L’allarme – o sarebbe più corretto dire la preoccupazione – era scoppiato nei primi giorni della settimana, quando l’Italia cominciava a fare i conti con l’arrivo di COVID-19 nel Paese.
Assolombarda e Confagri denunciavano infatti il blocco di un lotto di Grana Padano alla frontiera greca per timori di contaminazioni da coronavirus: una situazione che richiamava immediatamente l’attenzione del Ministero delle Politiche Agricole (Mipaaf) e del ministro Teresa Bellanova e che arrivava alle ambasciate di Roma e Atene.
Questo, nonostante da giorni lo stesso sito dell’Unione Europea avesse scritto in modo davvero non equivocabile: “There has been no report of transmission of COVID-19 via food”. Ovvero, non vi è alcuna evidenza di trasmissione di COVID-19 tramite alimenti.
Nel giro di poco tempo appariva evidente che l’iniziativa fosse un caso isolato, che non fosse ascrivibile alle autorità elleniche – che non avevano emesso alcuna direttiva in merito – e che di fatto il “ban” del Grana Padano fosse responsabilità di un singolo importatore, il quale avrebbe chiesto, per far entrare il prodotto italiano in Grecia, una sorta di “bollino virus-free” che ne certificasse la salubrità. Richiesta alla quale l’azienda produttrice, facente parte del Consorzio Grana Padano, aveva risposto con una autocertificazione di poche righe.
Il problema si sarebbe così risolto.
Fermezza contro le speculazioni, il ruolo della tracciabilità e della sicurezza nel Paese
Nondimeno la questione è servita per tenere alta l’attenzione su almeno un paio di punti.
Il primo, messo in evidenza dal ministro Bellanova il 25 febbraio, riguarda le possibili manovre speculative da parte di altri Paesi, mentre il secondo, come si evince dalle note rilasciate sia da Confagricoltura, sia dal Consorzio Grana Padano, riguarda l’importanza che tutto il tema della tracciabilità alimentare e dei consorzi hanno nel nostro Paese, tanto da rappresentare un punto di forza del nostro settore agroalimentare.
Bollino coronavirus-free, la posizione del Ministro
Così, sul sito del ministero si legge di “alcune catene della grande distribuzione europea che, strumentalmente, chiedono garanzie sulla sicurezza degli alimenti provenienti dall’Italia per cui, a partire dall’emergenza, molti prodotti made in Italy agroalimentare sono bloccati mentre si registrano nel contempo anche speculazioni sui prezzi dei generi alimentari e delle materie prime”.
Per questo, sempre dal ministro, in accordo con gli assessori regionali all’Agricoltura, arriva la richiesta al Presidente del Consiglio Conte e al ministro per la Salute Speranza “di sensibilizzare specificamente la Commissione Europea alla Salute sollecitando un intervento per affermare che non sono legittime e tollerabili richieste di certificazione aggiuntive per i prodotti italiani, poiché non sussistono rischi di trasmissione del virus attraverso gli alimenti e gli imballaggi“.
La posizione di Confagricoltura
A sua volta, in una nota del 28 febbraio, Confagricoltura, per voce del suo presidente Massimiliano Giansanti, sottolinea come sia chiaro, anche ai concorrenti esteri, che COVID-19 non abbia alcuna relazione con la salubrità e la qualità degli alimenti, aggiungendo per di più:”Si sa altrettanto bene che il Made in Italy agroalimentare è sottoposto a severe norme produttive e altrettanti controlli. Si sta facendo sciacallaggio, cercando di azzoppare un settore fondamentale per l’economia e ambasciatore dell’Italia nel mondo”.
La posizione del Consorzio: il bollino coronavirus free non serve
Non mancano, infine, i commenti dei diretti interessati e in particolare le parole di Stefano Berni, Direttore Generale del Consorzio Grana Padano: “titoli allarmistici sul blocco del Grana Padano da parte della Grecia,[…] ci stanno mettendo in grande difficoltà, peraltro in modo del tutto immotivato. Il Grana Padano posto al consumo oggi – prosegue Berni – è senza problemi: è stato prodotto oltre 10 mesi fa quando “Covid-19” ancora non esisteva e quello prodotto oggi si consumerà non prima del prossimo dicembre. Inoltre le condizioni biologiche di stagionatura del Grana Padano, come di ogni altro prodotto stagionato, inattivano ogni tipo di virus, quindi anche questo, che comunque si trasmette esclusivamente da uomo a uomo e non con contatti di altro tipo, come ha sottolineato in una nota l’Efsa, l’Autorità Europea per la Sicurezza alimentare, organismo di quell’Unione Europea di cui fa parte anche la stessa Grecia”.
Credit immagine: Consorzio Grana Padano