Mauro Bellini @mbellini3
Con il progetto Wine Blockchain a difesa del vino Made in Italy EY ha voluto proporre una soluzione per la certificazione di qualità in chiave Smart Agrifood che permette di difendere e valorizzare la qualità e l’eccellenza della produzione vitivinicola del nostro paese.
Attraverso Wine Blockchain EY permette una identificazione e valorizzazione di prodotti offerti nella forma di KM-zero virtuale. La soluzione permette di creare una relazione informativa certificata digitale tra il produttore (ovunque esso sia) e il consumatore finale (ovunque si trovi). Il vino conta su una etichetta intelligente che permette di conoscere il produttore identificato tramite la firma digitale, e grazie al lavoro del produttore arrivano tutte le informazioni sull’intero processo di coltivazione, sulle metodologie utilizzate per la produzione e per la trasformazione del vino. La Blockchain fissa una fotografia indelebile e sicura di tutti quei passaggi creando e rafforzando il rapporto di fiducia tra produttore e consumatore finale.
Le logiche di Wine Blockchain EY
Alla base di questa soluzione ci sta un database che contiene un registro di tutte le transazioni e di tutti i passaggi che caratterizzano la produzione e la trasformazione del vino. Ogni partecipante alla filiera è nella condizione di verificare la validità di tutta la catena delle transazioni e dei passaggi. Wine Blockchain EY è stato sviluppato per garantire un processo di condivisione in rete di tutte le informazioni connesse al prodotto e per mettere il consumatore nella condizione di verificare, in qualsiasi momento, la provenienza del prodotto, le sue caratteristiche organolettiche e i passaggi legati all’intera filiera agroalimentare e di trasformazione.
Massima usabilità e semplicità per tutti: il consumatore dovrà semplicemente disporre di un lettore QR Code sul proprio smartphone e leggere il codice che si presenta sull’etichetta del prodotto. Con questa lettura atterrerà in una pagina con un servizio che gli permetterà di seguire tutte le fasi che hanno portato il prodotto sulla sua tavola o nel negozio in cui si trova: a partire dal campo in cui è stato coltivato, (da considerare come uno degli ambiti applicativi dell’Internet of Things in Italia), dai vitigni che sono stati utilizzati dai trattamenti fitofarmaci che sono stati effettuati e le attività agricole che hanno poi portato l’uva verso la trasformazione.
La difesa e la valorizzazione del Made in Italy passa dunque dal digitale e in particolare la Blockchain (leggi qui come funziona la Blockchain e quali sono i vari ambiti applicativi) permette la autocertificazione dell’intero processo produttivo. Il progetto EY è stato sviluppato in collaborazione con la startup EZLAB e con la Cantina Volpone e rappresenta una risposta alla fortissima esigenza di tutela che arriva dal Made in Italy agroalimentare come strumento di difesa della qualità colturale e come soluzione di supporto alla trasparenza del ciclo produttivo.
Il Falanghina della Cantina Volpone: garanzia Blockchain dalla vigna alla tavola
La Cantina Volpone con il Falanghina inaugura questa metodologia e questo servizio e mette a disposizione il primo prodotto tracciato e certificato nella forma dalla vigna alla tavola. Luca Grivet Foiaia, Partner EY, sottolinea che Wine Blockchain EY crea un registro pubblico e immodificabile direttamente collegato alla firma digitale del produttore, e permette nello stesso tempo di mappare ogni singolo processo produttivo garantendo grazie a queste informazioni i valori di territorialità, autenticità e qualità del prodotto e più in generale del Made in Italy.
In questo modo Wine Blockchain EY crea una carta d’identità digitale del vino (applicabile in futuro ad altri prodotti) e rappresenta un valore per tutto il settore agroalimentare italiano sia come lotta alla contraffazione sia per combattere il dumping nei prezzi creato da prodotti esteri nella forma di falsi italiani.
Il consumatore vuole maggiori garanzie
I consumatori sono sempre più attenti alla provenienza dei prodotti e delle materie prime utilizzate e ai temi della sostenibilità e della qualità stessa dei metodi utilizzati per la coltivazione del cibo che poi arriva sulla nostra tavola. Dalla ricerca “Atteggiamenti e comportamenti del consumatore del vino e del rapporto con la Gdo” realizzata da Veronafiere in collaborazione con C.R.A. emerge che il 74% dei consumatori dichiara esplicitamente di essere influenzato nell’acquisto dalla disponibilità di informazioni sui temi della tracciabilità del prodotto. Va poi sottolineato che una quota importante di consumatori ha assunto l’abitudine di controllare l’etichetta del prodotto e di ricercare informazioni sempre più affidabili e precise sul prodotto per verificarne la qualità.
Se poi si concentra l’attenzione sul comparto vinicolo si deve sottolineare che in Italia il mercato è caratterizzato da imprese che fanno fatica a portare verso i clienti finali i valori del territorio, del metodo e della professionalità a testimonianza della genuinità del prodotto e più in generale a testimoniare il valore del Made in Italy. Valori che sono nello stesso tempo una garanzia di qualità e una leva di business rispetto ad esempio all’offerta di vini che non hanno la stessa tradizione e che spesso competono utilizzando la leva del prezzo.
Tanto che si stimano in quasi 2 miliardi di € all’anno le perdite del settore vinicolo italiano a fronte di fenomeni diversi di contraffazione dei prodotti della nostra filiera. I consumatori sono sempre più sensibili ai temi della conoscenza sia verso i prodotti sia verso il territorio e il metodo utilizzato per la produzione e questa esigenza è particolarmente rilevante nei confronti dei prodotti vinicoli italiani.
La ricerca Ricerca Vino & Giovani, promossa dall’Istituto Marchigiano di Tutela Vini osserva a sua volta che più del 70% dei consumatori prende in considerazione la possibilità di pagare un prezzo più elevato nel momento in cui questo rappresenta una effettiva garanzia di qualità, di trasparenza e di provenienza.