Con un aumento previsto della popolazione mondiale che raggiungerà i 9,5 miliardi di persone entro il 2050 e con il 60% dei principali ecosistemi del pianeta degradato o sovra sfruttato, esiste la possibilità che in assenza di radicali modifiche strutturali al nostro sistema di produzione e consumo, avremo bisogno dell’equivalente delle risorse di oltre due pianeti per riuscire a sopravvivere. L’agricoltura è responsabile del 65% dei consumi globali di acqua, che nel nostro Paese superano la media europea del 25%.
E poi non è semplicemente una questione di fornire la giusta quantità di cibo. I cambiamenti sociali stanno impattando sempre di più sulle abitudini alimentari e sulla consapevolezza dei cittadini riguardo la qualità e la salubrità del cibo che prima comprano e poi consumano.
Solo grazie alle nuove tecnologie sarà possibile assicurare quantità, qualità e sicurezza e al contempo, diminuire gli elevati consumi di acqua. La soluzione nota come “vertical farming”, con la proposta di coltivazioni idroponiche in serre fuori suolo, chiuse e su più livelli, climatizzate e automatizzate, risulta quella maggiormente innovativa e ad alto impatto sul mercato.
Rispetto alla coltivazione tradizionale, il tasso di produttività delle vertical farm è 75 volte maggiore ed il consumo d’acqua è circa il 95% in meno. Un ulteriore vantaggio è che una vertical farm può essere localizzata ovunque, persino all’interno di grandi centri urbani, eliminando le lunghe tratte logistiche e assicurando al consumatore finale prodotti regionali freschi.
Questi sono alcuni degli aspetti positivi che emergono da “Future Farming”, la ricerca di Porsche Consulting, affiliata dell’omonima casa automobilistica di Stoccarda che offre consulenza alle grandi e medie imprese nel settore dei beni industriali quali meccanica, impiantistica e a tutta la filiera di fornitura del comparto automobilistico, sulle sfide che l’agricoltura deve affrontare e sulle soluzioni dirompenti che mostrano chiaramente un futuro molto diverso da quello a cui si assiste nel presente.
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I casi d’uso del Vertical Farming
“Il vertical farming cambierà radicalmente le tradizionali relazioni tra cliente e fornitore lungo tutta la filiera agroalimentare@ afferma Josef Nierling, Amministratore Delegato Porsche Consulting “I produttori di macchinari agricoli dovranno reinventare il portfolio dei loro prodotti per poter sostenere gli agricoltori ‘verticali’, mentre questi ultimi diventano davvero produttori a chilometro zero, eliminando l’elevato numero di passaggi presenti lungo il canale distributivo e diventando essi stessi dei supermercati/punti vendita ortofrutticoli.”
La vertical farm più grande al mondo è in costruzione a Dubai con 13.000 metri quadrati per un investimento di circa 40 milioni di dollari e in Russia, dove il fondo di venture capital TealTech sta introducendo una rete di aziende agricole verticali all’interno di aree urbanizzate che sarà in grado di produrre ogni anno circa 1 milione di kg di produzioni orticole.
Travaglini FarmTech sta realizzando a Milano quello che diventerà uno dei più grandi progetti di vertical farming al mondo.
“Tra le applicazioni più affascinanti c’è quella applicata al settore aerospaziale. La coltivazione a zero gravità, già sperimentata in alcune missioni, potrebbe assumere rilevanza maggiore grazie al programma Artemis recentemente lanciato dalla NASA” Conclude Josef Nierling “Si prospetta addirittura una coltivazione sul suolo lunare a supporto di permanenze più lunghe, forse un giorno per insediamenti permanenti. Sembra fantascienza, ma oggi è una possibilità più tangibile che mai: il futuro è a portata di mano”.