Il quadro di partenza è chiaro: l’umanità sta utilizzando 1,75 volte le risorse a disposizione sulla Terra. Si stima che entro il 2030 non basteranno 2 pianeti per sostenere i bisogni della popolazione mondiale. Il 50% della superficie abitabile è già dedicato alla produzione alimentare che è responsabile per il 34% delle emissioni antropiche di gas serra, la maggior parte delle quali (71%) è attribuibile alle attività agricole. Dal punto di vista sociale, l’agricoltura dà lavoro a un miliardo di persone – il 27% della popolazione mondiale – ma concentra anche il 70% del lavoro minorile contro il 19,7% dei Servizi e il 10,3% dell’Industria. A valle della catena di valore ci sono 2 miliardi di persone con deficit alimentari a fronte di 1,9 miliardi di adulti obesi e sovrappeso. Lo spreco alimentare è responsabile per il 6-8% delle emissioni e, se fosse uno stato, sarebbe il terzo produttore di gas serra dopo Cina e Stati Uniti.
Risulta dunque indispensabile intraprendere un percorso verso una trasformazione sostenibile dei Food Systems per salvaguardare il pianeta, garantire a tutti l’accesso a una corretta alimentazione e soddisfare le esigenze delle generazioni future, anche attraverso una gestione circolare del ciclo di vita del prodotto, che vada oltre l’approccio lineare “dal campo alla tavola”. Questa transizione sta scombussolando produzione, distribuzione e consumo nel settore Food & Beverage anche in ragione delle nuove severe normative ambientali, sociali e di governance (ESG) e dei cambiamenti nel comportamento e nelle preferenze dei consumatori, sempre più consapevoli e con alte aspettative nei confronti della sicurezza alimentare e della sostenibilità.
Un approccio ESG integrato per costruire un nuovo patto di fiducia con i consumatori
Se da un lato occorre rimodellare le filiere in chiave sostenibile, dall’altro manca una definizione univoca del termine “sostenibilità” e dei criteri per misurarla. Ed è per questo che il nuovo white paper “The Integrated ESG Approach. Driving the future of Sustainable Food Systems” sviluppato dal Programma di Ricerca DNV Sustainable Food Systems and Supply Chains esamina queste evoluzioni e descrive i vantaggi e le opportunità per le aziende di iniziare a pensare alle dimensioni ESG come entità interconnesse piuttosto che aspetti separati della sostenibilità per rimodellare le filiere.
Sostanzialmente, quello che propone è di adottare una prospettiva olistica e con criteri misurabili, passando da una valutazione parziale a una omnicomprensiva dei temi ESG, a tutto vantaggio del pianeta e di quelle aziende che riuscirebbero così a consolidare la propria reputazione, a corroborare la fiducia dei consumatori e attirare capitali da investitori sempre più attenti alla sostenibilità. L’approccio integrato include la valutazione di tutti gli aspetti ambientali, sociali e di governance e anche le loro reciproche interconnessioni nel sistema di riferimento, sia esso un prodotto, un’azienda o una catena di valore.
Questo è il terreno su cui costruire un nuovo patto di fiducia con i consumatori per far sì che possano attenersi ai claim delle aziende e siano sicuri di accedere a informazioni veritiere. Il che diventa ancor più importante in un mondo caratterizzato da una crescente insicurezza, prima con la pandemia, ora con la guerra in Ucraina, e di preoccupazione sulla provenienza dei prodotti che consumano e sulle condizioni di produzione.
Per saperne di più, rimandiamo all’articolo su ESG360.