Il mercato food and beverage, dell’agroalimentare e del consumer è davanti a una grande trasformazione. Grazie al digitale si stanno aprendo nuove prospettive che mettono finalmente e veramente il consumatore al centro e che invitano (ma si potrebbe dire impongono) una rivisitazione dei processi e delle supply chain. In particolare, l’agroalimentare italiano sta vivendo una stagione importante e l’automazione, che ha vissuto e vive una fase importantissima con l’automotive, adesso sta trovando un crescente interesse proprio nell’industria del food.
Sono tanti i fattori che insieme concorrono alla crescita di questa domanda. I consumatori chiedono prodotti più sicuri, con un crescente livello di certificazione, con un approccio alla qualità più consapevole e più rigoroso. Uno scenario in cui sono sempre più importanti anche i valori della sostenibilità, e in cui aumenta l’attenzione a premiare brand che riducono gli sprechi e che sono in grado di certificare le materie prime e i processi di produzione in modalità più trasparenti. Non vanno poi dimenticati i temi dell’efficienza, della capacità di rispondere in modo sempre più preciso alla domanda che arriva dal mercato. In tutto questo contesto la blockchain in declinazione agrifood è chiamata a giocare un ruolo sempre più importante, perché da una parte consente di “portare fiducia” tra imprese di filiera e dall’altra è nella condizione di garantire alle aziende che scelgono di adottarla e di “sposarne” i principi e le logiche di acquisire un vantaggio competitivo e di creare nuovo valore per i consumatori.
Tracciabilità sulle supply chain come punto di partenza
Per vedere le prospettive per il mondo dell’industria abbiamo voluto confrontarci con una realtà come Siemens e in particolare con Giorgio Santandrea, Head of Food & Beverage Vertical Market in Siemens Italia.
“Siamo partiti con soluzioni di tracciabilità sulle supply chain – spiega – con la consapevolezza che nel mercato italiano il primo passo non era tanto a livello di raccolta dati, ma nella interconnessione dei sistemi di produzione. Nell’industria alimentare c’è ancora una grossa componente di lavoro manuale e occorre mediare con realtà fatte di impianti spesso obsoleti. Per questo il primo step di questo percorso riguarda primariamente i temi della connettività all’interno della fabbrica, accanto a questi temi arrivano poi gli aspetti della trasparenza e della tracciabilità “.
In questo scenario si è posizionato il Piano Industria 4.0 che ha dato un contributo importante all’introduzione di tecnologia e allo “svecchiamento” degli impianti. Ma tornando al percorso Siemens, il primo grande obiettivo oltre alle attività di connessione della fabbrica è quello di garantire all’automazione all’interno dello stabilimento “quella sicurezza indispensabile per dare certezze alla produzione”. (Sul tema della connettività industriale leggi anche questo articolo: Industrial Communication Networks: cosa sono e come supportano l’Industria 4.0)
Il ruolo dell’IoT e del Cloud con MindSphere
Il passo successivo, come spiega Santandrea, è stato quello di introdurre una evoluzione basata sul Cloud che, nel mondo Siemens, significa piattaforma MindSphere. “La logica – prosegue – non si ferma alla connessione dello stabilimento, ma alza lo sguardo per indirizzare la connessione di più stabilimenti. Il tutto grazie al sistema operativo aperto per l’IoT basato su Cloud di Siemens”. Oggi siamo in una fase che rappresenta una sfida importante per tante imprese che sono impegnate nell’interconnessione tra diversi impianti e nello sviluppo di interazioni tra fonti di dati diverse e, non ultimo, puntano ad aumentare il livello di conoscenza su tutti i passaggi e su tutti i componenti della produzione.
“Lo step successivo che vediamo nel prossimo futuro – prosegue – è quello dell’integrazione dell’intera filiera. Non ci si limiterà a interconnettere la supply chain dell’azienda con tutti i suoi stabilimenti, ma si punta a creare interconnessioni sicure e garantite tra sistemi produttivi di realtà diverse”. Tra chi “viene prima e chi viene dopo” nel percorso di una filiera, per permettere lo scambio dati tra fornitori diversi, tra aziende diverse, con logistiche diverse di uno stesso ecosistema. Per Siemens la base di questa nuova fase di interconnessione è rappresentata da MindSphere e su questa prospettiva di filiera sono emerse, nell’ambito dell’industria agroalimentare, esigenze e soluzioni specifiche con una richiesta di “trust” che poteva essere affrontata con la tecnologia blockchain.
La domanda di tracciabilità nel lattiero caseario
Un esempio in questo senso arriva ad esempio dal lattiero caseario che esprime la necessità di gestire una serie di passaggi molto delicati che impattano direttamente sulla qualità del prodotto finale e che è necessario sorvegliare e certificare.
La storia del latte parte dalle stalle, subisce un primo trasporto presso le aziende di trasformazione e già qui ci sono controlli legati a temperatura e al fatto che possa entrare in contatto con altre sostanze. Poi c’è lo stabilimento e gli impianti di produzione. C’è il controllo dei processi di produzione e ancora una volta il fatto che entra in contatto con altri prodotti. Poi c’è il trasporto verso la stagionatura e ancora una fase di monitoraggio.
