coperta” che intrappola il calore del sole, causando un aumento delle temperature globali.

Le conseguenze del cambiamento climatico sono molteplici e preoccupanti. Queste includono

  • aumento delle temperature medie globali,
  • innalzamento del livello del mare,
  • cambiamenti negli schemi di precipitazioni,
  • acidificazione degli oceani,
  • intensificazione degli eventi meteorologici estremi (come tempeste, uragani, siccità e alluvioni),
  • perdita di biodiversità
  • alterazione degli ecosistemi.

Questi impatti hanno significative conseguenze per l’ambiente e per l’umanità: minacciano la sicurezza alimentare, la salute pubblica, l’approvvigionamento idrico, l’economia e la stabilità sociale.

Pertanto, il cambiamento climatico rappresenta una delle più grandi sfide che l’umanità deve affrontare e richiede una risposta globale e coordinata per mitigare le emissioni di gas serra, adattarsi ai cambiamenti in corso e costruire una società più sostenibile.

Come riferito dall’Agenzia europea per l’Ambiente, nel corso degli ultimi 150 anni la temperatura media è aumentata di quasi 0,8°C a livello globale e di circa 1°C in Europa.

Ciascuno degli ultimi tre decenni è stato successivamente il più caldo mai registrato. Come ipotizzato da GreenFacts (associazione no-profit nata per fornire ai non specialisti sintesi chiare e rigorosamente fattuali di rapporti con consenso scientifico su salute, ambiente e sviluppo sostenibile), essi sono molto probabilmente stati i più caldi degli ultimi 800 anni e probabilmente i più caldi degli ultimi 1400 anni.

L’Intergovernmental Panel on Climate change (Ipcc), l’organismo delle Nazioni Unite per la valutazione della scienza relativa al cambiamento climatico, aggiunge che dal periodo preindustriale (1850-1900) la temperatura media dell’aria superficiale terrestre osservata è aumentata notevolmente più della temperatura media globale superficiale di terra e oceano (Gmst). In particolare, dal 1850-1900 al 2006-2015, la temperatura media dell’aria sulla superficie terrestre è aumentata di 1,53°C, mentre il Gmst è aumentato di 0,87 °C.

Le conseguenze del riscaldamento globale sul nostro Pianeta

Almeno dal 1970 circa, il Pianeta Terra è in uno squilibrio energetico: la quantità di energia proveniente dal Sole che entra dalla parte superiore dell’atmosfera è superiore a quella che ne fuoriesce. Inoltre, come detto, il riscaldamento della Terra si è verificato a un ritmo più veloce della media globale e questo ha inevitabilmente conseguenze sull’ecosistema umano.

“Il riscaldamento del sistema climatico è inequivocabile e, dal 1950, molti dei cambiamenti osservati sono senza precedenti nei precedenti decenni e millenni – afferma l’Ipcc nel suo 6° Report sui cambiamenti climatici.

L’atmosfera e gli oceani si sono riscaldati, la massa di neve e ghiaccio è diminuita, il livello del mare è aumentato e le concentrazioni di gas a effetto serra sono aumentate”.

Gli impatti del cambiamento climatico sono già osservabili e si prevede che diverranno ancora più evidenti. Eventi meteorologici estremi, come ondate di calore, siccità e alluvioni, diventeranno presumibilmente più frequenti e intensi.

In sostanza, le temperature più calde (con il cambiamento dei modelli di precipitazione) hanno alterato l’inizio e la fine delle stagioni di crescita, hanno contribuito alla riduzione della resa delle colture regionali, a una ridotta disponibilità di acqua dolce e hanno messo la biodiversità sotto ulteriore stress, aumentando la mortalità degli alberi.

Gli effetti del climate change sul Pianeta

Inoltre, come dimostrato nelle rilevazioni degli ultimi quarant’anni, gli oceani hanno subito una profonda trasformazione delle loro proprietà, tra cui temperatura, salinità, livello del mare, contenuto di carbonio, pH e livello di ossigeno.

La fusione dei ghiacciai e delle calotte polari, nel frattempo, stanno provocando un innalzamento del livello del mare, mentre eventi estremi sulle aree costiere stanno diventando più intensi.

In Europa, nel dettaglio, gli aumenti di temperatura più significativi si registrano nella zona meridionale e nella regione artica. A sud le precipitazioni diminuiscono, mentre tendono ad aumentare a nord/nord-ovest.

Tutto ciò ha ripercussioni sugli ecosistemi naturali, sulla salute umana e sulle risorse idriche. Settori economici come la silvicoltura, l’agricoltura, il turismo e l’edilizia saranno quelli che più ne risentiranno.

