Turco (Si-Net): “Dal digitale grande spinta al made in Italy” 

Il Ceo e fondatore del system integrator: “Gli eventi online grande aiuto nella promozione delle eccellenze agrifood durante l’emergenza Covid-19. Ma in futuro potranno affiancare quelli in presenza. Fattore umano centrale per intercettare le esigenze dei clienti”  

Pubblicato il 19 Nov 2020

Fausto-Turco-Si-Net

Organizzare eventi a distanza sfruttando tutta la potenzialità del digitale per promuovere un marchio o un prodotto agroalimentare, consentendo a una platea sempre più ampia di partecipare in diretta, come se fosse presente. L’intuizione è stata sviluppata da Si-Net poco prima che esplodesse su scala planetaria l’emergenza Covid-19, come un “valore aggiunto” da affiancare alle presentazioni internazionali in presenza. Ma è stato da marzo, subito dopo il lockdown, con l’impossibilità di organizzare eventi o fiere, che le potenzialità di questo approccio sono state più chiare, tanto da suscitare l’interesse di molti nuovi clienti e da dare vita a numerosi “tentativi d’imitazione”. A spiegare l’idea in un’intervista ad agrifood.tech è Fausto Turco, fondatore e Ceo di Si-Netsystem integrator specializzata nell’Ict che affianca i propri clienti, studi professionali e aziende, accompagnandoli nelle loro sfide legate all’innovazione tecnologica.  

Turco, come è nata l’idea della “digitalizzazione” degli eventi? 

Tutto è nato a novembre 2019, in collaborazione con la cantina Ciacci Piccolomini D’Aragona, uno dei più importanti produttori di Brunello di Montalcino. Siamo partiti dalla volontà di dare più visibilità alla loro partecipazione alla cerimonia di “benvenuto” al Brunello che si svolge ogni anno nel mese di febbraio, e che consiste nella presentazione della nuova annata con tanto di testimonial e copertura mediatica su scala internazionale. A fine febbraio abbiamo ideato, in collaborazione con Microsoft, un evento che affiancasse da remoto la stessa presentazione di Montalcino. Abbiamo installato telecamere in cantina, nell’enoteca una che riprendeva uno scrocio del tramonto sulla Val d’Orcia, con i vigneti di Ciacci in primo pianoErano presenti il sommelier, un giornalista, il produttore e l’enologo. Collegati da Milano, nel loft di Microsoft, c’erano i giornalisti e gli addetti ai lavori. A Milano e Montalcino, in collegamento diretto, venivano presentate e stappate contemporaneamente le stesse bottiglie: quando si aprivano c’era spazio per la degustazione e le considerazioni organolettiche, proprio come avviene in ristorante o durante le degustazioni in presenza.  

Qual è il valore aggiunto di questo approccio? 

Grazie al digitale siamo riusciti a unire due ecosistemi: quello dell’agrifood e quello della tecnologia. Soltanto dopo pochi giorni è scattato il lockdown, e questa modalità innovativa di contatto con i propri partner e i propri potenziali clienti è stata scelta da diverse altre aziende per comunicare. Ma al di là dell’emergenza noi avevamo già pensato di utilizzare lo stesso modello ad esempio durante il Vinitaly, che avrebbe potuto così svolgersi nelle sue presentazioni più importanti in contemporanea per i tre fusi orari del mondo. Si tratta – voglio precisare – di una formula che in condizioni di normalità non è alternativa all’evento fisico, ma lo rafforza: chi non può partecipare a un evento in presenza può farlo da remoto, vivendo un’esperienza digitale in tutto e per tutto simile a quella diretta. E’ il punto di partenza per le degustazioni virtuali, ma anche per alcuni servizi premium per clienti speciali, a cui si può fare arrivare il prodotto e si può assaggiarlo insieme, mettendo a disposizione esperti e consulenti che arricchiscano l’esperienza. In pratica si riesce, attraverso una tecnologia a basso costo, ad arrivare ovunque proprio come una diretta televisiva internazionale. Non a caso la Napa Valley ha immediatamente preso spunto da questa idea, sviluppandola dal punto di vista tecnologico fino a prevedere tour in realtà virtuale tra i vigneti. Ovviamente si tratta di un approccio valido sia nel B2B sia nel B2C, mantenendo un contatto diretto anche con i rappresentanti o i distributori, fino ad arrivare alla firma dei contratti via Teams.  

In quali altri progetti avete valorizzato questa vostra Idea? 

Sempre nel campo del vitivinicolo abbiamo in essere una collaborazione con la cantina Toblino in Trentino, mentre per cambiare settore una delle partnership più importanti è quella con l’Ente Fiera Internazionale Tartufo Bianco D’Alba, che opera in un ecosistema che conta su un fatturato da 150 milioni di euro l’anno e centinaia di stakeholder di primaria importanzaA giugno avrebbero dovuto presentare il 90esimo anniversario della fieracon eventi a livello internazionale. Con tutte le traversie dovute all’emergenza sanitaria siamo riusciti organizzare a luglio la presentazione al mondo anche in digitale, con testimonianze di chef stallati, governatori, del consorzio, collegamenti con il Museum Of Modern Art di New York, con Parigi e con Hong Kongper un’ora di live ricca di contenuti e intervisteAbbiamo così contribuito a fare in modo che un ente unico al mondo, ambasciatore del made in Italy di qualità, potesse mantenere uno dei propri eventi di punta, raggiungendo anche nuovi destinatari oltre a quelli “tradizionali”.  

