PNRR ed economia circolare, cosa prevede il recovery plan

A trattare di sostenibilità e di economia circolare è essenzialmente la missione 2 del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. La Componente 1, Misura 1, mette a disposizione 2,1 miliardi per migliorare la capacità di gestione efficiente e sostenibile dei rifiuti e il paradigma della circular economy

Pubblicato il 03 Mar 2022

economia-circolare

La via per la decarbonizzazione dell’Italia e per l’adozione nel Paese di un numero crescente di soluzioni di economia circolare è ancora lunga e accidentata, ma PNRR ed economia circolare possono andare di pari passo verso questa direzione. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza può infatti essere uno strumento fondamentale per accelerare con decisione in questo percorso, ponendo le basi per un futuro all’insegna della crescita sostenibile. Perché sia possibile, ovviamente, è necessario mettere nel mirino i Sustainable Development Goals (SDGs) delle Nazioni Unite, gli obiettivi dell’Accordo di Parigi e quelli dell’European Green Deal, con i loro obiettivi fissati al 2030 e al 2050.

Cosa prevede il PNRR per l’economia circolare 

A trattare di sostenibilità e di economia circolare è essenzialmente la missione 2 del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, quella incentrata su “Rivoluzione Verde e Transizione ecologica”, che ha l’obiettivo di colmare le lacune strutturali che ostacolano il raggiungimento di un nuovo e migliore equilibrio fra natura, sistemi alimentari, biodiversità e circolarità delle risorse, in linea con gli obiettivi del Piano d’azione per l’Economia Circolare varato dall’UE.

All’interno di questo capitolo è più nello specifico dedicata all’economia circolare la Componente 1, Misura 1, che mette a disposizione 2,1 miliardi di euro per migliorare la capacità di gestione efficiente e sostenibile dei rifiuti e il paradigma dell’economia circolare. I finanziamenti dovranno, in altre parole, servire a rafforzare le infrastrutture per la raccolta differenziata, ammodernando o sviluppando nuovi impianti di trattamento, colmando il divario tra il Nord e il Sud del Paese e realizzando “progetti flagship” che siano innovativi per le filiere strategiche.

PNRR ed economia circolare, le risorse dell’investimento 1.1

Quanto alla realizzazione di nuovi impianti e all’ammodernamento di quelli esistenti, l’investimento mira a “ridurre l’obsolescenza degli attuali sistemi di gestione dei rifiuti attraverso il miglioramento e la meccanizzazione della rete di raccolta differenziata e la creazione di strutture di trattamento più efficienti, anche al fine di ridurre il numero di procedure di infrazione UE e le disparità regionali”.

I destinatari dell’Investimento sono gli “Egato operativi”, quindi gli Enti di Governo o altri organismi che svolgono, o in assenza di questi soggetti i Comuni singoli o associati. Verranno finanziati gli interventi volti al miglioramento e alla meccanizzazione, anche digitale, della rete di raccolta differenziata dei rifiuti urbani.

In generale, l’Investimento sostiene interventi per il potenziamento e la digitalizzazione della raccolta differenziata, nonché la costruzione di nuovi impianti di trattamento e riciclaggio e il miglioramento tecnico di quelli esistenti, ad esclusione di discariche, impianti ti trattamento meccanico biologico, inceneritori o dell’acquisto di veicoli per la raccolta dei rifiuti.

Si tratta di contributi a fondo perduto fino al 100% dei costi ammissibili, che per il 60% sono destinati alle Regioni del Centro-Sud, con un finanziamento massimo erogabile di 1 milione di euro per la linea d’intervento A (Miglioramento e meccanizzazione della rete di raccolta differenziata dei rifiuti urbani, con 6 milioni di euro a disposizione), di 4 milioni di euro per la linea d’intervento B (45 milioni per l’ammodernamento – anche con ampliamento di impianti esistenti – e realizzazione di nuovi impianti di trattamento/riciclo dei rifiuti urbani provenienti da raccolta differenziata) e di 1 milioni di euro per la linea d’intervento C (450 milioni di euro per l’ammodernamento -anche con ampliamento di impianti esistenti – e realizzazione di nuovi impianti innovativi di trattamento/riciclaggio per lo smaltimento di materiali assorbenti ad uso personale, i fanghi di acque reflue, i rifiuti di pelletteria e i rifiuti tessili).

Le risorse dell’investimento 1.2

Parliamo in questo caso dei “Progetti faro” per l’economia circolare, dal contenuto altamente innovativo per il trattamento e il riciclo dei rifiuti provenienti dalle filiere strategiche individuate nel Piano d’Azione per l’Economia Circolare varato dall’UE: i rifiuti elettrici ed elettronici (Raee), inclusi pannelli fotovoltaici e pale eoliche, carta e cartone, plastiche, tessili.

I destinatari dell’investimento, che prevede che il 60% delle risorse complessive sia destinato alle Regioni del Centro-Sud, sono sia le imprese che esercitano in via prevalente un’attività industriale diretta alla produzione di beni o di servizi o un’attività di trasporto, sia le imprese che svolgono attività ausiliarie in favore delle prime. E’ possibile richiedere i finanziamenti in forma autonoma o attraverso l’adesione a una rete di imprese o altre forme contrattuali di collaborazione.

L’investimento, spiega il ministero per la transizione ecologica, sostiene interventi per il miglioramento dei sistemi di raccolta differenziata e degli impianti di trattamento e di riciclo di specifici materiali, mentre anche in questo caso non sono finanziabili proposte riguardanti discariche, impianti di trattamento meccanico biologico o simili e inceneritori.

I contributi previsti dall’investimento 1.2 sono a fondo perduto e possono coprire al massimo il 35% dei costi ammissibili. Anche se il contributo massimo erogabile può essere aumentato del 20% per le piccole imprese, del 10% per le medie imprese, del 15% o del 5% per interventi realizzati in alcune zone assistite specifiche. Il cronoprogramma degli interventi, sia di spesa sia procedurale, deve prevedere l’affidamento dei lavori ai soggetti realizzatori entro il 31 dicembre 2023, e il completamento degli interventi entro il 30 giugno 2026.

L’ammontare complessivo di questo investimento del PNRR per l’economia circolare  è di 600 milioni di euro, ripartiti in quattro linee di intervento.

La linea di intervento A riguarda l’ “Ammodernamento (anche con ampliamento degli impianti esistenti) e realizzazione di nuovi impianti per il miglioramento della raccolta, della logistica e del riciclo dei rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche c.d. RAEE comprese pale di turbine eoliche e pannelli fotovoltaici”, e mette a disposizione 15 milioni.

La linea di intervento B è sull’ “Ammodernamento (anche con ampliamento di impianti esistenti) e realizzazione di nuovi impianti per il miglioramento della raccolta, della logistica e del riciclo dei rifiuti in carta e cartone”, e mette a disposizione 150 milioni di euro.

Quanto alla linea d’intervento C, è quella che stanzia 150 milioni per la “realizzazione di nuovi impianti per il riciclo dei rifiuti plastici (attraverso riciclo meccanico, chimico, Plastic Hubs) compresi i rifiuti di plastica c.d. Marine litter”.

Infine, la linea di intervento D è quella sull’ “Infrastrutturazione della raccolta delle frazioni di tessili pre-consumo e post-consumo, ammodernamento dell’impiantistica e realizzazione di nuovi impianti di riciclo delle frazioni tessili in ottica sistemica c.d. Textile Hubs”: anche in questo caso l’investimento è di 15 milioni di euro.

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