Cause del cambiamento climatico: a cosa è dovuto il riscaldamento globale

Nello studio dei mutamenti climatici bisogna considerare questioni pertinenti ai più diversi campi scientifici, dunque con caratteristiche tipiche di interdisciplinarità.

E’ necessario quindi abbracciare aspetti di meteorologia, fisica, oceanografia, chimica, astronomia, geografia, geologia e biologia.

Gli studi effettuati in ciascuno di questi ambiti evidenziano una causa naturale al climate change fino al secolo scorso.

La comunità scientifica è tuttavia concorde nel ritenere che, a partire dalla metà del XX secolo, i cambiamenti del clima siano stati influenzati dall’azione dell’uomo.

Secondo l’Ipcc, in particolare, le statistiche disponibili dal 1961 mostrano che la crescita della popolazione globale e i cambiamenti nel consumo pro capite di cibo, mangimi, fibre, legname ed energia hanno causato tassi senza precedenti di uso di terra e acqua dolce, con l’agricoltura che attualmente rappresenta circa il 70% del consumo globale della risorsa idrica e del settore agroalimentare.

L’espansione delle aree agricole e forestali, compresa la produzione commerciale, e la maggiore produttività dell’agricoltura e della silvicoltura hanno sostenuto il consumo e la disponibilità di cibo per una popolazione in crescita.

Con un’ampia variazione regionale, questi cambiamenti hanno contribuito ad aumentare le emissioni nette di gas serra, perdita di ecosistemi naturali (ad esempio foreste, savane, praterie naturali e zone umide) e diminuzione della biodiversità.

Alla luce di tutto questo, gli scienziati concordano nel ritenere che l’azione dell’uomo sul clima sia determinante. E si manifesti sotto forma di alterazione dell’effetto serra.

Grafica: come sta cambiando il clima europeo

Che cos’è l’effetto serra e perché incide sul climate change

Nelle scienze dell’atmosfera, l’effetto serra è un particolare fenomeno di regolazione della temperatura di un pianeta (o satellite) provvisto di atmosfera, che consiste nell’accumulo all’interno della stessa atmosfera di una parte dell’energia termica proveniente dalla stella attorno alla quale orbita il corpo celeste, per effetto della presenza in atmosfera di alcuni gas, detti appunto “gas serra”.

L’effetto serra, inteso come fenomeno naturale, è essenziale per la presenza e lo sviluppo della vita sulla Terra; al contrario, l’aumento dell’effetto serra, che invece è causato dall’intervento dell’uomo sulla natura, alterando il normale equilibrio termico del pianeta, porta nel corso degli anni a mutamenti importanti dal punto di vista climatico e ambientale.

I gas a effetto serra possono essere di origine sia naturale sia antropica. Il più importante gas a effetto serra, di origine naturale, presente nell’atmosfera è il vapore acqueo.

Tuttavia, le attività umane rilasciano grandi quantità di altri gas a effetto serra (come anidride carbonica e metano, che rappresentano insieme il 25% dell’effetto serra) e, aumentandone le concentrazioni atmosferiche , incrementano l’effetto serra e il riscaldamento climatico.

Le principali fonti di gas a effetto serra generati dall’uomo sono:

  • la combustione di carburanti fossili (carbone, petrolio e gas naturale) dovute alla generazione di energia elettrica, ai trasporti, al settore civile e industriale;
  • l’agricoltura e i cambiamenti nelle destinazioni del suolo, come la deforestazione;
  • le discariche;
  • l’uso di gas fluorurati di origine industriale.

Ridurre l’effetto serra e il climate change

Gli scienziati sono concordi nell’affermare che, per fermare il cambiamento climatico, occorre ridurre in misura significativa le emissioni globali di gas a effetto serra. Questo è il motivo per cui si stanno attuando politiche a tal fine.

Il bilancio energetico necessario per ridurre l'effetto serra

Se non si intraprenderà un’azione globale per limitare le emissioni, l’Ipcc prevede che le temperature globali potranno salire ulteriormente di 1,8°C – 4,0°C entro il 2100.

Ciò significa che l’aumento della temperatura rispetto a prima della rivoluzione industriale supererebbe i 2° C. Al di là di questa soglia diventa molto più probabile il verificarsi di cambiamenti irreversibili ed eventualmente catastrofici.

Al fine di evitare le conseguenze più gravi del cambiamento climatico, i paesi sottoscrittori della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Unfccc) hanno concordato di limitare al di sotto dei 2 °C  l’aumento della temperatura superficiale media globale rispetto al periodo preindustriale.

