Viticoltura sostenibile

La grande sfida dei “vitigni resistenti” per la sostenibilità dell’agricoltura 

Conclusa la manifestazione di cui si è fatta promotrice la Fondazione Edmund Mach per far conoscere e valorizzare i vitigni resistenti. Un progetto concreto, tangibile, da perseguire, anche se non potranno costituire l’unica soluzione ai problemi che affliggono la viticoltura

Pubblicato il 06 Dic 2022

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Si è conclusa con successo la seconda edizione della rassegna nazionale dei vini PIWl (acronimo della parola tedesca Pilzwiderstandsfähig che significa “viti resistenti ai funghi“) organizzata dalla Fondazione Edmund Mach per valorizzare e promuovere i vitigni “sostenibili”, nati per offrire resistenza (o meglio tolleranza) alle principali malattie della vite: oidio e peronospora.

Alla presenza di illustri esperti di rilievo internazionale sul tema del miglioramento genetico e della viticoltura sostenibile, si è svolta la cerimonia di premiazione delle cantine vincitrici. L’evento, supportato dal Consorzio Innovazione Vite e dall’associazione PIWI international, ha visto partecipare 44 cantine italiane. Gli 82 vini in gara, suddivisi in sei categorie (rossi, bianchi, orange, frizzanti, charmat, metodo classico) sono stati valutati da una commissione composta da 30 qualificati esperti e supportata dagli studenti del corso enotecnico.

Vitigni PIWI in Italia e l’impegno della Fondazione Edmund Mach

Con il regolamento pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 6 dicembre 2021, l’Unione Europea ha dato il suo via libera all’inserimento dei vitigni resistenti alle malattie fungine o PIWI nei vini a Denominazione di Origine. Il Registro Nazionale delle Varietà di Vino comprende ad oggi 36 varietà PIWI e la superficie coltivata con queste varietà supera alcune centinaia di ettari. Ad oggi la coltivazione delle varietà risulta autorizzata in Trentino Alto Adige, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Abruzzo, Emilia Romagna e Marche, ed è in via di autorizzazione in altre regioni.

La Fondazione Edmund Mach ha da sempre a cuore la ricerca dell’innovazione come strumento da fornire agli agricoltori per affrontare nuove sfide. Oggi la sfida più grande che l’agricoltura deve affrontare è la necessità di rendere sostenibile le coltivazioni da un punto di vista economico, sociale ed ambientale. A tale sfida la FEM sta rispondendo con diversi strumenti, uno dei quali è il miglioramento genetico delle principali coltivazioni presenti nel Trentino: vite, melo e piccoli frutti.

Con questo evento, la FEM intende valorizzare anche l’attività di ricerca e sperimentazione sulle varietà tolleranti che ha portato ad iscrivere del Registro nazionale delle varietà di vite quattro nuove selezioni provenienti dall’attività di miglioramento genetico,  grazie alla collaborazione del consorzio CIVIT: Termantis, Nermantis, Charvir e Valnosia. Di recente tramite il progetto VEVIR queste varietà sono risultate ottimali per la coltivazione in Trentino accanto a Solaris, Souvignier gris, Bronner, Palma, Johanniter e Pinot Regina.

Sensibilizzare l’opinione pubblica ai vitigni resistenti

“Questa manifestazione di cui si è fatta promotrice la Fondazione Mach intende far conoscere e valorizzare i vitigni resistenti, che rappresentano un progetto concreto, tangibile, da perseguire, anche se non potranno costituire l’unica soluzione ai problemi che affliggono la viticoltura” ha affermato in apertura il presidente FEM, Mirco Maria Franco Cattani, portando il saluto dell’assessore provinciale all’agricoltura, Giulia Zanotelli e sottolineando l’importanza di questo evento giunto alla sua seconda edizione e ormai consolidato nel ricco calendario delle iniziative della Fondazione.

Alexander Morandel presidente di PIWI international ha evidenziato che il tema dei vitigni resistenti “sta diventando una iniziativa europea, globale”. Su questa linea di pensiero anche Enrico Giovannini, presidente di CIVIT, il Consorzio Innovazione Vite. “In questi ultimi dieci anni – ha detto – il vento è cambiato: riceviamo  richieste da tutta Italia per testare queste nuove varietà e colpisce tutti il livello qualitativo raggiunto”.

Liberare l’Italia dallo stallo normativo

Il professor Mario Pezzotti, dirigente del Centro Ricerca e Innovazione, ha moderato il seminario, lanciando un nuovo, ulteriore, appello alla politica nazionale affinché dia corso alle scelte che liberino l’Italia dallo stallo in cui è relegato l’utilizzo dell’innovazione genetica in viticoltura, riferendosi sia all’inserimento nel Testo unico del vino della possibilità di coltivazione nelle doc dei vitigni resistenti ottenuti mediante incrocio con viti selvatiche, sia della possibilità di valutare in pieno campo i prototipi di varietà già coltivate, migliorate mediante cisgenesi o genome editing (New Genomic Techniques – NGT, o Tecnologie di Evoluzione Assistita – TEA, in italiano).

Il seminario, al termine del quale si è svolta la cerimonia di premiazione,  ha visto gli interventi di autorevoli ricercatori tedeschi e francesi che hanno illustrato i progetti di introduzione delle loro denominazioni: il prof Ulrich Fischer del Weincampus di Neustadt e la prof. Geraldine Uriel del Comitato interprofessionale del vino di Champagne. Il dott. Gabriele Di Gaspero dell’Istituto di Genomica Applicata di Udine ha parlato di miglioramento genetico per le resistenze della vite.

Vitigni resistenti: l’innovazione genetica favorisce il Green Deal

Ulrich Fischer ha ricordato come gli obiettivi europei del Green Deal siano favoriti dall’adozione di varietà resistenti, pur esistendo ancora oggi delle resistenze alla loro adozione, dovute alla mancata conoscenza da parte del mercato. Ha illustrato i risultati di diverse prove eseguite presso il suo istituto dove test di confronto con le rispettive varietà di riferimento  hanno dato risultati lusinghieri per alcuni vitigni PIWI.

La prof. Geraldine Uriel ha parlato del Comitato interprofessionale del vino di Champagne, della ricerca condotta e di come le nuove varietà resistenti sono state integrate nello Champagne, che nel 2014 è stato uno dei primi territori a investire in un ambizioso programma di innovazione con l’obiettivo di selezionare, entro il 2030, varietà che siano durevolmente resistenti all’oidio e alla peronospora e che preservino la tipicità dei vini di Champagne.

L’innovazione genetica e l’agricoltura di precisione sono al centro di una rivoluzione in agricoltura – ha evidenziato il dott. Di Gaspero – sottolineando le potenzialità delle Tecnologie di evoluzione assistita e al tempo stesso l’esigenza di far cambiare la percezione dell’opinione pubblica verso l’innovazione genetica in agricoltura: una soluzione che  diventerà necessaria per raggiungere l’obiettivo di incrementare in modo sostanziale la sostenibilità nei vigneti.

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