Quanto conta il “fattore umano” per arrivare a ideare e mettere a punto queste soluzioni innovative? 

E’ centrale. Quello che dico sempre ai miei ragazzi è che se abbiamo davanti un problema, quella è anche un’opportunità per far crescere la cultura del digitale. Quando si fa un salto non è soltanto grazie a una tecnologia, ma l’approccio che si utilizza per capirla e applicarla nel modo migliore. Dobbiamo essere noi i primi a capire e a utilizzare gli strumenti che proponiamo ai clienti, perché soltanto in questo modo sapremo quali sono i loro punti di forza e a quali use case si adattano meglio. Se ci limitiamo a vendere brochure, slide e cataloghi non otterremo risultati. A questo ovviamente si affianca anche il discorso della sicurezza, perché quando diventa tutto digitale la security deve diventare una priorità, si devono avere ben presenti i vantaggi e gli eventuali pericoli. Direi che l’utilizzo di strumenti di collaborazione senza formazione delle persone a collaborare è inutile, perché la tecnologia non è fine a sé stessa. L’ingrediente fondamentale è e rimane la propensione all’ascolto prima che l’entusiasmo di voler vendere una tecnologia. In azienda facciamo corsi di psicologia e per il digital customer service, per accrescere le “non technical skill” del nostro personale. Dal mio punto di vista la differenza non è tra “hard” e “soft” skill, ma tra competenze “technical” e “non technical”. Partendo da questa consapevolezza abbiamo recentemente condotto un’analisi delle richieste d’assistenza più frequenti che ci vengono dai nostri clienti, per capire quali sono le più comuni, e abbiamo realizzato webinar e tutorial per soddisfarle, ottenendo più di 64mila visualizzazioni nelle prime 24 ore.  

E qui entra in campo l’esigenza di dare alle persone una formazione adeguata 

Se non spiego i motivi di una scelta, l’investimento in collaboration rischia di diventare soltanto un costo. Questo ad esempio è un problema grande in Italia, dove dietro alle spese per industria 4.0, giusto per fare un esempio, spesso non c’è una cultura digitale. La colpa di questa situazione è anche nostra, dei system integrator, che spesso rispondiamo a un problema semplicemente proponendo una tecnologia, senza considerare che questa deve essere poi usata dalle persone. Questo è tra l’altro l’antidoto a chi è abituato a correre dietro alla tecnologia che costa meno, che poi spesso non risolve il problema per cui è stata acquistata. E’ importante investire in formazione, all’interno dell’azienda ma anche fuori, verso i clienti, con strumenti che siano in grado di arrivare a tanti. Le nostre comunicazioni con i partner non sono mai basate sulle caratteristiche tecniche dei prodotti o delle soluzioni, ma sui problemi che possono contribuire a risolvere, spesso in modo brillante. Cosa c’è sotto in termini di tecnologia spesso è meno interessante per l’utente finale. Il messaggio principale che trasmetto ai miei collaboratori è che abbiamo un compito in tre step: capire quali sono i problemi, individuare il motivo per cui si verificano, e indentificare il modo migliore per risolverli.  

Come state vivendo questo momento di emergenza dovuto alla pandemia? 

Dal punto di vista del business direi che si possa riassumere con due concetti: grandi soddisfazioni per quello che stiamo riuscendo a fare, e pianificazione zero. Questo perché abbiamo una mole importante di richieste, e cerchiamo di fare tutto quello che è possibile per soddisfarle. Non è il momento di preoccuparsi della security by design, stiamo cercando di minimizzare i rischi offrendo ai nostri clienti soluzioni affidabili e implementabili rapidamente. In un secondo momento, quando le acque si saranno un po’ calmate, ci torneremo sopra per il fine tuning. Anche i nostri clienti ragionano meno sul breve termine, e iniziano a considerare progetti di più ampio respiro, con l’obiettivo di rimanere sul mercato oggi e di essere sempre più competitivi per il futuro. Ci chiedono sempre più formazione, e questo è molto importante: vogliono che il loro personale sappia come utilizzare al meglio gli strumenti di collaborazione, per iniziare ad abbattere da subito una delle principali barriere al cambiamentoL’idea alla base di questa trasformazione è che la tecnologia non serve soltanto per rimanere in piedi, ma per organizzare, efficientare e pensare ai ritorni.  

Guardando al futuro quali sono le priorità nel vostro campo d’azione? 

Dovremmo iniziare a ragionare come system integrator all’opportunità di creare un ecosistema per incontrare le esigenze dei clienti, che sempre più preferiscono rivolgersi a un system integrator unico, e non a uno per ogni settore, per non perdere in efficienza ed efficacia. Nessuno di noi deve essere tuttologo, ma bisogna imparare a collaborare senza chiuderci in singoli orticelli. Anche in questo caso è una questione culturale, il punto centrale è che essere trasparenti e credibili aumenta la fiducia dei nostri clienti, oltre che migliorare i risultati. 

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