Analisi

La Food Responsibility per la sostenibilità e per la protezione del suolo

Ogni 5 secondi una “fetta” di terra grande come un campo da calcio perde la sua vitalità a causa dell’erosione. I dati dell’“European Food Responsibility Study” di IBM e Morning Consult ci aiutano a capire come evolve il rapporto tra consumatori e cibo e capire il livello di sensibilità di cittadini e consumatori

Pubblicato il 02 Gen 2020

Installazione “Proteggi il suolo. Proteggi la pasta” simbolo dell'omonima campagna avviata da IBM.

Che cos’è la Food Responsibility è perché è così importante

In questi ultimi anni, tante trasmissioni televisive ci hanno abituato ad avere un rapporto più coinvolgente con il cibo. La cucina intesa come abilità nella preparazione di piatti speciali è diventata una moda che coinvolge il grande pubblico senza differenze di età e in ogni parte del paese. Il cibo è, più che nel passato, un emblema sia del Made in Italy in generale sia di un più generico ma importante “Made in local“. L’orgoglio e l’identità di un territorio si esprime e si comunica anche attraverso i valori della cucina. Valori che sempre più frequentemente si concretizzano anche in nuove forme di business, ovvero in nuove forme di valorizzazione della capacità produttiva di un’area, di un territorio, di una comunità.

Ma sempre in quest’ultimo periodo è cresciuta anche la sensibilità e l’attenzione su quanto sia fragile l’ecosistema di produzione e di consumo sul quale si appoggia la nostra società. Appare evidente che la contemporanea crescita della popolazione e dei consumi pro capite ci sta conducendo verso uno scenario che non è più sostenibile. E’ evidentemente sempre più necessario avere un rapporto più consapevole e responsabile verso il ruolo del cibo nell’evoluzione della nostra cultura e della nostra società. E’ cioè fondamentale avere ben chiaro che le nostre scelte in merito al cibo che portiamo in tavola sono scelte che impattano in modo più o meno rilevante sull’ambiente.

Quale che sia il punto di relazione con il cibo: produttori, trasformatori, distributori, consumatori in ogni caso è fondamentale assumere un atteggiamento più responsabile per indirizzare produzione, distribuzione e consumo verso logiche di sostenibilità. Sempre e comunque nel rispetto di logiche di business che si stanno già muovendo nella direzione di far leva sulla necessità di avere un rapporto più responsabile con le risorse.

Food Responsibility per Produttori, Distributori, Consumatori

Food Responsibility – Produttori

Per i produttori il tema Food Responsibility significa assumere atteggiamenti, pratiche, metodiche produttive che permettano di ridurre il consumo di risorse e di garantire a tutta la filiera quei dati e quelle informazioni che permettano poi a distributori e consumatori di scegliere in modo consapevole. La priorità assoluta per tutta la produzione, dalle imprese agricole alle imprese che si occupano della trasformazione è la riduzione degli sprechi. L’obiettivo da raggiungere con la massima urgenza è dare vita a modelli che permettano di tendere allo Zero Food Waste.

Food Responsibility – Distributori

Per il mondo della distribuzione sarà necessario favorire una gestione dei consumi che aiuti a sua volta a ridurre il consumo di risorse e anche per tutta la supply chain sarà fondamentale tendere allo Zero Food Waste con un grandissimo sforzo per coinvolgere tutti gli attori, anche quelli di minori dimensioni, in questo processo fondamentale. Altro ruolo fondamentale per il mondo della distribuzione è quello della gestione dei dati e delle informazioni. Questo componente della filiera è strategico per stimolare e sostenere lo sviluppo di una corretta conoscenza sul valore del cibo responsabile e sui suoi costi.

Food Responsibility – Consumatori

Per i Consumatori Food Responsibility vuol dire scelta sempre più consapevole, massima attenzione agli sprechi e capacità di interrogarsi sui costi corretti per certe scelte. Ci sono prodotti che arrivano sul mercato a costi che non possono non far sorgere dubbi sulle modalità con cui sono stati realizzati. Occorre aumentare la capacità di analizzare, richiedere dati e valutarli e occorre chiedere e richiedere informazioni sempre più affidabili. Food Responsibility da parte dei consumatori vuol dire aiutare, con scelte consapevoli, quei produttori che producono con responsabilità sostenendo i costi necessari per garantire non solo la qualità del prodotto, ma la qualità di tutte le scelte che hanno portato alla realizzazione di quel prodotto, come può essere ad esempio la scelta di non compromettere l’ambiente nel quale è stato coltivato o trasformato.