Se poi si parte dal presupposto che il consumatore finale è sempre più attento alla storia del prodotto e ai suoi componenti, ecco che è importante, sia dal punto di vista della commercializzazione, sia per gestire in modo sicuro e controllato la supply chain, che si possa disporre di un monitoraggio rigoroso sulla provenienza del latte, su tutti i passaggi, sui controlli delle temperature e sulle sostanze che sono state utilizzate o con le quali è entrato in contatto. Informazioni che rappresentano un valore per i consumatori e per aumentare la qualità della produzione.
Dare al consumatore tutte le garanzie su tutti i passaggi
“Ecco che – come spiega Santandrea – siamo in un territorio che chiama in causa la blockchain. Il produttore deve avere la garanzia e la sicurezza di tutte le informazioni e quelle informazioni devono essere garantite e certificate in tutte le fasi di lavorazione, da parte di tutti gli attori di una filiera importante. Una esigenza che si affronta e risolve grazie alla tecnologia blockchain”. Grazie a questa tecnologia ogni attore consegna il proprio componente di informazione, il produttore, il trasportatore, lo stabilimento di trasformazione, il retail, a completare una supply chain lunga e articolata. Non ultimo poi la confezione del prodotto, grazie ad app e soluzioni digitali, diventa il punto di contatto in cui iniziare il racconto di tutta questa storia e di tutti gli ingredienti e i componenti che fanno il prodotto finale. È un patrimonio di informazioni e un servizio chiaro e prezioso tanto per il consumatore quanto, appunto, per il produttore che offre la possibilità di sentirsi più tutelato.
Ma qual è il Go To Market per una azienda come Siemens per portare sul mercato questo genere di soluzioni? “Si deve lavorare su più ambiti – osserva Santandrea – con un concetto di piattaforma e di sviluppo delle collaborazioni in una prospettiva da ecosistema, con un lavoro importante che si concretizza se c’è un produttore con una filiera ben definita, con tante aziende consapevoli che il loro successo è il successo della filiera.” In tutto questo poi un ruolo importante è svolto dalla grande distribuzione che ha ben compreso come la blockchain rappresenti oggi un plus, perché nel momento in cui si aggiunge un elemento di certificazione e di sicurezza alla qualità di un prodotto si ottiene un valore importante per i clienti.
Un percorso blockchain che parte dai Proof of Concept
Da un punto di vista operativo poi la strada per lo sviluppo di progetti blockchain è quella dei Proof of Concept. “Gli attori coinvolti sono tanti e ci vogliono diversi player, il PoC permette di capire le problematiche tecnologiche e permette di andare a proporre una soluzione che deve assolutamente essere personalizzata. Nello specifico, il vantaggio di una soluzione Siemens deriva dal fatto che è nativamente orientata all’ambito produttivo, che è in grado di raccogliere e gestire informazioni che normalmente non sono presenti solo in un sistema gestionale.
In questo ambito uno degli usecase che può aiutare a comprendere il valore di questa prospettiva è rappresentato dalla produzione di un prodotto molto comune come le “potato chips”. Siamo in questo caso in un contesto relativamente “semplice” che vede la lavorazione di un prodotto composto fondamentalmente da 3 ingredienti: la patata, l’olio di frittura e gli aromi.
Questo use case che si configura come Transparent supply chain for food traceability prevede un tracking completo di tutti i componenti a partire ovviamente dalla patata con la data collection già nella fase del raccolto e con la descrizione di tutto ciò che è accaduto sul campo, oltre a un corredo di informazioni come meteo, rilevazione della quantità di acqua, ma anche informazioni legate all’inquinamento dell’aria e alle attività svolte.
Queste informazioni sono raccolte e sono inserite in una blockchain che coinvolge, oltre alle imprese agricole anche quelle che si occupano del trasporto che vanno a coprire la parte informativa legata al passaggio dal campo allo stabilimento o al magazzino con dati legati ai mezzi utilizzati, alle temperature subite, al tempo impiegato e ad altre variabili, dopodiché si arriva alla produzione ovvero alle attività di trasformazione con un altro flusso di dati, sui sistemi di produzione, sulle lavorazioni effettuate, sui prodotti utilizzati (olio e aromi) sulla temperatura per la cottura e sul processo utilizzato per distribuire e assorbire gli aromi.
Si arriva poi alla fase del packaging dove il prodotto entra in contatto con altri componenti e con un processo che mette a disposizione altri dati che a loro volta approdano sulla blockchain. Il magazzino, il passaggio alla distribuzione e l’ingresso nei punti vendita, completano il percorso ancora una volta con dati e informazioni che mettono a disposizione dei consumatori una vista completa, dettagliata e soprattutto precisa di tutti i parametri e di tutte le azioni che determinano la qualità finale del prodotto. Ma non è solo un valore, per quanto molto importante, per il consumatore finale, è anche un valore per tutte le imprese che hanno a disposizione una conoscenza sicura, affidabile, immutabile e condivisa di tutti i passaggi e di tutti i valori che concorrono alla realizzazione del prodotto finale. Si tratta di un asset che permette alle imprese di sviluppare e attuare processi di miglioramento continuo, di individuare e nel caso ridurre al massimo, i rischi legati a errori o incidenti che possono compromettere o abbassare la qualità dei prodotti.