INIZIATIVA

Qual è l’impatto ambientale di un litro di latte? Arborea accelera sulla sostenibilità



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La cooperativa sarda avvia una collaborazione con il Dipartimento di Agraria dell’Università di Sassari. Il presidente e AD Remigio Sequi: “Gli studi e le certificazioni come il Life Cycle Assessment rappresentano uno strumento fondamentale per il nostro percorso in ambito ESG”

Pubblicato il 12 nov 2024



Latte Arborea Società Benefit

Certificare un modello di valutazione dei propri impatti ambientali attraverso l’analisi del ciclo di vita del latte crudo prodotto delle aziende agricole socie, che insieme rappresentano il primo distretto agroalimentare della Sardegna. E’ questo il nuovo passo verso la sostenibilità compiuto da Latte Arborea Società Benefit, cooperativa sarda composta da 158 aziende agricole socie, già in campo con una serie di iniziative come l’introduzione di nuovi packaging per evitare l’uso eccessivo di plastica o il costante miglioramento del parco fotovoltaico dello stabilimento e delle aziende agricole socie.   

Il carbon footprint di un litro di latte

L’analisi, conforme agli standard Uni En Iso 14040 – 14044, è stata realizzata in collaborazione con il Dipartimento di Agraria dell’Università di Sassari e si basa sulla metodologia Life Cycle Assessment (Lca).

Per realizzarla sono state coinvolte 52 aziende socie rappresentative del 54% del latte raccolto in un anno. Il risultato è stato che il carbon footprint per ogni litro di latte è pari a 1,22 kg di CO2eq, valori in linea con altri risultati di studi condotti da enti di ricerca nazionali e internazionali.

Il legame tra sostenibilità e produttività

Oltre a dare un’idea puntuale delle performance ambientali di una stalla e dell’intera filiera, il valore ottenuto è un indicatore indiretto anche di un aspetto economico: confrontando infatti la Carbon Footprint con l’Income Over Feed Cost, cioè i ricavi al netto dei costi alimentari, parametro comunemente utilizzato per misurare il margine di profitto aziendale, emerge che le realtà operanti nella filiera del latte che ottengono un indice Iofc elevato sono quelle con un più basso impatto ambientale in termini di Carbon Footprint.

L’importanza del life cycle assessment

“Oggi una delle necessità principali degli allevatori è aumentare la produzione di latte per singolo capo, migliorando l’efficienza produttiva, distribuendo i costi di mantenimento, riducendo l’impatto ambientale e garantendo il benessere animale – spiega Remigio Sequi, presidente e amministratore delegato della cooperativa assegnatari associati Arborea – Gli studi e le certificazioni come l’Lca rappresentano uno strumento fondamentale per il nostro percorso di sostenibilità, con un duplice obiettivo”.

Le sfide di sostenibilità per il lattiero-caseario

“Da un lato – prosegue Sequi – ci permettono di comprendere con maggiore precisione l’impatto ambientale delle nostre filiere, dall’altro, forniscono un’opportunità di confronto economico tra allevamenti diversi, stimolando un miglioramento continuo nella gestione. Questo approccio ci consente di fissare al meglio gli obiettivi futuri, non solo a beneficio delle singole aziende agricole, ma dell’intero distretto. Come tanti altri, il settore lattiero caseario deve continuare a investire nei processi di misurazione e riduzione delle emissioni, mentre le organizzazioni devono adottare gli strumenti più idonei per ottenere misurazioni delle emissioni accurate, complete e costanti nel tempo”.

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