Spreco di acqua: perchè è diventato un problema strategico
Il problema dell’acqua e nello specifico dello spreco di acqua nel nostro paese è fonte di non poche contraddizioni e sta diventando una delle criticità più importanti in relazione ai cambiamenti climatici e alla gestione dei rischi ESG.
Il nostro paese ha vissuto per lungo tempo un periodo in cui era fondamentalmente ricca di risorse idriche: precipitazioni, corsi d’acqua, bacini idrografici rendevano in nostro territorio, al netto di alcune importanti eccezioni, relativamente sicuro dal punto di vista della gestione delle acque.
Negli ultimi cinque anni, anche a fronte di una lunga serie di eventi meteo estremi, l’Italia si è scoperta sempre più vulnerabile alla scarsità d’acqua e con una situazione che ha accentuato in modo decisamente importante il problema dello spreco di acqua.
L’analisi dell’ISTAT del sistema idrico e dello spreco di acqua
Il report Istat dedicato a “Le statistiche sull’acqua – Anni 2020-2024” pubblicato in occasione della Giornata Mondiale dell’Acqua 2025, fornisce un’analisi dettagliata del sistema idrico nazionale per il periodo 2020-2024 (La ricerca integrale è disponibile QUI n.d.r.). I numeri che emergono da questo studio sono impietosi dal punto di vista del problema dello spreco di acqua: nel solo 2022, il 42,4% dell’acqua potabile immessa nella rete è andato perso, pari a oltre 3 miliardi di metri cubi.
Una quantità impressionante che, se non fosse dispersa, sarebbe sufficiente a coprire il fabbisogno idrico annuo di 44 milioni di persone. Le cause principali di questo spreco di acqua sono da ricercare nelle infrastrutture vetuste, nella scarsa manutenzione delle reti di distribuzione e in una gestione ancora troppo frammentata e disomogenea del servizio. Un grande tema di fatto che rimanda alla necessità di una vera e propria strategia di water management.
Uno spreco di acqua che attraversa tutto il territorio nazionale
Il fenomeno delle perdite idriche e dunque dello spreco di acqua riguarda tutto il territorio nazionale, ma è particolarmente acuto nelle regioni del Sud e nelle Isole. In alcune province si supera il 50% di acqua dispersa, con picchi del 70% in aree urbanizzate dove la rete risale a decenni fa.
Queste perdite non solo rappresentano uno spreco di acqua ingiustificabile considerando che si tratta di una risorsa sempre più scarsa, ma comportano anche rischi sanitari e ambientali. Le infiltrazioni, infatti, possono compromettere la qualità dell’acqua e portare alla contaminazione delle condutture.
Ma lo spreco non è l’unico problema. Il report Istat sottolinea anche gravi carenze sul fronte dei servizi di fognatura e depurazione. Alla fine del 2022, oltre 6,6 milioni di persone in Italia non erano ancora servite da una rete fognaria pubblica. Si tratta spesso di aree rurali, piccoli centri urbani o periferie di città medio-grandi dove l’allacciamento alle reti è ancora incompleto o inesistente.
Un problema di salute pubblica
Questa lacuna infrastrutturale si riflette direttamente sulla qualità ambientale e sulla salute pubblica. I reflui non trattati o insufficientemente trattati rappresentano una minaccia per i corsi d’acqua, per il suolo e, indirettamente, per le falde acquifere. In particolare, il 12,7% dei reflui urbani prodotti non viene sottoposto ad alcun tipo di trattamento adeguato, un dato che pone l’Italia ben al di sotto degli standard previsti dalla normativa europea.
Le criticità del sistema idrico italiano non si fermano qui. Il report evidenzia che oltre un terzo della popolazione risiede in Comuni ad “alta criticità idrica”. Si tratta di zone dove la domanda di acqua potabile supera il 30% della disponibilità idrica rinnovabile locale, rendendo il sistema vulnerabile a siccità, stress idrico e cambiamenti climatici. Tra le regioni più colpite ci sono il Lazio – con oltre il 60% dei Comuni in questa condizione – la Sardegna, il Molise e la Sicilia.
Lo spreco di acqua produce una pressione sulle risorse idriche
Questa pressione crescente sulle risorse idriche è aggravata dagli effetti della crisi climatica. In questo contesto gli eventi meteorologici estremi, la diminuzione delle precipitazioni invernali e lo scioglimento precoce delle nevi stanno alterando il ciclo idrologico, riducendo la disponibilità di risorse in momenti chiave dell’anno.
Accanto a queste difficoltà si deve sottolineare che l’assetto gestionale del servizio idrico integrato appare ancora molto frammentato. Al 2022, in Italia operavano 2.170 gestori del servizio idrico, dei quali oltre il 90% copriva quote di popolazione inferiori al 2%. Una tale polverizzazione della governance rende difficile la pianificazione di interventi strutturali e ostacola l’adozione di strategie unitarie. In questo senso appre sempre più utile l’utilizzo di strumenti di analisi e di indagine innovatici come nel caso di AI e gestione idrica.
La fotografia di possibili risposte allo spreco di acqua
Dal report emerge che la qualità del servizio idrico varia notevolmente da regione a regione. Alcune aree metropolitane hanno avviato processi virtuosi, puntando su digitalizzazione, manutenzione predittiva e riduzione delle perdite. Tuttavia, in molti territori le risorse investite sono ancora insufficienti rispetto alle necessità.
La stessa rilevazione evidenzia un generale aumento dei costi del servizio, soprattutto nelle zone più svantaggiate. In media, il costo dell’acqua potabile per uso domestico è cresciuto, ma resta tra i più bassi d’Europa. Un dato che, se da un lato tutela i consumatori, dall’altro mette in discussione la sostenibilità economica degli investimenti necessari per l’ammodernamento delle reti.
Serve un approccio integrato e sistemico
Secondo l’Istat, per invertire la rotta è indispensabile adottare un approccio integrato e sistemico alla gestione della risorsa idrica. Questo significa potenziare la pianificazione, incentivare la digitalizzazione, migliorare la qualità della governance e rafforzare il monitoraggio ambientale anche per ridurre lo spreco di acqua. La partecipazione attiva dei cittadini, la trasparenza dei dati e una maggiore consapevolezza dei consumi sono elementi cruciali per costruire un sistema resiliente e sostenibile.
Nel 2024 si registrano alcuni segnali incoraggianti: aumentano le Regioni che investono in tecnologie per la rilevazione delle perdite e nella manutenzione straordinaria delle reti. Tuttavia, gli indicatori complessivi mostrano che il divario tra Nord e Sud resta elevato, così come quello tra aree urbane e interne.
L’acqua continua a essere gestita in modo inefficiente in molte parti del Paese. Il report Istat è un invito esplicito a intervenire con urgenza, adottando politiche pubbliche coerenti, investimenti infrastrutturali su larga scala e una nuova cultura della sostenibilità idrica.