Aumentare la produzione di derrate, migliorare il tenore di vita di produttori e consumatori, adeguarsi a mercati stabili con il risultato di una famiglia tipica che correntemente destina alle spese alimentari solo il 20% del reddito. Questi sono alcuni degli obiettivi a cui l’agricoltura ha risposto negli ultimi 60 anni. Contestualmente, gli addetti all’agricoltura, che nel 1945 erano il 46% del totale nazionale, sono scesi al 4-5% liberando così la forza lavoro necessaria allo sviluppo industriale.
Oggi la società pone all’agricoltura obiettivi addizionali e nuove priorità: considerare i rapporti tra produzione e salubrità alimentare e quindi produrre di più e in maniera sostenibile; utilizzare il terreno e il territorio secondo criteri di sostenibilità; salvaguardare il paesaggio, la biodiversità degli ecosistemi, la fertilità del suolo, la qualità dell’aria e delle acque; prevenire o mitigare gli effetti del cambiamento climatico. Sfide complesse e ambiziose. Soddisfare la crescente domanda di cibo con prodotti di qualità, sani e nutrienti, in un contesto climatico alterato sono solo alcune delle domande a cui la ricerca deve rispondere.
Di tutto questo si è discusso al convegno dal titolo “Raccogliere i benefici della scienza per la sostenibilità nella produzione agricola primaria” . L’iniziativa, organizzata dal CREA, il principale Ente di ricerca italiano dedicato alle filiere agroalimentari, vigilato dal Ministero delle politiche agricole, alimentari, forestali e del turismo (Mipaaft), insieme all’Accademia dei Lincei e all’Accademia dei Georgofili, è stata dedicata al contributo della conoscenza scientifica allo sviluppo di sistemi agricoli sostenibili, ma ad elevata produttività nel rispetto del territorio e delle sue risorse. Per il CREA sono intervenuti il Prof. Michele Pisante, Consigliere di Amministrazione, la Prof.ssa Alessandra Gentile, Vice Presidente e il Dott. Marcello Mastrorilli, ricercatore del Centro Agricoltura e Ambiente.
Senza ricerca e senza innovazione tecnologica, infatti, non è possibile attuare una corretta gestione delle risorse non rinnovabili come il suolo e l’acqua, o ridurre le emissioni climalteranti con tecniche innovative e buone pratiche in agricoltura e nell’allevamento o sviluppare nuove varietà che si adattino al mutato contesto climatico. La ricerca ha cioè anche lo scopo di indirizzare modalità che permettano una riduzione dei rischi collegati ai cambiamenti climatici e una visione più ampia e completa delle tematiche del Risk Management collegato al mondo agricolo.
La tutela del suolo e dell’acqua per una produzione sostenibile
Una gestione sostenibile del suolo comporterebbe un aumento del 56% delle produzioni a fronte di una popolazione che nel 2050 si prevede aumenterà del 60% rispetto all’attuale (stime FAO).
“Una gestione sostenibile del suolo – ha sostenuto nel suo intervento Marcello Mastrorilli, ricercatore del CREA Agricoltura e Ambiente – ha ricadute positive anche sull’acqua. Un suolo sano e nutrito riesce a trattenerla di più e a ridurne le perdite causate da evaporazione, drenaggio e ruscellamento. L’uso efficiente dell’acqua implica, però, l’irrigazione sostenibile, che prevede tecniche agronomiche finalizzate al mantenimento della fertilità dei suoli nonché appropriate sistemazioni idrauliche. Un insieme di opere e di interventi tecnici che regolano i flussi di acqua, di fondamentale importanza per la salvaguardia del territorio, della fertilità del terreno e degli impianti agricoli. In questa direzione, vanno sia le tecniche di agricoltura conservativa sia le innovazioni tecnologiche dell’agricoltura digitale.”