Per conseguire tale obiettivo, le emissioni globali di gas a effetto serra devono raggiungere il picco nel più breve tempo possibile e quindi diminuire rapidamente.

Nel dicembre 2019 i leader dell’Ue hanno approvato l’obiettivo di realizzare un’Ue a impatto climatico zero entro il 2050 (obiettivo aggiornato rispetto a quello stabilito preventivamente, che indicava un target di riduzione dell’80-95%). Questi elevati livelli di riduzione tengono conto dei più bassi obiettivi richiesti dai Paesi in via di sviluppo.

Le soluzioni dell’Europa per combattere il climate change

Diverse iniziative dell’Ue mirano a ridurre le emissioni di gas a effetto serra. Dopo aver raggiunto gli obiettivi nell’ambito del protocollo di Kyoto per il periodo che va dal 2008 al 2012, nell’ambito di un quadro di politiche in materia di clima ed energia, l’Unione europea si è impegnata dapprima a ridurre, entro il 2020, del 20% le emissioni rispetto ai livelli del 1990 (obiettivo raggiunto, dall’Unione Europea nel suo complesso, nel 2014, quando le emissioni, rispetto al 1990, sono diminuite del 22,48%), quindi del 40%, poi aggiornato al 55% a dicembre 2020, entro il 2030. Questo è un obiettivo vincolante.

L’Unione dell’energia europea, che mira a garantire un’energia sicura, accessibile e rispettosa del clima per l’Ue, persegue lo stesso obiettivo.

Allo stesso tempo, l’Ue ha adottato normative per promuovere l’utilizzo di energie rinnovabili, come quella eolica, solare, idroelettrica e da biomassa, nonché per migliorare l’efficienza energetica di una vasta gamma di apparecchiature ed elettrodomestici.

L’Ue intende inoltre sostenere lo sviluppo di tecnologie di cattura e stoccaggio del carbonio per intrappolare e immagazzinare la CO2 emessa dalle centrali elettriche e da altri impianti di grandi dimensioni.

Fra le misure più recenti messe in atto dalla comunità internazionale per ridurre gli effetti del climate change, vi è l’approvazione del COP Accordo di Parigi, firmato dagli Stati membri della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici.

Strategie innovative per il futuro

La necessità di ridurre l’impatto umano sull’ambiente e di adattarsi a un clima in rapido cambiamento richiede un approccio innovativo. Ecco alcune delle strategie più promettenti:

Rivoluzione digitale e tecnologica

– Intelligenza Artificiale e Big Data: l’uso dell’intelligenza artificiale e dei big data per monitorare e prevedere i modelli climatici può offrire strumenti preziosi per la gestione delle risorse naturali, l’ottimizzazione dell’agricoltura sostenibile e la riduzione delle emissioni di gas serra attraverso sistemi di trasporto e produzione più efficienti.

– Blockchain per la Trasparenza Ambientale: la tecnologia blockchain può essere utilizzata per creare sistemi di tracciamento delle emissioni di carbonio e di certificazione delle energie rinnovabili, aumentando la trasparenza e incentivando la riduzione delle impronte di carbonio delle aziende.

Rivoluzionare l’energia

Energie rinnovabili di nuova generazione: la ricerca su pannelli solari più efficienti, turbine eoliche fluttuanti e altre forme innovative di cattura dell’energia rinnovabile può accelerare la transizione verso un’economia a zero emissioni.

Modifiche strutturali e sociali

Economia Circolare: passare da un modello economico lineare a uno circolare, dove i materiali vengono riutilizzati e riciclati al massimo, può ridurre significativamente i rifiuti e l’uso di risorse naturali.

Agricoltura Rigenerativa: pratiche agricole che ripristinano la salute del suolo, aumentano la biodiversità e catturano il carbonio dall’atmosfera possono trasformare il settore agricolo da fonte di emissioni a soluzione per il sequestro del carbonio.

Adattamento e resilienza

Infrastrutture Verdi e Blu: sviluppare infrastrutture che imitino o incorporino processi naturali può aiutare le città a gestire meglio le risorse idriche, migliorare la qualità dell’aria e aumentare la resilienza agli eventi climatici estremi.

Tecnologie per la cattura e utilizzo del carbonio: le tecnologie che catturano il carbonio direttamente dall’aria e lo trasformano in materiali utili o combustibili possono diventare un pilastro nella lotta contro il cambiamento climatico, complementando la riduzione delle emissioni.

