Caratterizzata dalla combinazione virtuosa tra dati satellitari e le più avanzate tecnologie digitali, la Space Economy si distingue per una natura cross-industry, ovvero con un impatto trasversale a vari settori di riferimento e con confini ben più ampi della tradizionale Space Industry.
Uno dei settori che si è fatto trovare maggiormente pronto all’utilizzo dei dati satellitari è quello dell’Agricoltura. Questo settore spesso viene sottovalutato, ed è invece centrale per moltissime economie a livello globale, con quasi metà dell’intera popolazione terrestre che vive in aree rurali (FAO, 2012). Il settore agricolo crea lavoro per quasi un miliardo di persone con un valore-aggiunto generato di oltre tremila miliardi all’anno a livello globale (Startup Genome, 2018). Un primo censimento di startup condotto dall’Osservatorio Space Economy del Politecnico di Milano rivela come oltre il 50% delle startup operanti in ambito Space Economy abbia come mercato target – cui rivolge la propria offerta di servizi a valore – l’agricoltura.
Space economy: il ruolo delle immagini satellitari
In questo particolare contesto infatti, le immagini satellitari possono essere abilitatori della cosiddetta Smart Agriculture, con la possibilità di avere una mappatura completa dello stato del terreno (stress idrico, carenza di azoto, presenza di organismi nocivi), il costante monitoraggio del raccolto e una minore incertezza sugli effetti di possibili momenti di siccità attraverso sistemi di gestione dell’irrigazione intelligenti. I primi progetti pilota in questo settore sono stati avviati negli ultimi anni del secolo scorso, sfruttando i satelliti ERS e SPOT che disponevano di strumenti radar in grado di fornire dati indipendenti dall’alternanza giorno/notte e dalle condizioni meteo.
In anni più recenti la disponibilità di misure è stata notevolmente ampliata con lo sviluppo del programma europeo Copernicus. Tuttavia, il mercato estremamente frammentato rende difficoltosa la diretta adozione delle specifiche tecnologie da parte dei singoli operatori del settore, spesso non a conoscenza delle opportunità rappresentante dalle nuove tecnologie e con un limitato grado di digitalizzazione: solo in Italia, l’Osservatorio Smart AgriFood del Politecnico di Milano e dell’Università di Brescia ha censito 145 soluzioni di Agricoltura 4.0 che sfruttano sistemi di mobility e geolocalizzazione.
Questa situazione rende necessario una costante intermediazione da parte di consorzi e cooperative agricole, con il ruolo di aggregatori di bisogni e competenze, anche per evitare che dati e conoscenze si concentrino nelle mani di poche aziende dell’offerta, ma sia mantenuta una pluralità di attori che beneficino del valore di queste applicazioni. Per questo motivo il Programma Copernicus svolge attività di sensibilizzazione circa le potenzialità portate dalle tecnologie di Osservazione della Terra, attraverso un continuo dialogo con le istituzioni pubbliche e private che possono favorire la diffusione e l’adozione di questa tecnologia. Negli ultimi anni, questo processo ha portato ad una serie di prime iniziative e progetti pilota nel settore agricolo, con risultati in termini di produttività ed efficientamento che confermano l’importante investimento di risorse da parte della Comunità Europea. In Italia, in particolare, sono oramai centinaia le aziende agricole e i contoterzisti che utilizzano anche i semplici sistemi di mappatura dei terreni, raggiungendo il 40% tra chi utilizza soluzioni di Agricoltura 4.0.
Le startup e la Space economy
Un esempio di applicazione di successo nel settore è rappresentato da una startup greca, Gaiasense. Sviluppata come una piattaforma, la soluzione cerca e acquisisce le immagini relative alla specifica porzione di terreno dal satellite Sentinel-2 combinandole con stazioni telemetriche installate a terra, per poi applicare algoritmi di intelligenza artificiale e ottimizzazione al fine di fornire una dashboard all’utente finale per il supporto alle decisioni. In particolar modo, è possibile effettuare analisi di previsione sul raccolto sull’intera stagione, tenendo anche in considerazione le informazioni raccolte in termini di condizioni atmosferiche sul lungo periodo. È stato stimato che l’utilizzo di questa soluzione per due anni ha portato ad un aumento della produttività del 10%, e ad una riduzione in termini di irrigazione, uso di pesticidi e fertilizzanti intorno al 20%.
Un altro interessante caso applicativo viene dal Sud Africa, dove negli ultimi anni si sta vivendo una prolungata siccità che sta enormemente danneggiando il settore agricolo, particolarmente importante per l’economia locale. Per questo motivo, il Dipartimento dell’Agricoltura di Western Cape si è rivolto alla società belga Eleaf, per monitorare ed efficientare l’utilizzo dell’acqua per fini di irrigazione in vitigni e frutteti, sviluppando la piattaforma Fruitlook. Attraverso le immagini satellitari, Fruitlook rende disponibili 9 pacchetti applicativi, tra cui un’analisi della biomassa per monitorare la crescita del raccolto e dei parametri di evapotraspirazione per segnalare il possibile sovrasfruttamento delle risorse. L’obiettivo principale è il costante monitoraggio del raccolto, dei suoi parametri di crescita, ma soprattutto dell’efficiente uso delle risorse, così da permettere all’agricoltore – o in questo caso all’ente – di prendere decisioni basate su dati analitici. Questa soluzione si è rivelata di particolare interesse proprio viste le condizioni climatiche della regione, che potrebbe rappresentare un interessante first-case per altre aree con simili caratteristiche. In questo caso, il risparmio di acqua è stato stimato dal 10% al 30% a seconda delle diverse zone.
Con le stime delle diverse istituzioni internazionali secondo le quali la popolazione mondiale sarà destinata a sfiorare i 10 miliardi di individui nel 2050, una costante trasformazione del settore agricolo verso l’adozione di tecniche più produttive sarà necessaria da qui ai prossimi anni, al fine di avere un sempre maggior rispetto dalla sostenibilità ambientale e sociale. Senza alcun tipo di dubbio, questo è un processo in cui le tecnologie spaziali stanno già ricoprendo e sempre più ricopriranno un ruolo di primaria importanza.
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