L’agroalimentare italiano fa segnare, ancora, una bilancia commerciale in chiaroscuro: un nuovo record per le esportazioni nazionali di prodotti agroalimentari che si attestano a circa 41,8 miliardi di euro nel 2018, in aumento dell’1,2% sull’anno precedente; a fronte di importazioni agroalimentari di 44,7 miliardi di euro, in calo del -1,1% rispetto al 2017. Allo stesso tempo, si rileva un rallentamento della crescita dell’export agroalimentare nazionale: se si considerano i tassi di crescita annuali nell’ultimo decennio, la performance del 2018 è risultata la più modesta. E poi, nel medio termine, i tassi di crescita annuali degli acquisti all’estero di prodotti agroalimentari si sono ridotti costantemente, evidenziando in particolare una dinamica negativa nel 2012 e nel 2018.
E’ questo il quadro che emerge dall’analisi firmata Ismea su dati Istat. Il vino si conferma ancora una volta campione del made in Italy, con un saldo positivo di 5,8 miliardi di euro, in crescita sui 5,6 del 2017. Sul saldo negativo della bilancia commerciale dell’agroalimentare italiano, pesano soprattutto il pesce (-5,2 miliardi di euro), le colture industriali (-2,7 miliardi), le carni (-3,1), oli e grassi (-1,5) e latte e derivati (-461 milioni di euro). In positivo, invece, oltre al vino ma a distanza, gli ortaggi (+1,3 miliardi di euro), le bevande (+1,1 miliardi di euro) e la frutta (+796 milioni di euro).
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Export in aumento e import in calo: il fattore è l’industria alimentare
L’aumento dell’export di prodotti agroalimentari è da imputare all’industria alimentare che esprime l’84% dell’export agroalimentare e che ha mostrato nel 2018 un incremento annuo del 2,5%. Al contrario, il settore agricolo ha registrato una flessione dell’export (-4,9%). Al contrario, l’import di prodotti agroalimentari si è ridotto nel 2018 attestandosi a 44,7 miliardi di euro. La riduzione è da attribuire ai prodotti alimentari trasformati (-1,5%), mentre le importazioni di prodotti agricoli sono rimaste sostanzialmente stabili rispetto all’anno precedente.
Le dinamiche contrapposte delle due variabili di scambio hanno determinato un consistente miglioramento del deficit per quasi un miliardo di euro. Nel dettaglio, si è accentuato il deficit commerciale del settore agricolo che ha raggiunto nel 2018 un passivo
di poco inferiore a 7,7 miliardi di euro, in crescita di 324 milioni di euro su base annua. Il surplus dell’industria alimentare, invece, è aumentato di 1,3 miliardi di euro nei confronti del 2017.
I paesi dell’UE sono i mercati di sbocco, ridotte le spedizioni verso il Giappone ed export di tabacco e derivati dei cereali in Russia
Quelli della UE sono i principali mercati di destinazione con 27,3 miliardi di euro nel 2018 (+1,4% sul 2017) e rappresentano più del 65% del valore complessivo dei prodotti agroalimentari esportati. Tassi di crescita positivi si sono registrati per la maggior parte dei principali mercati di sbocco, con particolare riferimento all’export verso Polonia (+6,3% a 899 milioni di euro), Paesi Bassi (+5,1% a 1,5 miliardi di euro) e Francia (+4,3% a 4,7 miliardi di euro). Al contrario, sono risultate in calo le esportazioni verso l’Austria (-4,4% a 1,3 miliardi di euro) e Spagna (- 2,4% a poco meno di 1,6 miliardi di euro).
Meno dinamiche sono state le esportazioni dirette verso i paesi extra-Ue, che nel 2018 sono cresciute dell’1,0% su base annua, sfiorando 14,5 miliardi di euro; gli incrementi più consistenti si sono riscontrati per Russia (+7,4% a 561 milioni di euro), Canada (+4,2% a 844
milioni di euro) e USA (+4,0% a poco meno di 4,2 miliardi di euro).
Al contrario le spedizioni verso il Giappone si sono ridotte del 16% circa a 1,1 miliardi di euro, dopo la crescita annuale evidenziata nel 2017 (+42%) da ricondurre al partenariato economico raggiunto nel 2017 fra UE e Giappone teso a eliminare le barriere commerciali. I maggiori cali nell’export verso il mercato giapponese sono i comparti produttivi che avevano registrato le migliori performance nel 2017, come le pancette, prosciutti stagionati e tabacchi che hanno mostrato un calo del valore dell’export del 40% (326 milioni di euro contro 546 milioni di euro del 2017) mantenendosi comunque su livelli molto consistenti grazie all’accordo raggiunto nell’autunno 2016 dall’Italia con la Japan Tobacco International per l’acquisto del prodotto nazionale. Risultano in aumento anche nel 2018 le spedizioni di formaggi per valori complessivi di 62,9 milioni di euro (+3,4%) e i succhi di frutta con valori cumulati delle quattro voci pari a 22,7 milioni di euro nel 2018 (+25,5%).
Nel caso della Russia, lo scorso anno sono cresciute le esportazioni del comparto dei derivati dei cereali (+15,8% sul 2017 a 67 milioni di euro), specificatamente di pasta di semola e dei tabacchi che hanno registrato un aumento annuo nell’ordine delle tre cifre raggiungendo 46 milioni di euro nel 2018. È da rilevare la flessione delle vendite in Russia dei vini e mosti (-2,4% a 108 milioni di euro), anche se all’interno del comparto si rileva un consistente aumento del valore delle esportazioni di vini spumanti (+24% a 48 milioni di euro).
L’export agroalimentare italiano: vino e derivati dei cereali in testa
Una dinamica positiva per tutti i comparti produttivi esportati ad eccezione di frutta fresca e trasformata, per una minore offerta nazionale di mele e kiwi, di oli e grassi, da imputare a una frenata dei prezzi, di animali e carni e di colture industriali. I comparti vino e mosti e derivati dei cereali si confermano come i più rappresentativi dell’export agroalimentare italiano, con quote sul totale di circa il 15% per ciascuno.
Nel primo caso, i prodotti più dinamici all’interno del comparto sono stati gli spumanti, con vendite all’estero aumentate a poco più di 1,5 miliardi di euro nel 2018 (+11,2%) corrispondenti ad una quota del 24% del fatturato all’export dell’intero comparto, e i vini in bottiglia (+0,6% con 4,2 miliardi di euro pari al 70% del comparto).
All’interno del comparto dei derivati dei cereali si segnala ‘aumento dell’export dei prodotti della panetteria, pasticceria e biscotteria che hanno oltrepassato la soglia dei 2 miliardi di euro nel 2018 (+4,0%) corrispondente a una quota del 34% del valore dell’intero comparto; anche le “paste alimentari” risultano in aumento (+2,9% a 2,4 miliardi di euro, pari al 40% del totale comparto).
È da rilevare anche il risultato positivo delle vendite all’estero di latte e derivati con una crescita annua delle spedizioni all’estero del 2,9%, da ricondurre in larga misura al segmento dei formaggi freschi (+5,3% a 816 milioni di euro, pari al 26% del totale comparto) e ai formaggi stagionati (+1,8% a 1,4 miliardi di euro pari al 45 % del totale comparto).