Educazione e coinvolgimento

Programmi educativi: l’educazione sul cambiamento climatico nelle scuole, unita a programmi di formazione per adulti su pratiche sostenibili, può aumentare la consapevolezza e l’azione individuale e collettiva.

Piattaforme di coinvolgimento civico: sviluppare piattaforme che facilitino l’impegno civico nella pianificazione ambientale e nelle politiche climatiche può rafforzare la risposta della comunità al cambiamento climatico.

Articolo originariamente pubblicato il 07 Set 2021

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

EU Stories - La coesione innova l'Italia

Tutti
Analisi
Video
Iniziative
Social
Programmazione europ
Fondi Europei: la spinta dietro ai Tecnopoli dell’Emilia-Romagna. L’esempio del Tecnopolo di Modena
Interventi
Riccardo Monaco e le politiche di coesione per il Sud
Iniziative
Implementare correttamente i costi standard, l'esperienza AdG
Finanziamenti
Decarbonizzazione, 4,8 miliardi di euro per progetti cleantech
Formazione
Le politiche di Coesione UE, un corso gratuito online per professionisti e giornalisti
Interviste
L’ecosistema della ricerca e dell’innovazione dell’Emilia-Romagna
Interviste
La ricerca e l'innovazione in Campania: l'ecosistema digitale
Iniziative
Settimana europea delle regioni e città: un passo avanti verso la coesione
Iniziative
Al via il progetto COINS
Eventi
Un nuovo sguardo sulla politica di coesione dell'UE
Iniziative
EuroPCom 2024: innovazione e strategia nella comunicazione pubblica europea
Iniziative
Parte la campagna di comunicazione COINS
Interviste
Marco De Giorgi (PCM): “Come comunicare le politiche di coesione”
Analisi
La politica di coesione europea: motore della transizione digitale in Italia
Politiche UE
Il dibattito sul futuro della Politica di Coesione
Mobilità Sostenibile
L’impatto dei fondi di coesione sul territorio: un’esperienza di monitoraggio civico
Iniziative
Digital transformation, l’Emilia-Romagna rilancia sulle comunità tematiche
Politiche ue
Fondi Coesione 2021-27: la “capacitazione amministrativa” aiuta a spenderli bene
Finanziamenti
Da BEI e Banca Sella 200 milioni di euro per sostenere l’innovazione di PMI e Mid-cap italiane
Analisi
Politiche di coesione Ue, il bilancio: cosa ci dice la relazione 2024
Politiche UE
Innovazione locale con i fondi di coesione: progetti di successo in Italia
Programmazione europ
Fondi Europei: la spinta dietro ai Tecnopoli dell’Emilia-Romagna. L’esempio del Tecnopolo di Modena
Interventi
Riccardo Monaco e le politiche di coesione per il Sud
Iniziative
Implementare correttamente i costi standard, l'esperienza AdG
Finanziamenti
Decarbonizzazione, 4,8 miliardi di euro per progetti cleantech
Formazione
Le politiche di Coesione UE, un corso gratuito online per professionisti e giornalisti
Interviste
L’ecosistema della ricerca e dell’innovazione dell’Emilia-Romagna
Interviste
La ricerca e l'innovazione in Campania: l'ecosistema digitale
Iniziative
Settimana europea delle regioni e città: un passo avanti verso la coesione
Iniziative
Al via il progetto COINS
Eventi
Un nuovo sguardo sulla politica di coesione dell'UE
Iniziative
EuroPCom 2024: innovazione e strategia nella comunicazione pubblica europea
Iniziative
Parte la campagna di comunicazione COINS
Interviste
Marco De Giorgi (PCM): “Come comunicare le politiche di coesione”
Analisi
La politica di coesione europea: motore della transizione digitale in Italia
Politiche UE
Il dibattito sul futuro della Politica di Coesione
Mobilità Sostenibile
L’impatto dei fondi di coesione sul territorio: un’esperienza di monitoraggio civico
Iniziative
Digital transformation, l’Emilia-Romagna rilancia sulle comunità tematiche
Politiche ue
Fondi Coesione 2021-27: la “capacitazione amministrativa” aiuta a spenderli bene
Finanziamenti
Da BEI e Banca Sella 200 milioni di euro per sostenere l’innovazione di PMI e Mid-cap italiane
Analisi
Politiche di coesione Ue, il bilancio: cosa ci dice la relazione 2024
Politiche UE
Innovazione locale con i fondi di coesione: progetti di successo in Italia

Articoli correlati

Articolo 1 di 4