Tutto parte dal suolo: la Responsabilità verso il cibo è anche responsabilità nell’uso della terra

Non possiamo fare a meno del suolo. Sembra una considerazione “scontata”, ovvia, quasi banale. Eppure, silenziosamente, ogni 5 secondi uno spazio grande come un campo da calcio perde la sua vitalità a causa dell’erosione. Sempre silenziosamente e complessivamente il 33% del terreno del nostro pianeta ha subito i contraccolpi di un degrado e di uno sfruttamento che lo ha impoverito rendendolo improduttivo. Se continuiamo così, sempre silenziosamente, tra 60 anni ci troveremo senza suolo, ovvero senza un terreno adeguato per il nostro sostentamento. Il paradosso è che con i tassi di crescita attuali in termini di fabbisogno alimentare, avremmo bisogno di un trend esattamente di segno opposto, ovvero avremmo bisogno di veder crescere il suolo fertile più adatto all’agricoltura. E se pensiamo che il 95% della produzione di cibo arriva dal terreno c’è poco da scherzare. Siamo davanti a una priorità assoluta.

Cosa può fare il digitale per la gestione delle risorse e per la sostenibilità

Oltre alla domanda su cosa possiamo fare per fermare questa erosione e per invertire questa tendenza, ci dobbiamo più nello specifico domandare cosa possiamo fare per sfruttare tutta l’intelligenza che arriva dal digitale per avere maggior rispetto, maggiore attenzione per il suolo e incidere sulle cause che hanno portato a questa situazione. Il digitale dunque come vettore di conoscenza prima di tutto per costruire le soluzioni che possono permette di restituire valore al suolo sul quale costruiamo la nostra esistenza.

Su questi temi l’Internet of Things sta già dimostrando di essere uno strumento preziosissimo, pensiamo ad esempio a tutti gli ambiti del precisioni farming, dell’irrigazione di precisione, delle soluzioni che permettono di gestire con più oculatezza le nostre risorse. Accanto all’IoT poi il Cloud per rendere sempre più accessibili a tutte le imprese e a tutte le organizzazioni le soluzioni digitali per il territorio e per l’agricoltura. La Blockchain e l’Intelligenza Artificiale possono fare tantissimo prima di tutto per gestire la conoscenza del territorio e di tutte le variabili che incidono direttamente o indirettamente sul valore delle risorse.

La conoscenza come sfida primaria per la sostenibilità

La prima e più importante sfida è quella della conoscenza, di una nuova cultura del suolo che parte dal presupposto che non è una risorsa infinita, che soffre nel momento in cui viene sfruttato senza “accudirlo con attenzione” e che oltre un certo limite entra nella fase di erosione e perde le sue sostanze vitali. Un ruolo importantissimo arriva nello stesso tempo anche dalla conoscenza del nostro rapporto con il cibo, ovvero con la risorsa che più di tutte e prima di tutte una un rapporto diretto con il suolo. In questo senso si collocano i dati dell’“European Food Responsibility Study” realizzato da IBM e Morning Consult nei mercati di Italia, Spagna e UK. Una ricerca che si è posta l’obiettivo di analizzare il livello di conoscenza in materia ambientale e alimentare per capire e studiare le abitudini e la sensibilità dei consumatori.

Uno dei primi passi verso la sostenibilità: la tracciabilità

La prima parte del Food Responsibility Study è dedicato alle attitudini e alla sensibilità verso quella che abbiamo chiamato Responsabilità da e verso il cibo: Food Responsibility, ovvero verso tutto ciò che contribuisce direttamente e indirettamente alla gestione delle risorse in riferimento alla produzione e al consumo di cibo.

Focalizzando l’attenzione sull’Italia vediamo che per il 60% degli italiani è molto importante conoscere la provenienza del cibo che arriva sulla tavola, se a questi si aggiunge un 28% di connazionali che si dicono comunque attenti abbiamo un 88% di attenzione ai temi della provenienza e della tracciabilità.

Quasi il 50% degli italiani si preoccupa del fatto che il cibo acquistato provenga da attività etiche svolte con senso di responsabilità verso l’ambiente e verso le persone. Anche in questo caso la percentuale di attenzione cresce aggiungendo anche coloro (36%) che si dicono comunque attenti a questi aspetti.

