I temi della sicurezza in generale e ancor più della sicurezza alimentare sono importantissimi ad ogni angolo del mondo, ma lo sono in modo particolare nel nostro Paese.
La vocazione agroalimentare della nostra economia e nello stesso tempo il posizionamento consolidato da tempo sulla fascia alta dei prodotti agroalimentari di eccellenza fanno del Made in Italy un “brand” che non solo ispira fiducia in termini di qualità dei prodotti, di originalità ed esclusività sul gusto e sulla qualità, ma pone al livello più alto le aspettative in termini di sicurezza dei prodotti e di tutto ciò che accompagna il prodotto nel suo ciclo di vita a partire ad esempio dal packaging.
Non solo, nel corso del 2020 e proprio nel pieno della pandemia da Covid-19 è fortemente cresciuta presso i consumatori l’esigenza di contare su prodotti alimentari sostenibili e “a basso impatto” ambientale come testimoniato nella ricerca di GFK: Sostenibilità, un must per un terzo delle famiglie italiane.
La sicurezza alimentare è sempre più un tema che va di pari passo con la sostenibilità dei prodotti stessi e delle imprese. Ma la necessità per i consumatori di portare in tavola prodotti con un più elevato livello di garanzia per salute e qualità è un tema per il quale non sono “ammessi sconti” o deroghe.
Cibo sicuro: cresce l’attenzione per i prodotti che si portano in tavola
La sicurezza alimentare viene declinata in due grandi macroaree: la food security in cui si concentra l’attenzione alla quantità del cibo, affinché sia sufficiente per ogni abitante del Pianeta e la food safety che riguarda la salubrità del cibo e dune alimenti privi di contaminanti di qualunque natura.
E difatti, proprio in ambito di food safety, il 60% delle persone in tutto il mondo è preoccupato per il cibo che mangia, il 51% per la sicurezza dell’acqua che beve.
Il 17% (un miliardo di persone in tutto il mondo) ha subito danni significativi a causa del cibo ingerito e quasi il 14% (823 milioni di persone) è stato gravemente danneggiato dall’acqua che ha bevuto.
Questi dati, da soli, sono sufficienti per comprendere quanto sia urgente e importante focalizzare l’attenzione e l’innovazione sulla sicurezza alimentare.
La prima prospettiva per guardare al tema della sicurezza alimentare è quella geografica: i maggiori livelli di danno da cibo si verificano in Africa orientale e in Medio Oriente (con il 29% e il 27% di incidenza). Il Regno Unito per portare lo sguardo sui dati relativi a un paese del vecchio Continente si colloca al 126° posto su 142 per il riscontro di esperienze di gravi “harm from eating food“, mentre si colloca tra i primi 20 paesi al mondo per la sicurezza alimentare.
Il risk management agroalimentare visto dal World Risk Poll della Lloyd’s Register Foundation
Sono queste le evidenze sullo stato globale della sicurezza alimentare e idrica fornite dal World Risk Poll della Lloyd’s Register Foundation condotto dalla società americana di analisi e consulenza Gallup con oltre 150.000 interviste in 142 paesi.
Il World Risk Poll intende individuare il modo in cui le persone di tutto il mondo percepiscono e sperimentano i maggiori rischi affrontati a livello globale (come sicurezza alimentare, molestie sul posto di lavoro, sicurezza online e cambiamenti climatici), per costruire un mondo più sicuro fatto di persone più consapevoli dei rischi che corrono e soprattutto in grado di evitarli.
Il focus in questo caso è sulla componente della ricerca dedicata all’agroalimentare e in questo senso “il World Risk Poll offre la visione globale degli atteggiamenti e della consapevolezza delle persone sui rischi posti da alimenti e bevande inadatti. Le persone considerano i rischi legati alla sicurezza alimentare, si preoccupano e pongono attenzione ad aspetti che un tempo non erano importanti, mentre si possono mettere a punto interventi riconoscibili e pratici in modo che le persone possano agire nel loro stesso interesse e mantenersi in salute e sicurezza”, afferma Markus Lipp, dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura.
Food safety: dati contrastanti in funzione dello sviluppo economico
Le “malattie legate al cibo” non sono ripartite equamente in tutto il mondo e sono fenomeni fortemente correlati ai livelli di sviluppo economico, con i paesi a basso e medio reddito colpiti in modo sproporzionato.
I maggiori livelli di danno causato dal cibo si verificano in Africa orientale e Medio Oriente: i territori più colpiti sono quelli dei paesi in via di sviluppo con ai primi tre posti Liberia (52%), Zambia (51%) e Mozambico (45%). Non si può non notare nello stesso tempo che in queste regioni i livelli di preoccupazione per il cibo sono inferiori ai livelli di danno subiti.
Alimenti geneticamente modificati e sicurezza alimentare
Un aspetto delicatissimo riguarda poi l’atteggiamento verso i prodotti geneticamente modificati. Questi prodotti sono considerati “ad alto rischio” nei paesi a più alto reddito con il 48% delle persone in tutto il mondo che si aspetta conseguenze dannose nei prossimi vent’anni. Al contrario, nei paesi a basso reddito, il 42% delle persone pensa che gli alimenti geneticamente modificati aiuteranno le persone nei prossimi vent’anni.
Importante è modulare i discorsi di sostenibilità in base al pubblico di riferimento
Un dato che sconcerta riguarda il fatto che solo il 15% della popolazione mondiale si fida delle organizzazioni governative nei loro paesi come fonte primaria di informazioni sulla sicurezza di alimenti e acqua, preferendo fidarsi delle informazioni fornite da familiari e amici (31%) e da professionisti medici (22%). Questo modello è lo stesso per le persone che hanno subito danni e coloro che invece non ne hanno sperimentato gli effetti.
Secondo la dott.ssa Sarah Cumbers, direttrice di Evidence and Insight, Lloyd’s Register Foundation “Le autorità per la sicurezza alimentare devono considerare attentamente i canali che utilizzano per diffondere informazioni cruciali se vogliono essere efficaci. Dovrebbero cercare modi per costruire la fiducia tra le persone più minacciate da cibo e acqua non sicuri, adattando i loro messaggi e le vie di comunicazione alle persone vulnerabili in base ai diversi tipi di pubblico che stanno affrontando.”
Nell’Africa australe, in America Latina e nei Caraibi, i livelli di danno subiti dal cibo sono elevati (26% e 22%), ma i livelli di preoccupazione sono molto più elevati (43% e 33%). Lo stesso modello si ripete per l’esperienza di danno e preoccupazione per l’acqua. Ciò suggerisce che la comunicazione sui rischi alimentari e idrici dovrebbe essere molto specifica per consentire alle persone di agire per mettersi al sicuro. Molti dei paesi con i più alti livelli di preoccupazione per il cibo e l’acqua sono economie a basso reddito e quelli che hanno eventi meteorologici gravi. La più alta consapevolezza del rischio legato al cibo e all’acqua è in Malawi, seguita da un certo numero di paesi dell’Africa subsahariana.
Immagine fornita da Shutterstock.