Piccoli, ma comunque significativi. O comunque promettenti.
Così potremmo definire i numeri relativi agli investimenti registrati lo scorso anno in Italia nel settore dell’innovazione alimentare.
È la prima considerazione che emerge analizzando il report sul tema, scaricabile a questo link, pubblicato dalla società di consulenza per l’agroalimentare TheFoodCons e realizzato con il supporto e la collaborazione dell’associazione Agrifood-Tech Italia, delle startup xFarm Technologies, 3Bee e Elaisian, delle società di consulenza Forward Fooding, specializzata in foodtech, Over Ventures, specializzata in crowdfunding ed Edible Planet Ventures.
156 milioni investiti in 54 operazioni
I numeri, che andremo tra poco ad analizzare, mostrano un totale investito pari a 156,155 milioni di euro, per 54 operazioni, che, come scrive il fondatore di TheFoodCons Antonio Iannone nella premessa del report, rappresenta di fatto solo lo 0,30% degli investimenti globali nel settore, che si avvicinano ai 52 miliardi di dollari.
Peanuts, noccioline. “Ma le noccioline potrebbero avere anche un significato più profondo. Soprattutto in Italia, dove hanno considerato lo spuntino simbolo dell’aperitivo, […]il preludio ad un ottimo pasto. […] Perché non considerare questo esiguo totale di investimenti solo come un’anteprima di qualcosa di grande, che vedremo negli anni a venire?”, leggiamo nella premessa.
Sei categorie: dominano Digital Food e Agritech
L’analisi ha preso in esame sei categorie e sottocategorie di imprese, valutando per ciascuna l’ammontare degli investimenti attratti e la percentuale sul totale.
Così, appare subito evidente come le startup del Digital Food, area nella quale rientrano di fatto i nuovi modelli di consumo e dunque E-Grocery, D2C – Dal produttore al consumatore, Delivery e Marketplace, abbia attratto quasi 65 milioni di investimenti, pari al 41,6% del totale.
È uno dei settori, si legge nel report, nei quali l’Italia può dire la sua sulla scena globale.
È un ambito nel quale giocano la loro partita sia un protagonista del settore E-Grocery come Everli, uno dei primi player del D2C come Cortilia, ma anche diverse startup come Cosaporto o Babaco, e che dunque, per la sua vitalità lascia presagire un futuro in crescita costante.
Seguono, di stretta misura, le realtà dell’Agritech, ovvero le realtà che si occupano di ciò che tendiamo a definire agricoltura del futuro e dunque Indoor farming, Farm management, Novel farming, attraggono 60,79 milioni di investimenti, pari al 38,9% del totale.
Qui si sono registrati il più “consistente” Round A Europeo, con Planet Farms, uno dei round più importanti nel “farm management”, con xFarm e una crescita davvero importante per la startup leader nella salvaguardia delle api, 3Bee. Il report sottolinea come sia importante non perdere di vista anche le startup attive nell’allevamento degli insetti, come Bef, Nutrinsect e Alia.
La terza posizione del podio, ben distanziata dalle prime due, è appannaggio dell’ambito Restaurant-Tech, ovvero le tecnologie per l’horeca, che raccolgono investimenti per 18,3 milioni, pari all’11,3% del totale, con due protagonisti di “peso” come Deliveristo e Soul-K.
Più marginali, evidentemente le aree degli Innovative Food, con poco più di 4 milioni di investimenti, pari al 2,7% del totale, del Food Retail (5 milioni, 3,2%) e dei Miscellaneous, nei quali rientrano sia i progetti legati al packaging, al Vending, e alla Circular Economy, sia il grande mondo del Pet Food: qui gli investimenti si aggirano sui 2,7 milioni di euro, meno del 2 per cento del totale.
In particolare per quanto riguarda gli Innovative Food, si sottolinea come il paragone con la scena internazionale sia impietosa per il nostro Paese. L’unica buona notizia è che ci sono ampi margini di miglioramento.
L’accelerazione possibile dell’Italia
E poi ci sono una serie di considerazioni di contorno dalle quale non ci si può esimere.
Così, ancora Antonio Iannone sottolinea come se da un lato gli investimenti italiani rispecchiano le tendenze in atto a livello internazionale, dall’altro non si può fare a meno di rimarcare la scarsa attitudine al rischio e l’assenza di fiducia tipici del nostro Paese, che si conferma per altro nel forte sbilanciamento degli investimenti in startup late stage rispetto a progetti early stage.
Di un ritardo tutto italiano parlano anche gli altri partner dello studio, come Peter Kruger, presidente di Agrifood-Tech Italia, che sottolinea come dato positivo la presenza di ampi spazi di miglioramento, pur richiamando l’urgenza dell’agire concretamente, o come Sharon Cittone, fondatrice e CEO di Edible Planet Ventures, che a sua volta evidenzia la necessità di rischiare, investire e aiutare a far crescere le giovani startup, favorendo un approccio più agile e collaborativo, per “fare sistema per creare un ecosistema forte e resiliente. In tale contesto certamente non aiutano le politiche e i gruppi d’interesse che, anziché abbracciare il progresso e vederlo come un’opportunità di crescita, sembrano temerlo. L’Italia, da sempre regina del food, rischia di perdere la partita pur avendo le carte in regola per vincerla”.