Siamo disposti a pagare di più per la Food Responsibility?

Se poi si chiede se si è disponibili a pagare per questi valori purtroppo la percentuale scende in modo rilevante, ma resta comunque un dato importante: il 31% degli italiani si dice disposto a pagare “di più” per cibo che sia rispettoso di questi valori. Se a questo 32% si aggiunge un 43% che sostiene più genericamente di essere attento abbiamo comunque una quota di 75% di italiani disposti, in diversa misura, a considerare che il cibo etico e responsabile, abbia anche un prezzo maggiore e sono disposti ad affrontare questa spesa. E’ infine significativo che solo il 18% si dice sicuro di conoscere la provenienza della maggior parte del cibo che consuma.

Donne più attente alla sostenibilità

La ricerca mette in evidenza che guardando in generale a tutte le metriche adottate le donne appaiono più sensibili alla Food Responsibility di quanto non lo siano gli uomini. Alla domanda: E’ importante per me conoscere da dove arriva il cibo che porto in tavola, il 55% degli uomini è fortemente a favore mentre per le donne la percentuale è del 65%. In ogni caso siamo di fronte a una media (60%) che testimonia quanto sia importante il tema della responsabilità associata alla produzione e al consumo di cibo.

Quanto siamo disposti a pagare per un cibo più responsabile?

Lo abbiamo detto all’inizio, la responsabilità costa, soprattutto quando è necessario sostenere l’evoluzione verso uno scenario più virtuoso e quando ancora si sentono le sirene di produttori che portano sul mercato prodotti “analoghi” a costi nettamente inferiori. La ricerca European Food Responsibility Study ci dice che qualcosa sta cambiando. Il 32% degli italiani è disposto a pagare, ma non più del 5% per avere cibo più responsabile; il 36% dichiara invece la disponibilità a pagare dal 5 al 9% in più mentre un 16%  arriva a pagare dal 10 al 15% e una pattuglia del 3% dichiara di aprire il portafoglio anche per il 16-20% in più.

Quali sono i freni che rallentano la domanda di Responsibility Food

Il costo e le informazioni: sono questi i due fattori chiave che rallentano la diffusione di una maggiore consapevolezza verso la Food Responsibility. Alla domanda rivolta al campione della ricerca in merito a quali sono le ragioni che impediscono la scelta di cibo che meglio possa rispondere ai criteri di “responsabilità” verso l’ambiente e verso la gestione delle risorse, le risposte più gettonate citano il fattore costo “Too Expensive” e la mancanza di informazioni adeguate per scegliere, rispettivamente con 37 e 32% delle persone coinvolte nella ricerca. Significativo anche un 15% che dichiara di non avere il tempo per effettuare in modo più consapevole queste scelte, a testimonianza anche del fatto che ci sono ampi spazi di miglioramento in termini di comunicazione e di informazione per facilitare questo tipo di scelte.

Cosa conta di più nelle scelte del cibo: Benefici per la salute e Provenienza

Ad oggi quali sono i criteri che guidano la scelta di cibo responsabile in Italia? I benefici per la salute prima di tutto e dunque la qualità intrinseca del prodotto stesso che è considerata la ragione primaria da più del 40% del campione, senza differenze in questo caso tra uomini e donne. In secondo luogo la provenienza e dunque i temi della tracciabilità che viene “votata” dal 39% dei cittadini. Con percentuali purtroppo molto ridotte seguono la sostenibilità (7%) e l’attenzione alla riduzione degli sprechi (11%). Molto probabilmente su questi due ultimi fattori pesa anche il tema della scarsità di informazioni e la necessità di aumentare il volume di comunicazione e promozione di questi valori.

Food Innovation? Sì, ma se insiste su produzione locale e Packaging

Quale la sensibilità sull’innovazione a livello di cibo o Food Innovation? Non altissima innanzitutto e si concentra fondamentalmente su tre grandi temi:

  1. l’attenzione al locale, al cibo prodotto in una determinata zona (e dunque possiamo dedurre sulle informazioni di provenienza di quel cibo)
  2. l’attenzione al Packaging
  3. l’attenzione (ahinoi modesta) a una corretta remunerazione dei produttori.

