Innovazione nel food: il digitale a supporto di una supply chain del food complessa e integrata

Evitare rischi di contaminazioni e andare oltre la tracciabilità convenzionale? La rivoluzione nella supply chain del food è nei processi produttivi

Pubblicato il 05 Dic 2019

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Parola d’ordine tracciabilità. Quando si parla di supply chain del food una delle maggiori preoccupazioni delle aziende è quella di garantire la trackability di materie prime e semilavorati. Si tratta senza dubbio di un aspetto importante per quanto riguarda sia la qualità dei prodotti sia la comunicazione verso i consumatori finali da parte delle aziende produttrici stesse. Ma non basta.

Supply chain del food: oltre la tracciabilità convenzionale

Il monitoraggio della supply chain del food non riguarda solo la presenza o meno di determinati ingredienti all’interno di un prodotto finito per tutelare il consumatore finale rispetto ad allergie, intolleranze o diete speciali, ma anche come questi ingredienti sono stati lavorati e quali sono gli eventuali rischi di contaminazione relativi a quel determinato prodotto alimentare. Siamo di fronte a un nuovo paradigma nel mondo del food che va oltre il classico concetto di sistema di tracciabilità della filiera come è stato inteso fino ad oggi. A confermarlo Paolo Vanini, socio amministratore di Softeam, azienda che si occupa di progettazione software e servizi di consulenza informatica con sede a Lecco: “La tracciabilità intesa in modo convenzionale si concentra sulla provenienza e sulla produzione degli alimenti, ma oggi l’esigenza è anche quella di controllare come sono state manipolate le materie prime e i semilavorati che compongono un alimento per evitare rischi di cross contamination e side effects”.

Cibi biologici: come riconoscerli e garantirli?

È il caso ad esempio dei prodotti biologici, ovvero alimenti realizzati senza l’utilizzo di sostanze chimiche di sintesi come diserbanti, anticrittogamici, insetticidi, pesticidi in genere oppure organismi geneticamente modificati (OGM). I consumatori li scelgono, spesso pagando cifre superiori rispetto al medesimo prodotto in versione “tradizionale”, per la loro salubrità e capacità nutritiva.

Ma chi garantisce che questi alimenti siano stati ottenuti secondo le norme in materia di agricoltura biologica o importati da paesi terzi che rispettano gli standard europei di riferimento contenuti nei regolamenti CE 834/07 e CE 889/08? La questione non è così semplice perché le normative sul biologico non sono così omogenee tanto che, oltre alle informazioni relative all’organismo di controllo che devono essere presenti sull’etichetta, la stessa deve indicare se i prodotti sono stati coltivati in uno dei paesi comunitari (Agricoltura UE), in paesi terzi (Agricoltura NON UE) oppure contenenti prodotti coltivati in parte in Europa e in parte in paesi terzi (Agricoltura UE/NON UE).

Siamo di fronte ad un atto di fiducia. O forse no.

La proposta Softeam

Perché in realtà un sistema per determinare l’origine e la lavorazione degli ingredienti c’è. Proprio Softeam ha sviluppato una soluzione in grado di integrarsi col processo di produzione per determinare con esattezza se un alimento sia realmente biologico o meno.

“Per riuscirci – continua Vanini – abbiamo utilizzato parametri di controllo ancora più rigorosi di quelli utilizzati nel mondo food and beverage, tipici dell’industria farmaceutica in grado di fornire un monitoraggio rigoroso di tutti i processi di produzione”.

Distinguere un alimento biologico da uno realizzato con metodi tradizionali non è difficile. Lo è molto di più determinare se gli ingredienti biologici sono entrati in contatto con sostanze estranee ai processi di produzione o sono state lavorate con procedimenti non del tutto sicuri.

Una logica d’integrazione a 360 gradi che verifica non solo eventuali contaminazioni da altre sostanze ma anche che le lavorazioni avvengano con livelli di pressioni, temperature e attività di laboratorio pienamente conformi. “In Softeam abbiamo iniziato oltre dieci anni fa una logica di integrazione completa delle nostre soluzioni digitali a supporto della supply chain del food che ci ha permesso notevoli passi avanti. Siamo in grado, per i prodotti che arrivano da allevamenti suinicoli, di fornire all’utente finale tutte le informazioni sulla filiera di quel lotto semplicemente leggendo un barcode. Allo stesso modo, per le produzioni di caffè o cioccolato, forniamo alle aziende sistemi di tracciabilità dalle piantagioni ai semilavorati”.

Una tutela in più per l’agroalimentare made in Italy

Ma la questione non riguarda solo la distinzione tra alimenti biologici e non, bensì rappresenta un sistema di tutela per tutte quelle certificazioni e specificità locali che rendono l’Italia un player unico a livello mondiale nel mondo dell’agroalimentare. Che l’Italia sia il Paese europeo con il maggior numero di prodotti agroalimentari DOP (a denominazione di origine protetta) e IGP (indicazione geografica protetta) è risaputo. Stiamo parlando di un patrimonio che comprende 295 prodotti DOP, IGP, STG e 523 vini DOCG, DOC, IGT con eccellenze come Grana Padano, Parmigiano Reggiano, Mozzarella di Bufala campana, Prosciutto di Parma e Aceto balsamico di Modena.

Eccellenze che vanno protette dalle contraffazioni alimentari che generano un mercato (il cosiddetto italian sounding) di 90 miliardi di euro secondo le stime di Assocamerestero nel progetto ‘True Italian Taste’ finanziato dal Ministero per lo sviluppo economico.

“Non si tratta solo di rispettare la normativa italiana ed europea – conclude l’AD di Softeam –, ma di acquisire uno strumento in grado di offrire un vantaggio competitivo adottando, allo stesso tempo, un comportamento virtuoso”. Un’esigenza e un’urgenza se pensiamo che, secondo le stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, ogni anno 600 milioni di persone in tutto il mondo si ammalano a causa di cibi non idonei agli standard qualitativi.

Oggi le innovazioni digitali e la tecnologia 4.0 ci offrono finalmente la possibilità di andare oltre la tracciabilità convenzionale per raggiungere livelli di sicurezza impensabili solo fino a qualche anno fa e dirigerci verso una blockchain per la tracciabilità agroalimentare che rappresenta il futuro nel mondo dei produttori food and beverage.

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