Un 41% del campione sceglie come fattore di innovazione più interessante la valorizzazione della produzione locale, il 28% parla di attenzione al Recyclable packaging ed è un dato che va collegato con un 22% attento al Reusable/Refillable packaging e a un 21% che guarda al Compostable packaging. Il tema dell’innovazione a livello di packaging tocca la sensibilità dei consumatori. Da notare un 23% che sceglie l’innovazione  in termini di sustainable farming technology e un 14% sensibile al trattamento e a una corretta remunerazione dei produttori.

Spreco alimentare? C’è ancora molto da fare

Non si parte da zero, ma c’è ancora molto da fare per arrivare a una forte e vasta azione in grado di vincere lo spreco alimentare che come è noto ha bisogno di una ampia e robusta partecipazione da parte di tutti: consumatori, imprese, distribuzione, mondo dell’ospitalità.

Alla domanda quanto siete coinvolti e concentrati sulle tematiche dello spreco alimentare solo il 30% del campione intervistato afferma di essere molto coinvolto, un moderato coinvolgimento da parte di un 45% dei partecipanti porta l’attenzione generale al Food Waste al 75%, mentre un 23% è poco interessato o per niente interessato. Sullo spreco alimentare come su altri temi che misurano la sensibilità verso la food responsibility le donne mostrano una maggiore sensibilità. Un dato questo che dovrebbe essere preso nella giusta considerazione dal mondo del marketing proprio perché incide direttamente sulle abitudini di acquisto. In effetti la ricerca mostra che il 90% delle donne dichiara di preferire per i propri acquisti supermercati impegnati in iniziative contro lo spreco alimentare.

Tracciabilità: un valore che deve partire dalle informazioni sull’impresa agricola

Detto che la tracciabilità è chiaramente un valore fondante della Food Responsibility quanto è importante avere informazioni sulle imprese agricole che mettono in moto la supply chain, ovvero che fanno partire i processi di produzione? La risposta è Tanto! visto che l’89% dichiara che le informazioni sui produttori sono importanti.

Il valore della tracciabilità grazie alla blockchain

E arriviamo anche al ruolo della Blockchain. La ricerca domanda quanto è importante che il cibo sia tracciabile con la blockchain, ovvero che ci siano le condizioni affinché le istituzioni e le authorities dedicate al controllo della qualità del cibo possano identificare con velocità e affidabilità la provenienza del cibo in modo da poter intervenire con la massima tempestività a fronte di eventuali problemi. La tracciabilità tramite blockchain è molto importante per il 57% dei cittadini intervistati e importante per un altro 34% arrivando a una quota di attenzione del 91%.

E il suolo, chi presta attenzione ai temi dell’erosione?

Tutto parte dal suolo, lo abbiamo visto e abbiamo visto anche quante sono le minacce alla “Terra” eppure solo il 43% del campione della ricerca dichiara di essere veramente attento ai temi del soil degradation, percentuale che anche in questo caso sale all’83% comprendendo anche un interesse più “generale”. Ma non c’è da stupirsi, purtroppo si parla ancora poco di tematiche legate allo stato di salute del suolo e molto spesso si tratta di forme di sensibilizzazione che non mettono nella corretta relazione la qualità del suolo con le tematiche legate allo sfruttamento per la produzione agricola, ma enfatizzano tipicamente altri tipi di minacce.

La sostenibilità è nelle azioni di ogni giorno di tutti i cittadini

Come abbiamo visto anche la Food Responsibility passa dalla capacità di avere a disposizione conoscenza e informazioni adeguate, sempre più precise. Così come per il tema della sostenibilità si ottengono risultati concreti nel momento in cui si misura la realtà, si analizzano i progressi e gli effetti delle azioni e si lavora sulla comunicazione, creando best practices. Non serve lanciare segnali di allarme, parlare di catastrofi più o meno imminenti se non si propongono alternative, men che meno serve fra finta di niente, pensare inconsapevolmente che le risorse siano infinite e che si possa procedere come nel passato. Per inciso ci sono sempre maggiori dimostrazioni che la Responsibility applicata alla supply Chain Food fa bene anche al business, non significa rinunciare in senso assoluto, ma al contrario vuol dire utilizzare e consumare le risorse che ci possiamo permettere di utilizzare, in modo consapevole. E soprattutto vuol dire tendere all’obiettivo oggi più doveroso e responsabile, ovvero all’azzeramento degli sprechi.

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